Recensione Killing Floor 3
di: Donato MarchisielloChi fra noi non amerebbe sfracellare ondate di zombi, come quotidiano anti-stress? Una domanda retorica che ci introduce a Killing Floor 3, terzo capitolo della fortunata saga di shooting multiplayer. A quasi dieci anni dal secondo, “estremo” capitolo, Tripwire Interactive è tornata con un nuovo chapter del brand. E sono tante le differenze e le novità rispetto al passato: riuscirà Killing Floor 3 a tenere alta la bandiera di viscere e teste mozzate dei suoi predecessori? Ecco a voi la recensione della versione Xbox!
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Killing Floor 3 è uno sparatutto in prima persona con vistosi elementi ruolistici, principalmente incentrato sulla cooperativa online (per un massimo di cinque persone e con crossplay). Il gioco, naturalmente, può esser goduto in solitaria, seppur probabilmente l’esperienza risulti parzialmente tamponata. Com’è assodato, il nuovo capitolo della saga poggia le sue movenze su di una specifica narrativa, collegata ai chapter passati. Siamo nel 2091, 70 anni dopo gli eventi di Killing Floor 2, e la megacorporazione Horzine ha creato l’esercito definitivo: un’orda obbediente di mostruosità bioingegnerizzate chiamate Zed. Ora, l’unica cosa che si frappone tra queste creazioni infernali e il futuro dell’umanità è il gruppo ribelle Nightfall.
Killing Floor 3 mette i giocatori nei panni di uno “specialista” di Nightfall, nulla più che un modo diverso di definire classe, che unisce le forze con un massimo di cinque compagni di squadra mentre combattono in un futuro distopico devastato dalla guerra, sopravvivendo a ondate incessanti di Zed, sbloccando nuove abilità e costruendo minuziosamente il proprio arsenale. Il primo impatto con Killing Floor 3 è visivamente spettacolare. Le mappe sono più grandi, più articolate e piene di dettagli. L’ambientazione è un mix di horror sci-fi e distopia futuristica, com’è tradizione della saga, con laboratori distrutti, città abbandonate e zone industriali corrotte da creature mutanti.
Le ambientazioni non sono solo scenari ma, come in passato, diventano parte del gameplay. Alcuni nemici, ad esempio, sono in grado di sfondare muri per aprire nuovi percorsi. Inoltre, zipline e torrette automatiche offrono strumenti tattici extra, dando profondità alla difesa del team. Ovviamente, saremo ancora in grado di sigillare porte e quant’altro per fermare, almeno temporaneamente, l’avanzata dell’armata delle tenebre. Sin qui, dunque, pare non vi sia nulla di nuovo ma… in realtà Killing Floor 3 è molto più profondo e complesso del secondo capitolo, più votato ad una sanguinosa e basica “caciara”.
Per chi lo ignorasse, il loop del gioco consiste nel selezionare una class, addentrarsi in uno stage in cui affrontare una serie di ondate (cinque) che, in fine, culminano con l’abbattimento di un boss finale. Il gioco al momento non dà possibilità di particolari personalizzazioni delle caratteristiche dei match, così come accadeva in passato, lasciandoci selezionare solo il livello di difficoltà (al momento, suddiviso in tre gradi progressivi). In generale, in Killing Floor 3 ci saranno a disposizione una gamma molto più ampia di abilità, oltre a modifiche per le armi, diversi tipi di munizioni e vari strumenti con cui poter interagire coi compagni e gli ambienti. Un sistema complesso ed articolato e che dà vaste possibilità di personalizzazione della classe. Un sistema che però, potrebbe non andar giù ai fan della saga, abituati ad un più classico massacro senza pensieri o quasi.
Il nuovo sistema di progressione, infatti, è molto più vicino ad un più classico “live service”: monete premium interne, battle pass, modificatori per le armi, perk specifici, danni elementali. Un vero e proprio ecosistema da RPG ramificato e complesso che, per alcuni, potrebbe risultare appagante, ma che per molti altri potrebbe esser fin troppo pesante e dissonante con il passato. Chi era affezionato al modello più arcade e immediato di Killing Floor 2 potrebbe sentirsi disorientato. Ora, per sbloccare tutto, serve tempo, pianificazione e — ovviamente — una certa dose di grinding (molto più del passato). Il gioco avrà anche una linea narrativa specifica, che si concretizzerà con delle sotto-missioni che disbrigheremo durante le ondate di non morti (solitamente, l’interagire con un elemento “nascosto” nello scenario). Nulla più che un orpello al complessivo tran tran ludico del titolo di Tripwire.
Per quanto concerne l’aspetto più squisitamente shooting, nonostante il comparto sia meccanicamente e visivamente più che sufficiente, esso poggia su qualche perplessità di fondo. Rispetto ai capitoli precedenti, le bocche da fuoco risultano però meno incisivamente brutali: il suono degli spari è ovattato, le animazioni più lente e la reattività non trasmette sempre la giusta adrenalina. Una lentezza e pesantezza che, in realtà, pervade l’intero gameplay, più teso ad un certo “realismo” rispetto all’allegra carneficina che contraddistingueva Killing Floor 2. Un gameplay che, tolta la profonda componente ruolistica, poggia concettualmente sul passato non introducendo nessuna reale novità all’andazzo videoludico, pad alla mano, già assodato coi precedenti capitoli.
Da un punto di vista estetico e tecnico, Killing Floor 3 è sicuramente un buon prodotto seppur perfettibile. La qualità grafica è generalmente più che buona, con Tripwire che ha ridisegnato molte delle creature iconiche della serie, tendendo verso uno stile più “realistico”. Zeds come Bloat e Scrake ora appaiono ancora più disturbanti e marcescenti, con animazioni più fluide e comportamenti più imprevedibili. Alcuni boss nuovi, come la Queen Crawler e l’Impalatore, mettono davvero alla prova anche i veterani del gioco. Probabilmente, se proprio dovessimo cercare il pelo nell’uovo, i nemici sono un po’ più difficili da distinguere rispetto al passato, da un punto di vista più squisitamente estetico.
Da un punto di vista tecnico, su Series X il gioco scorre abbastanza fluidamente, quasi mai allontanandosi dai sindacali 60 fotogrammi al secondo. Vi sono ancora cali di frame e qualche occasionale stuttering qui e lì, oltre a qualche bug estetico secondario (come una certa tendenza dei corpi maciullati a rimanere a mezz’aria). Nonostante ciò, in generale, l’esperienza del day one è più che sufficiente (specialmente, dopo un beta test che ha dato più di un grattacapo). Menzione d’onore, al solito, per il comparto musicale, colmo di “smetallamenti” d’alto livello e che ben si sposano con l’azione furiosa a schermo. Buoni ma un gradino sotto gli effetti sonori, sia qualitativamente che quantitativamente, rispetto alla qualità eccelsa delle musiche.
Killing Floor 3 è un buon gioco, difetti alla mano. Anzi, nelle sue migliori partite, riesce ancora a regalare adrenalina, cooperazione e sangue a litri esattamente come in passato. Ma è anche un prodotto che sembra inseguire tendenze moderne — monetizzazione, battle pass, contenuti stagionali — a discapito della purezza arcade che aveva reso la saga così amata. Se giocate con un gruppo di amici e cercate un’esperienza PvE ricca di caos e mostri, KF3 ha molto da offrire. Ma se vi aspettavate un sequel fedele allo spirito del secondo capitolo, potreste restare spiazzati da tutta una serie di sistemi e sotto-sistemi che vanno, in generale, ad appesantire l’esperienza complessiva di gioco.