Recensione Killer is Dead
Sarete d'accordo con noi se diciamo che Goichi Suda è senza ombra di dubbio uno dei game director più "freak" e fuori di melone dell'intero panorama videoludico. Balzato agli onori della cronaca grazie all'ottimo successo riscosso da No More Heroes e recentemente apprezzato dai suoi fedelissimi fan per Shadow of the Damned e Lollipop Chainsaw, Suda51 torna nuovamente sotto i riflettori dell'industria con un nuovo pazzo titolo sviluppato dalla suaGrasshopper Manifacture: date il benvenuto a Killer is Dead. Volete saperne di più? Siate folli e soprattutto assetati... di sangue!
di: Santi "Sp4Zio" GiuffridaSarete d’accordo con noi se diciamo che Goichi Suda è senza ombra di dubbio uno dei game director più “freak” e fuori di melone dell’intero panorama videoludico. Balzato agli onori della cronaca grazie all’ottimo successo riscosso da No More Heroes e recentemente apprezzato dai suoi fedelissimi fan per Shadow of the Damned e Lollipop Chainsaw, Suda51 torna nuovamente sotto i riflettori dell’industria con un nuovo pazzo titolo sviluppato dalla suaGrasshopper Manifacture: date il benvenuto a Killer is Dead. Volete saperne di più? Siate folli e soprattutto assetati… di sangue!
Se è assurdo è possibile
Killer is Dead è un viaggio allucinogeno che catapulta il giocatore in un mondo non-sense ricco di citazioni e riferimenti dove, tra un eccesso gore ed un siparietto demenziale degno della più classica teatralità nipponica, prendono vita situazioni al limite dell’assurdo. Si oscilla come un metronomo tra il pulp ed il bizzarro, in un turbinio di suggestioni attraverso le quali Suda51 rivendica, dall’inizio alla fine, il suo amore viscerale per tutto ciò che è stravagante, fuori dalle righe. Non a caso, la trama di Killer is Dead sembra ispirarsi agli incubi più terribili di chi è appena entrato in una clinica psichiatrica e sa già che ci resterà per tutta la vita. Avrete a che fare con unicorni parlanti con la parrucca di Valeria Marini, treni demoniaci in corsa, uomini megalomani che vivono sulla Luna, un ladro di orecchie e una sorta di incrocio tra l’omino Michelin e Katamari, giusto per citare alcune anomalie della mente umana. Ovviamente la storia è di difficile comprensione, con molta probabilità vi ritroverete a fissare i titoli di coda più confusi che persuasi, a meno che non abbiate già tra le mani la bussola che vi consentirà di veleggiare verso le isole della follia che solo Suda51 può avvistare. Subito dopo aver ingurgitato una quantità industriale di peperoni fritti e aver sbattuto forte la testa, s’intende.
Il giustiziere della notte
Il protagonista di questo pantheon dell’assurdo è Mondo Zappa, un sicario professionista munito di braccio bionico e katana al soldo di una folle agenzia governativa capitanata da uno strambo omone per metà cibernetico. Supportati da un’assistente petulante e da una procace motociclista, saremo chiamati a ripulire la Terra da un’energia maligna proveniente dalla faccia oscura della Luna. La campagna del gioco si dispiega quindi lungo dodici capitoli all’interno dei quali altrettanti clienti ci forniscono le generalità degli individui o delle aberranti creature da giustiziare. Tra un incarico ed un altro, poi, potremo dilettarci in numerose attività collaterali (molto simili a delle side-quest) e sfide supplementari (interagendo con una sexy infermiera!) o intrattenerci con bellissime donne attivando una delle missioni Gigolò, di cui vi parleremo più avanti.
Kill ‘em all
Killer is Dead recupera gli stilemi classici degli action slasher di stampo orientale: visuale in terza persona, sangue a profusione, combattimenti come se non ci fosse un domani e ritmi forsennati. Una danza sanguinolenta scandita da attacchi semplici e combinati, schivate all’ultimo istante e annessi contrattacchi spacca-ossa, parate, abilità speciali e cazzotti spezza-guardia. L’efficacia dei colpi migliora all’aumentare del contatore delle combo e sfocia in esecuzioni stilosissime, a patto che la “catena” non venga spezzata dagli attacchi dei nemici. Le manovre evasive, quindi, si rivelano di fondamentale importanza: la schivata, se eseguita con il giusto tempismo, permette a Mondo Zappa di contrattaccare con una serie di brutali e veloci fendenti; la parata, se eseguita mentre i nemici brillano di rosso, scansa l’avversario a suon di pedate.
Il braccio bionico, invece, è pressoché assimilabile ad un’arma da fuoco in grado di sparare colpi consumando una certa quantità di sangue, che può essere poi riassorbito a spese delle povere vittime. Già, non siate impressionabili e fatevene una ragione: il prezioso liquido organico rappresenta un elemento cardine nell’economia degli scontri, senza il quale non potremmo scatenare l’Adrenaline Burst, ovvero un micidiale attacco indispensabile per affettare i nemici più coriacei e resistenti ai colpi e giustiziare i plateali boss di fine livello. Dopo averli massacrati di botte, ovviamente.
Il combat system, apparentemente fin troppo semplice, diventa più interessante acquistando potenziamenti per il braccio bionico, nuove tecniche offensive per la katana e utili abilità speciali (attive o passive). La moneta di scambio? I cristalli lunari rilasciati dai nemici morti.
È bene sottolinearlo: Killer is Dead mantiene le distanze dai tecnicismi di mostri sacri quali Devil May Cry e Bayonetta, perdendone inevitabilmente il confronto. A tal proposito, fa storcere il naso l’impossibilità di saltare e l’assenza di un sistema di targeting, a nostro avviso due defezioni piuttosto significative capaci di scontentare i puristi del genere.
La risposta ai comandi è precisa, solo raramente punzecchiata da qualche incertezza del frame rate, mentre la gestione della telecamera ogni tanto fa le bizze e rende di difficile lettura le manovre offensive dei nemici, specie quando questi attaccano in gruppo.
Nonostante tutto, se siete disposti a chiudere un occhio, Killer is Dead dimostra di avere carattere e dà il meglio di sé una volta che avrete compreso a fondo la filosofia alla base del titolo.
Love me tender
Tra un assassinio ed un altro è giusto concedersi una pausa, non trovate? E cosa c’è di meglio di un incontro galante con ragazze che non aspettano altro che essere sedotte? È qui che entrano in ballo le missioni Gigolò, una sorta di minigioco dove saremo chiamati a conquistare bellissime signorine a forza di regali. Ma non prima di aver riempito la barra del coraggio osservando le parti intime delle ragazze prestando attenzione a evitare le loro fugaci occhiate. Solo in questo modo potremo penetrare le loro naturali inibizioni e ricevere come ricompensa una notte d’amore e preziosi bonus: armi secondarie per il braccio bionico di Mondo, cristalli lunari extra e quant’altro.
Un’aggiunta fuori di testa che farà la felicità dei giocatori più pervertiti ma che a conti fatti si rivela uno degli elementi meno riusciti dell’intera produzione, colpevole di mettere in scena un sessismo goffo e di cattivo gusto.
Caro Suda51, noi di Console-Tribe preferiamo le donne in carne ed ossa.
Stylish
Killer is Dead traSuda stile da ogni pixel. Un cel shading ammaliante e palpitante, dominato da forti contrasti, ombre tremolanti e strabordanti esplosioni di colore. Un comparto grafico anime-like che di certo non può passare inosservato, soprattutto durante le scene animate che fanno da introduzione ad ogni episodio.
Il character design è ricercato, ora spigoloso, ora sensuale, mentre il level design è semplicemente fuori di testa: case di marzapane, lussuose residenze dorate sulla superficie lunare, grattacieli al neon alti mille piani, paesaggi onirici e vicoli di una città senza nome bagnati dalla pioggia. Un mosaico di colori e suggestioni che vale la pena vivere.
Il comparto audio si avvale del contributo di Akira Yamaoka, lo storico compositore di Silent Hill. Una colonna sonora godibile e variegata ma purtroppo non memorabile. Di ottima fattura il doppiaggio, disponibile sia in inglese che in giapponese (sono presenti i sottotitoli in lingua italiana).
La sindrome di Stendhal
Killer is Dead è un titolo di Suda51 fino al midollo. Una creatura videoludica (e non) di indubbio valore artistico e dal taglio fortemente autoriale. Un amalgama culturale che strizza l’occhiolino a Quentin Tarantino pur rimanendo orientale nell’indole. Un crossover tra sogno e realtà dove l’amore per l’assurdo prende il sopravvento e mescola con audacia personalità fuori di testa e conflitti interiori senza tempo né spazio. Un racconto particolare, multiforme, in cui il simbolismo è con ogni probabilità l’unica vera chiave di lettura.
Il gameplay funziona e diverte ma non convince appieno per via di un paio di scelte concettuali almeno parzialmente discutibili. Ciononostante, il combat system messo a punto dagli sviluppatori riesce ad esprimere con verace orgoglio una propria individualità, figlia di una filosofia di gioco che va necessariamente metabolizzata.
Killer is Dead è un prodigioso quadro che, però, va osservato dalla giusta distanza, al fine di ammirarne tutti i dettagli. I fedelissimi fan di Suda51 troveranno senza alcuna difficoltà il punto d’osservazione ideale e ne resteranno rapiti. Tutti gli altri ne resteranno a debita distanza rivolgendo lo sguardo altrove.