Recensione Irem Collection Volume 2
di: Donato MarchisielloSe avete trascorso un po’ di tempo nelle sale giochi degli anni ’80 o ’90, o avete giocato a una delle tante conversioni casalinghe, su ogni formato immaginabile, il nome R-Type vi farà sicuramente venire una qualche forma di nostalgia. L’iconico sparatutto 2D è l’opera più importante dello sviluppatore giapponese Irem, che ha generato una serie di sequel lunga decenni e ha lasciato un’eredità che si percepisce ancora oggi. La leggenda giapponese Irem è conosciuta soprattutto per R-Type appunto, ma ha prodotto molti altri fantastici sparatutto 2D negli anni ’80 e ’90, come dimostrano queste due compilation retrò.
Ed è proprio questo concetto ad essere al centro della serie Irem Collection, pubblicata da Inin Games, che ha visto il suo secondo volume approdare sulle console moderne a circa un anno di distanza dalla prima collezione. Lo sviluppatore contemporaneo Tozai si è fatto avanti per portare i giochi arcade classici sulle piattaforme moderne, lavorando sotto l’occhio attento della stessa Irem. Ma com’è questo tuffo nostalgico in un passato che, in fin dei conti, non è così lontano, ma che sembra distante un’era geologica intera?
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La Irem collection è una compilation di classici titoli sparatutto in due dimensioni, genere dalle varie sfaccettature tecnico-estetiche ed estremamente in voga tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. A circa un anno dalla prima raccolta (chiamata, giustamente, Irem Collection volume 1), negli scorsi giorni è approdato anche il secondo volume della collezione (ed un terzo è stato altresì confermato) che, lo ricordiamo, non è un vero e proprio port ma piuttosto un’emulazione dei vecchi titoli proposti. Questa raccolta comprende tre giochi, con versioni multiple di ciascun titolo presente all’interno. Anche se non si tratta di nomi estremamente famosi, questi giochi meritano sicuramente di essere giocati e ricordati, anche per un certo ruolo avanguardistico che hanno rivestito all’epoca.
La Irem collection 2 contiene GunForce I e II e Air Duel: giochi che, nel loro piccolo, hanno introdotto diverse feature originali, quanto meno per l’epoca, oltre ad esser stati sviluppati da pressapoco lo stesso team di sviluppatori. Partiamo da Gunforce: l’originale è stato pubblicato su SNES negli Stati Uniti nel 1991, mentre in Giappone è uscito solo nelle sale giochi. Questo gioco risulterà familiare ai fan di titoli come Metal Slug visto che, a tutti gli effetti, si tratta di uno dei primissimi run ‘n gun moderni. GunForce è uno sparatutto con movimento orizzontale caratterizzato da numerosi livelli in cui sarà possibile utilizzare anche artiglieria e veicoli di varia natura. I paragoni con Metal Slug sono naturalmente impossibili da evitare, ma va sottolineato che GunForce esisteva già prima del titolo SNK ed è, per certi versi, uno dei progenitori del genere. La presenza di entrambe le versioni, SNES e arcade, è un’aggiunta di rilievo, in quanto i giocatori potranno vedere chiaramente quanto i giochi arcade offrissero un’estetica e prestazioni migliori all’epoca rispetto alle versioni casalinghe.
GunForce II (1994), invece, è interessante perché segna l’approdo della saga in Occidente. Il titolo, inizialmente solo appannaggio del Sol Levante, è stato pubblicato circa tre anni dopo l’originale ed è stato migliorato in quasi tutti i settori, andando a potenziare il già divertente ed impegnativo gameplay del primo. Vale anche la pena di notare che molti degli sviluppatori che hanno lavorato al secondo gioco hanno poi realizzato Metal Slug. La serie GunForce è stata davvero la capostipite degli sparatutto a scorrimento laterale moderni ed è fantastico poter finalmente rigiocare al suo seguito (e che le nuove generazioni abbiano la possibilità di saggiarne le qualità).
Entrambe i capitoli della saga sono molto divertenti, anche se il primo è probabilmente il capitolo meno digeribile dalla moderna audience, offrendo un feeling videoludico un po’ più primitivo e rozzo. GunForce 2, invece, è ricco di tutta le caratteristiche che hanno reso, qualche anno più tardi, Metal Slug così amato e apprezzato, risultando in un’esperienza sicuramente diversa e più moderna. In questo senso, è impossibile non abbandonarsi ad un what if di prepotenza, immaginando una ipotetica versione del primo capitolo riveduta e corretta per esser al pari con il secondo. Probabilmente, un’operazione non impossibile con i moderni mezzi tecnologici di sviluppo.
Infine, abbiamo Air Duel, anch’esso uscito solo nelle sale giochi giapponesi, che fa il suo primo debutto in Occidente. Si tratta di uno sparatutto verticale in uno stile simile a quello di 1942 di Capcom che, per quanto non seminale probabilmente come Gunforce, risulta un altro recupero archeologico di un certo spessore. Il punto di forza di questo gioco è che i giocatori possono cambiare il proprio veicolo a ogni livello, oltre che ammirare gli splendidi pixel art e i grandi boss che riempiono lo schermo, di cui il gioco è colmo. Pur essendo estremamente tipico come shooter se si guarda agli sparatutto dell’epoca, Air Duel resta comunque divertente e un’inclusione più che gradita. Sarebbe stato bello includere anche il suo ancor più oscuro sequel Air Assault, ma forse questa sarà una deliziosa portata di un futuro chapter della collezione.
In generale, nonostante sia un’apprezzabile collection di titoli seminali del passato, ingiustamente avvolti dalle tenebre della dimenticanza, la Irem Collection Volume 2 risulta, però, a conti fatti, una semplice emulazione con qualche piccolo extra e nulla più. Una raccolta sindacale, lontana da compilation come ad esempio Atari 50, in grado di offrire all’utenza tanto materiale extra ludico, oltre che versioni rinnovate e rivisitate dei titoli passati o, addirittura, titoli nuovi basati sui grandi nomi del passato. Un buon lavoro che presenta, sostanzialmente, zero grane tecniche ma che avrebbe potuto offrire contenuti più corposi e, perché no, un restyling estetico atto ad ammodernare, per quanto possibile, le tre piccole gemme contenute nella collezione.