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Recensione John Wick Hex

di: Luca Saati

Quando fu annunciato un videogioco di John Wick ci aspettavamo tutti uno shooter in terza persona alla Max Payne, e invece leggendo il comunicato di annuncio e osservando le prime immagini del gioco ci siamo ritrovati dinanzi a un titolo che sembrava lontanissimo dallo spirito della serie cinematografica. Eppure una volta impugnato il Dualshock 4 (al momento il gioco è disponibile su console solo su PS4) ci siamo resi conto di essere completamente in errore nei confronti dell’opera di Bithell Games, il team dietro Thomas Was Alone e Volume.

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Hex

La storia di John Wick Hex fa da prequel alla saga cinematografica e vede il celebre sicario interpretato da Keanu Reeves impegnato in una missione per salvare Winston e Charon rapiti dal villain Hex. La trama viene raccontata proprio da questi tre personaggi, i primi due doppiati da Ian McShane e Lance Reddick, che interpretano i ruoli già visti nei film, e il cattivo da Troy Baker, voce nota nel mondo dei videogiochi per aver interpretato numerosi ruoli, tra cui Joel di The Last of Us. Non aspettatevi da John Wick Hex una trama da Oscar, ma una semplice storia che arricchisce il background della serie cinematografica e del noto sicario mostrandoci come quest’ultimo è diventato il terrificante Baba Yaga.

Visivamente si ispira all’estetica della serie cinematografica e presenta una grafica stilizzata e una palette di colori noir. A stupire in particolar modo sono le animazioni del protagonista riprodotte con grande fedeltà e cura, sembra di essere dinanzi a una versione stilizzata del vero John Wick. Peccato solo per qualche piccolo problema con il ragdoll dei nemici e per qualche compenetrazione poligonale, ma sono difetti questi che non inficiano in modo negativo un comparto tecnico molto piacevole da vedere. Di buon livello anche l’audio con un doppiaggio di spessore e una colonna sonora composta da Austin Wintory, noto per Journey e The Banner Saga.

Strategico a tempo

Non è un action game come tanti, ma uno strategico in cui nei panni di John Wick dobbiamo pianificare ogni movimento per arrivare alla fine dello scenario. In totale ci sono 7 missioni suddivise in vari scenari che richiedono circa 5 ore per poter essere completate.

Con la classica visuale a volo d’uccello possiamo muovere il protagonista in una griglia come se fosse su di una scacchiera. Nella parte superiore dell’interfaccia è presente una timeline in cui consultare i tempi di ogni mossa del protagonista e dei nemici. Ogni mossa (movimento, sparo, ricarica, lancio della pistola, attacco corpo a corpo e così via) infatti richiede una tempistica precisa e ogni azione va ponderata per non finire alla mercé dei nemici.

Oltre alla timeline bisogna considerare altri aspetti come la mappa, la tipologia dei nemici e l’arma. Lo scenario va studiato per sfruttare coperture e punti ciechi per ripararsi dai colpi di arma da fuoco, ricaricare l’arma, curarsi o sorprendere un nemico che ci viene incontro. A proposito di nemici ne possiamo trovare di vario tipo: dai picchiatori che usano gli attacchi corpo a corpo, a quelli armati di fucili a pompa, mitra, energumeni corazzati e così via. Le armi si possono raccogliere da terra (occhio alle munizioni, sono tutt’altro che infinite) e hanno caratteristiche uniche: la pistola è sempre affidabile e adatta a ogni situazione, la magnum richiede tempo per prendere la mira ma fa un danno enorme, il mitra è impreciso ma spara un gran numero di colpi. Le armi citate sono solo alcune di quelle presenti nel gioco, nelle fasi più avanzate bisogna sfruttare al meglio la loro potenzialità per sconfiggere tutti i nemici. A disposizione del protagonista troviamo anche dei punti concentrazione utili per fare alcune mosse particolari come una capriola per evitare gli attacchi o l’atterramento per rendere inerme un nemico.

Quanto descritto finora mettetelo insieme ed ecco che troviamo in John Wick una formula di gioco profonda che funziona divinamente e tiene impegnati quanto basta il cervello. Arrivati alla fine di uno scenario è possibile far partire il replay che mostra l’azione in tempo reale: è incredibile notare come uno scenario che ha richiesto 15 minuti di gioco in realtà si è svolto in pochi secondi.

Se il gameplay di John Wick Hex risulta davvero brillante, lo stesso non lo si può dire delle boss fight molto blande e prive di personalità e della progressione del protagonista praticamente assente. Ad eccezione di armi e nemici, il gioco nelle fasi più avanzate non cambia di una virgola facendo sentire la mancanza di un qualche tipo di skill tree utile per migliorare le abilità del protagonista o di sbloccarne di nuove.

Commento finale

Bithell Games ha messo in mostra con John Wick Hex tutto il suo amore e tutta la sua passione per questa saga cinematografica. Nonostante la sua componente strategica che richiede pazienza e pianificazione, ci siamo ritrovati dinanzi a un titolo veloce,  adrenalinico e ricco di stile.