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Recensione Just Cause 3

Uno dei vantaggi più marcati che si ha nel recensire un titolo in ritardo rispetto agli altri portali del settore, è quello di approcciarsi al suddetto gioco già avendo chiare criticità e punti di forza. Questo permette di potersi soffermare con maggiore attenzione su tali aspetti, di modo da avere una conferma diretta di quanto rilevato dai vari colleghi delle altre testate. E non nego che, molto spesso, mi sono trovato pesantemente in disaccordo con quanto rilevato dagli altri recensori, al punto di chiedermi se fossi io ad avere effettivamente un’abbondante dose di prosciutto sopra gli occhi, oppure fossero stati loro ad essere stati sin troppo generosi o immeritatamente critici. Ed è questo il caso di Just Cause 3 che, dopo giorni di prove assidue sul campo (PS4), almeno nel mio caso si è rivelato un gioco decisamente diverso da quanto letto in giro.

di: Simone Cantini

Uno dei vantaggi più marcati che si ha nel recensire un titolo in ritardo rispetto agli altri portali del settore, è quello di approcciarsi al suddetto gioco già avendo chiare criticità e punti di forza. Questo permette di potersi soffermare con maggiore attenzione su tali aspetti, di modo da avere una conferma diretta di quanto rilevato dai vari colleghi delle altre testate. E non nego che, molto spesso, mi sono trovato pesantemente in disaccordo con quanto rilevato dagli altri recensori, al punto di chiedermi se fossi io ad avere effettivamente un’abbondante dose di prosciutto sopra gli occhi, oppure fossero stati loro ad essere stati sin troppo generosi o immeritatamente critici. Ed è questo il caso di Just Cause 3 che, dopo giorni di prove assidue sul campo (PS4), almeno nel mio caso si è rivelato un gioco decisamente diverso da quanto letto in giro.

There’s no place like home

Prendete un biplano intento a sfrecciare a folle velocità sopra un lussureggiante arcipelago, il pilota intento ad evitare i colpi di mortaio che provengono dal suolo e, contemporaneamente, costretto a destreggiarsi tra le file dei velivoli nemici. Chi non si lancerebbe, dunque, sulle ali del suddetto veicolo, pronto a falciare a suon di lanciarazzi le postazioni avversarie, per poi tuffarsi in picchiata verso la terraferma, planare delicatamente e rubare un blindato con il quale radere al suolo una delle basi del crudele dittatore Di Ravello. Ovviamente non prima di aver cavalcato un letale razzo pronto a radere al suolo una inerme cittadina costiera. Diciamo che abbiamo già messo sul piatto un quantitativo di materiale che basterebbe a qualsiasi software house per tenere in piedi un titolo intero. Fortunatamente, però, stiamo parlando di quei ragazzacci di Avalanche, che un simile agglomerato di situazioni fuori di testa ce lo servono praticamente come antipasto del loro Just Cause 3Rico è tornato, in tutti i sensi, a casa: il piccolo arcipelago di Medici, la sua patria, è oramai sotto il controllo dello spietato dittatore Di Ravello e chi altri, se non il barbuto eroe di tante distruzioni, può restituirgli la perduta libertà? Aiutato dall’amico d’infanzia, Mario Frigo, e da un cast di personaggi secondari che, per quanto non profondamente caratterizzati, risultano coerenti con il contesto sin troppo sopra le righe a cui la serie ci ha abituato, Rico sarà ancora una volta pronto a distruggere tutto quanto gli si parerà davanti. Certo, la storia non brilla per mordente o originalità, ma riesce comunque a scorrere quanto basta, fungendo da semplice ma efficace collante tra un’esplosione e l’altra.

Bigger is better

Controllare Rico, almeno all’inizio, non sarà un’impresa semplice. I comandi, difatti, richiedono una manciata abbondante di minuti per essere addomesticati, ma una volta entrati in confidenza potremo far compiere al nostro baldo eroe ogni tipo di spericolata evoluzione. Come in passato Rico potrà contare sul fedele rampino, sfruttato per compiere balzi notevoli, utili per raggiungere la cima delle varie strutture, oppure arpionare i veicoli (terrestri, marini e aerei) sparsi per l’area di gioco. Il tutto ricalca, seppur sensibilmente in maniera meno precisa in termini di aggancio, quanto visto nei Batman di Rocksteady. Il rampino, inoltre, potrà essere utilizzato per seminare ulteriore distruzione: perché non agganciare un barile di benzina solo per farlo rimbalzare contro un gigantesco serbatoio di gas? Ad ampliare la mobilità del nostro eroe ci penseranno, inoltre, un versatile paracadute ed una ben più spettacolare tuta alare, che saprà regalarci alcuni dei momenti più adrenalinici ed affascinanti dell’intera produzione: vedere l’immenso arcipelago dispiegarsi sotto i nostri occhi mentre si sfreccia liberi come uccelli è un’esperienza davvero impagabile. Ovviamente, però, tutti questi gadget sarebbero inutile se fossero fini a loro stessi, quale modo migliore delle varie missioni per testarne sul campo l’efficacia? La struttura di gioco di Just Cause 3 è ovviamente quella di un classico open world, con una progressione ludica che ricalca quanto visto in Far Cry: le varie vicende ruoteranno quasi tutte attorno alla liberazione dei vari avamposti di Di Ravello, siano essi basi operative oppure cittadine. In entrambi i casi preparatevi ad affrontare strutture anche molto complesse, in cui dovremo fare piazza pulita di strutture sensibili, come innocui cartelloni, instabili cisterne di carburante (goduria!), radar e quanto altro. Per farlo potremo contare su differenti approcci, che spaziano dal tamarro spinto al quasi silenzioso. Volete agire furtivi sui tetti? Basta prendere il volo grazie al fido rampino e poi planare con la tuta alare o con il paracadute e poi dare il via all’offensiva. Preferite far sapere a tutti della vostra esistenza? Basta rubare un carro armato e piombare come una furia tra le fila nemiche. Oppure perché non agire dall’alto con un bel mezzo volante (elicottero o areo che sia), o via mare? Le possibilità sono davvero molteplici e starà solo a voi trovare quella più appagante. Ovviamente non si vive di sole distruzioni, ecco quindi che non mancheranno missioni di scorta, di soccorso o altre che vi vedranno impegnati come pony express. Certo, il tutto non vanta una serie troppo variegata di esperienze e se sarete refrattari allo spirito scanzonato del titolo finirete ben presto con l’annoiarvi, ma se riuscirete ad abbracciare l’essenza di sconfinato luna park di cui Medici è satura avrete pane per i vostri denti. A interrompere l’immancabile riciclo di elementi che caratterizzano le missioni principali di un qualsiasi open world ci pensano poi le varie sfide (con classifiche online) di cui le isole sono costellate: queste ci vedranno impegnati in prove di abilità che, se superate, ci consentiranno di racimolare degli ingranaggi, i quali serviranno per potenziare le abilità di Rico. Non mancherà, inoltre, un quantitativo anticostituzionale di collezionabili che spazierà tra veicoli, audiocassette, armi e tanto altro. Sotto un certo punto di vista è assai più ricco e completo il contorno di attività collaterali rispetto al nucleo centrale della storia, ma è tutto talmente divertente che non farà strano passare più tempo a devastare liberamente Medici piuttosto che impegnarsi coscienziosamente per la sua liberazione.

Critiche immotivate

Negli ultimi giorni, riguardo l’aspetto tecnico di Just Cause 3 ho letto i pareri più disarmanti: impresentabili cali di frame rate, resa visiva non ottimale e altre anomalie simili. Ora, giusto per riprendere quanto scritto nell’incipit, mi sono più volte chiesto se il mio salumiere di fiducia si fosse divertito a giocherellare con i miei bulbi oculari: almeno su PS4 il gioco è scorso praticamente liscio per la stragrande maggioranza del tempo, limitando gli evidenti rallentamenti ad un paio di episodi in cui il caos la faceva da padrone. La stessa resa grafica, considerando l’ampiezza e la complessità strutturale della mappa si è rivelata davvero ottima, seppur sia troppo marcato lo stacco tra cut scene e giocato e un fastidioso aliasing che affligge alcune geometrie. Le uniche criticità che mi sento di confermare sono quelle relative ai caricamenti: si passa senza soluzione di continuità da pause infinitesimali ad interminabili nel giro di pochi attimi, anche ricaricando la stessa sezione. Il tutto pare dovuto ad una pessima ottimizzazione dello streaming dati che, mi auguro, venga risolto con una patch. Da rivedere anche la difficoltà che, superato lo spaesamento iniziale, si è rivelata davvero un po’ troppo permissiva.

Dopo avermi divertito con il sottovalutatissimo Mad MaxAvalanche centra il bis con Just Cause 3Rico è tornato, più incazzato e dannoso che mai! L’ultima fatica del team scandinavo, a dispetto di un’accoglienza tiepida, si è rivelato un ottimo terzo capitolo, più grande, più esagerato e più divertente che mai. A patto di saper scendere a compromessi con una storia non certo memorabile ed una fisiologica ripetitività. Peccato che bastino un paio di sontuose esplosioni per far passare tutto in secondo piano e far montare una voglia incredibile di mettere a ferro e fuoco l’intero arcipelago di Medici.