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Recensione Jusant

di: Federico Lelli

Jusant, presentato neanche 6 mesi fa da Don’t Nod è arrivato sulle piattaforme di gioco in un periodo abbastanza affollato ma, a vedere l’interessante trailer, non ce lo saremmo persi per niente al mondo. Venite con noi ad esplorare le vette di questo particolare action/puzzle/climbing simulator.

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Flussi e riflussi

Jusant si può tradurre dal francese con riflusso, ovvero “L’azione, il fatto di rifluire, cioè del fluire indietro di una corrente di liquido”, ma anche “Riferito al mare (contrapposto a flusso), l’abbassamento del suo livello durante la bassa marea (e quindi la bassa marea stessa), e la corrente che ne consegue nelle foci dei fiumi, diretta verso l’esterno” e infine “In senso figurato, riferito a persone, movimento in senso contrario, ritorno”.

Non sappiamo se sia un ritorno quello del nostro avatar/scalatore senza nome ma è sicuramente un movimento in senso contrario il suo, che si trova a scalare questa vetta enorme e dalla cima impenetrabile proprio dopo che gli eventi di una bassa marea hanno lasciato gli effetti evidenti sulla morfologia e sulla società che abitava il formicaio verticale.

Oltrepassato il semplice menù, il gioco ci suggerisce la salita alternando i due grilletti del pad per mantenere la presa e lo stick per direzionare la mano libera verso l’appiglio più vicino. Ha un bottone dedicato anche il salto, utile per raggiungere gli le sporgenze più lontane, che però ci accorcia la barra della resistenza in maniera consistente. La meccanica dei movimenti ci può sembrare inusuale all’inizio ma diventa molto presto naturale e dona all’attività di scalata una certa consapevolezza, che nei videogiochi (dai vari Prince of Persia, passando per gli Assassin’s Creed e gli Uncharted) siamo abituati a dare invece per scontata da molto tempo.
Molto presto scopriremo come usare i chiodi, utili per fissare dei checkpoint dinamici quando saremo sulle pareti, che saranno collegati dalla fedele corda, che eventualmente ci servirà anche per correre sulla parete o per dondolarci da un punto all’altro. Al nostro fianco ci sarà un misterioso animaletto che può far germogliare piante e arbusti sulla roccia, ottimi appigli improvvisati.
Le pareti davanti a noi saranno il puzzle ambientale da risolvere usando le risorse a disposizione e il tempo che ci garantisce la nostra resistenza, che scende anche in base al nostro approccio alla salita e che possiamo ricaricare in parte con un tasto dedicato. Nel corso della salita ci imbatteremo in altri vantaggi e ostacoli che cambieranno leggermente la situazione, ma si tratta di situazioni spesso limitate ad un singolo livello o addirittura a limitate pareti.

Grazie ai percorsi disegnati dagli sviluppatori l’arrampicata è agevole e mai troppo frustrante, e quando si trova il ritmo giusto con i grilletti sembra di correre sulla roccia. Dall’altro lato il percorso è praticamente predefinito e non ci lascia neanche l’illusione della libertà, la sfida non è mai eccessiva neanche quando bisogna pensare in maniera un po’ più laterale e se avremo dei problemi nel proseguire sarà principalmente perché a volte i segnali visivi per andare avanti non saranno chiarissimi.

Archeology Simulator

Se la parte attiva si ferma al paragrafo precedente, Jusant ha anche diverse fasi di raccordo dove il nostro compito sarà principalmente quello di esplorare zone ormai abbandonate da anni che si estendono fino alla cima.

In questi momenti scopriamo la storia del mondo che ci circonda, che va avanti probabilmente da secoli o millenni. In maniera esplicita grazie alle lettere e ai reperti lasciati dagli abitanti del posto, che sono una delizia di storytelling, ma anche in maniera implicita grazie agli ambienti che, con il loro world building impeccabile, ci comunicano in maniera estremamente intelligente i cambiamenti nelle varie società e il modo in cui hanno affrontato il problema dell’acqua che continuava a scendere. Potrei farvi mille esempi, a partire dai villaggi di pescatori in fondo alla montagna, quando ancora non era riarsa, passando per gli avamposti centrali, dove la scalata è già diventata parte della vita quotidiana, fino ai piani più alti, dove il problema dell’acqua non era ancora sentito e possiamo girare tra le mattonelle ormai rotte delle vecchie piscine.
In queste storie e luoghi si nascondono anche riferimenti a vecchie leggende che, piano piano, ci faranno scoprire anche il nostro ruolo nella vicenda e quale sarà la nostra missione in cima alla torre.

Se avete visto qualche filmato del gioco in azione non c’è bisogno di dirvi quanto sia bello da vedere: chi ha modellato gli ambienti di Jusant è riuscito a creare un mondo sempre interessante e coerente con il giusto numero di poligoni e senza ricorrere per forza al dettaglio a tutti i costi, impeccabili e molto realistiche le animazioni di scalata del nostro protagonista: sempre attento allo spostamento del baricentro rispetto alla posizione delle mani e dei piedi. Degna di menzione la colonna sonora con musiche strumentali che fanno ricorso a partiture eteree di pianoforte e droni minimali, ottima anche la localizzazione in italiano dei testi.

In Jusant l’arrampicata non è solo un mezzo per unire due punti ma una raffinata e piacevole meccanica che richiede la nostra attenzione e capacità di problem solving, allo stesso modo il mondo di gioco non è solo uno sfondo bello da vedere ma racconta con raffinatezza una storia vibrante ed emozionante grazie ad una messa in scena impeccabile, e lo fa senza usare una parola.
Per alcuni sarà solo un walking simulator, ma per gli altri sarà un’esperienza a tutto tondo.