
Recensione Kiborg
di: Donato MarchisielloIl genere dei roguelike, già da qualche anno, è divenuto uno dei punti di riferimento dell’industria, grazie alla sua genetica formula che ti spinge a concepire ogni fallimento solo come un nuovo e migliore inizio (figlio della necessità moderna di avere sempre nuovi input?). Kiborg, il gioco di cui parleremo in questa sede, è un interessante rappresentante del settore. Creato e pubblicato dallo sviluppatore russo Sobaka Studios, che ha lavorato e ottenuto successo con Redeemer e 9 Monkeys of Shaolin, approcciamo quindi ad una nuova IP da un team di talento che pare brutale e divertente allo stesso tempo. Il gioco vale il vostro tempo? Scopriamolo in questa recensione della versione Xbox!

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Kiborg è un brutale picchiaduro con visuale in terza persona, dai forti elementi roguelike e ruolistici. Il gioco è ambientato in un tetro mondo distopico, dove la violenza è una forma di intrattenimento. Il giocatore veste i panni di Morgan Lee, un prigioniero innocente che è stato mandato in una delle prigioni più dure della galassia per crimini che non ha commesso. Per porre fine alla sua empia condanna a 1.300 anni, si iscrive a un contorto reality show televisivo, dove i detenuti si picchiano a morte per l’intrattenimento dei suoi spettatori. Il vostro obiettivo finale è quello di raggiungere una navetta per la libertà sul tetto della prigione, ma a ostacolarvi ci sono ondate di altri detenuti e diversi temibili boss che cercano disperatamente di farvi a pezzi.
Essere un roguelite significa che la morte è parte integrante del ciclo di gioco: in questo caso, si andrà di round in round e se si sopravvive, si acquisiranno punti che possono essere utilizzati per acquistare abilità o migliorie di vario tipo. Durante ogni round, avrete anche la possibilità di scegliere dei potenziamenti cibernetici per il vostro corpo, per aiutarvi nella folle corsa verso la libertà. Questi potenziamenti migliorano l’uso del corpo a corpo, delle armi da fuoco, dei danni elementali e così via, ma si perdono alla morte. Per quanto sia ovviamente un’ottima cosa la possibilità data di poter scegliere se combattere a distanza o in mischia, il corpo a corpo, almeno all’inizio, sarà una soluzione migliore rispetto alle armi da fuoco, perché la meccanica che regola lo shooting, per quanto concerne sia le armi da fianco leggere che quelle pesanti principali, risulta imprecisa e lenta specialmente all’inizio.

Sarà possibili “agganciare” gli obbiettivi da abbattere: una meccanica che facilita i combattimenti e offre un approccio al gioco in stile Batmak Arkham, in cui si può passare da un nemico all’altro roteando come il cavaliere oscuro. I combattimenti sono piuttosto soddisfacenti, soprattutto quando si mettono a segno le combo e si inizia a colpire più persone con le armi da mischia, mentre si sferra qualche colpo con l’arma da fuoco. Il giocatore ha a disposizione un attacco rotante, un attacco leggero e un attacco pesante che può concatenare per realizzare combo. Anche la parata può essere una mossa potente, in quanto può stordire i nemici e infliggere danni aggiuntivi. In generale vi saranno diverse possibilità di approccio ai nemici, seppur il gioco tenda ad essere un po’ complicato per quanto concerne la complessiva mappatura dei comandi.
Kiborg offre ampie possibilità di personalizzazione: i giocatori possono equipaggiare infatti impianti cibernetici che garantiscono potenti abilità, come la possibilità di evocare una scia di fuoco quando si schivano gli attacchi o di essere avvolti da una potente armatura difensiva. Ogni impianto appartiene a una classe specifica e, selezionando quelli sinergici, si possono ottenere ulteriori potenziamenti. Ma gli impianti sono solo un modo per modificarsi. È anche possibile equipaggiare modifiche speciali che porranno la condizione del sacrificare una delle statistiche principali per migliorarne un’altra. Ma cosa succede dopo la morte? I progressi in stile roguelite in Kiborg avvengono sotto forma di un gigantesco albero delle abilità ramificato che si trova nell’area hub.

Durante ogni corsa si otterranno dei gettoni che possono essere spesi per migliorare le proprie abilità e rendere ogni tentativo futuro un po’ meno doloroso. La gamma di sblocchi è vastissima e i gettoni possono farvi guadagnare una serie di potenziamenti, tra cui punti ferita iniziali aggiuntivi e la riduzione del rinculo complessivo delle armi da fuoco. Il processo è un po’ lento, quindi l’esperienza può risultare un po’ faticosa e difficile per i nuovi arrivati (e, naturalmente, un po’ ripetitiva poiché vi sarà un’unica modalità di gioco, la “campagna” in singolo). Ed è al contempo naturale immaginare Kiborg dotato di una modalità multigiocatore che, purtroppo, al momento non è presente.
Tecnicamente parlando, Kiborg è un’opera di livello intermedio con un “respiro indie” sin troppo vivido. I modelli dei personaggi e gli ambienti sono buoni ma un po’ datati e sembrano provenire direttamente dalla generazione videoludica precedente. La grafica non fa gridare al miracolo anche per quanto riguarda la varietà ambientale e dei modelli dei nemici. In generale, le ambientazioni non saranno tantissime e ripetute a iosa visto che, come detto, moriremo a raffica e reinizieremo sempre da capo. Il movimento dei personaggi ricorda lo stile di Batman/Spiderman, dove si può quasi scattare e rimbalzare tra un nemico e l’altro, seppur rispetto ad essi Kiborg mostri un po’ il fianco per quanto concerne l’armoniosità delle animazioni, tendenzialmente legnose e un po’ rigide. Per quanto concerne bug e affini, invece, la tendenza si inverte: non c’è nulla da segnalare di pesante o game breaking, con il gioco che scorrerà fluido e senza singhiozzi di alcuni tipo.

Forse ha un paio di spigoli, ma Kiborg è un ibrido roguelike piuttosto coinvolgente e divertente ad un costo molto contenuto. Tecnicamente non è sicuramente l’opera migliore sul mercato e l’inizio del gioco può essere un po’ noioso, ma una volta che si è entrati nel vivo del gioco, la varietà delle build e i combattimenti sanguinolenti renderanno il gioco godibile.