Recensione Il Testamento di Sherlock Holmes
Probabilmente sono due i buoni motivi per i quali avete iniziato a leggere queste righe: il primo è la speranza che, finalmente, sia venuto il momento di giocare ad una buona avventura grafica vecchia maniera dopo anni di oblio, il secondo è per sapere se Frogwares chiuderà i battenti dello studio dopo aver realizzato Il Testamento di Sherlock Holmes. Per la risposta a questo quesito, consigliamo di continuare a leggere le news ma, considerando che siamo arrivati ormai al sesto capitolo (il secondo in questa generazione di console) dedicato al personaggio creato da Conan Doyle, le possibilità di vederne un settimo sono piuttosto alte. Rispolveriamo soprabito e mantello, indossiamo il bizzarro cappellino da cacciatore e, con una vecchia pipa in bocca, proviamo a risolvere l’enigmatico caso al fianco del Dr. Watson.
di: Giovanni MancaProbabilmente sono due i buoni motivi per i quali avete iniziato a leggere queste righe: il primo è la speranza che, finalmente, sia venuto il momento di giocare ad una buona avventura grafica vecchia maniera dopo anni di oblio, il secondo è per sapere se Frogwares chiuderà i battenti dello studio dopo aver realizzato Il Testamento di Sherlock Holmes. Per la risposta a questo quesito, consigliamo di continuare a leggere le news ma, considerando che siamo arrivati ormai al sesto capitolo (il secondo in questa generazione di console) dedicato al personaggio creato da Conan Doyle, le possibilità di vederne un settimo sono piuttosto alte. Rispolveriamo soprabito e mantello, indossiamo il bizzarro cappellino da cacciatore e, con una vecchia pipa in bocca, proviamo a risolvere l’enigmatico caso al fianco del Dr. Watson.
Ahi ahi, Sherlock Holmes!
“La botola della misteriosa soffitta si apriva lentamente, scricchiolando rumorosamente come per chiedere un aiuto disperato, quasi per proteggere gli antichi segreti dei suoi bauli. Raggi di luce squarciavano le montagne di polvere sopra statue, cavalli a dondolo, mappamondi, cappelli e cassapanche. I tre bambini furono però attratti da un libro finemente rilegato che la più grande tra loro iniziò a leggere…”
L’elegante calligrafia apparteneva al Dr.Watson che nel suo diario narrava una delle più eccentriche avventure capitategli al fianco di Sherlock Holmes, la mente più brillante della Londra di fine XIX° secolo.
Ci ritroviamo così in un elegante salotto con il compito di risolvere il furto della preziosissima collana samoana della consorte del Marchese di Conyngham. La scena del crimine è perfetta per conoscere i protagonisti dell’avventura e per iniziare il videogiocatore all’interfaccia di gioco. Frogwares ha pensato bene di non rischiare e si è quasi completamente ispirata agli standard classici delle avventure grafiche: esplorare completamente l’ambiente circostante analizzando tutti gli elementi evidenziati da una lente di ingrandimento, raccogliere tutti gli oggetti possibili ed esaminarli, parlare con i vari soggetti protagonisti fino a che non hanno più nulla da dire. Sono schemi di gioco visti per la prima volta ormai quasi cinque lustri or sono grazie alla mente geniale di Ron Gilbert ma, cara Frogwares, acqua sotto i ponti ne è passata e alcuni timidi accorgimenti non fanno che amplificare il tanfo di muffa che si avverte giocando al titolo. Infatti va dato atto agli sviluppatori di aver provato a mischiare la carte in tavola con la trovata del diario di Sherlock Holmes, nel quale, dopo ogni scoperta, vengono presi degli appunti; rileggendo le annotazioni, il giocatore è chiamato a risolvere i vari enigmi seguendo un processo deduttivo che alla resa dei conti si rivela, purtroppo, superfluo. Immaginate degli schemi piramidali alla cui base ci sono le varie scoperte ed ai vertici le deduzioni esatte: scalare la piramide è essenziale per risolvere il caso. L’idea sarebbe anche buona e piuttosto originale ma il grande difetto, comune a tutte le altre sfaccettature del titolo targato Frogwares, è la totale assenza di sfida dal momento che è impossibile compiere delle scelte in grado di compromettere l’indagine, considerato che provando tutte le combinazioni, alla fine si raggiunge il risultato corretto. Dunque la storia va avanti quasi per inerzia, qualunque siano le capacità deduttive del giocatore: l’importante è controllare ed esaminare tutto con pazienza; la sensazione di frustrazione è amplificata dalla possibilità che viene data al giocatore di “saltare” gli enigmi qualora, dopo vari tentativi, non si riesca a risolverli.
Fermandoci al mercato console, tralasciando dunque la miriade di interessanti avventure grafiche rilasciate per PC e il Mobile, il termine di paragone “consolara” è l’eccellente L.A. Noire delTeam Bondi. Dopo la straordinaria esperienza vissuta grazie alle vicende di Cole Phelps, tornare indietro così drasticamente dal punto di vista concettuale è un’impresa impossibile: se mentre nel titolo Rockstar qualsiasi scelta del giocatore influiva sull’evolversi della trama stimolando le capacità deduttive del giocatore ed elevando notevolmente la ri-giocabilità del titolo, nel “ Il testamento di Sherlock Holmes” è l’esatto contrario. Non ci sono dunque alternative nelle strade che il giocatore dovrà intraprendere, non solo in riferimento alla trama ma anche in relazione a ciò che dovrebbe creare pathos: il rischio di una scelta sbagliata.
Benvenuti a Whitechapel!
Riallacciandoci alla trama, dobbiamo sottolineare come sia uno degli aspetti meglio riusciti del titolo e siano gli intrecci delle peripezie di Sherlock Holmes e il Dr. Watson a prendere per i capelli il giocatore deluso da un gameplay ammuffito e buttarlo nelle misteriose e magiche atmosfere della Londra di fine ‘800. E’ vero che per vivere fino in fondo la storia è necessario mangiarsi chilometri di testi, e ci riferiamo sia ai dialoghi sia ai vari documenti sparsi nel gioco, ma chi si vuole dilettare nelle avventure grafiche quest’aspetto lo da per scontato. Di certo un maggior grado di empatia poteva essere raggiunto grazie ad una migliore realizzazione tecnica, anacronistica, invece, quasi quanto il gameplay. Ambienti di gioco in cui regna l’assoluta staticità fatta eccezione per le animazioni titubanti dei protagonisti, texture solamente decenti si alternano ad altre estremamente povere, cut scene a tratti imbarazzanti come provenienti da una generazione passata. E pensare che una volta “le avventure grafiche non devono muovere miliardi di poligoni e per questo i grafici possono andare vicini al fotorealismo” era assiomatico. Era. Con questo non vogliamo dire che la realizzazione grafica sia orribile e nel corso del gioco non ci siano delle ambientazioni di rilievo ma, nel 2012 e per di più agli sgoccioli di una generazione tecnologica, le esigenze e gli standard sono molto alti mentre quelli raggiunti dal lavoro Frogwares sono decisamente modesti.
Gradevole la colonna sonora ottimamente contestualizzata alle vicende narrate, discreto il doppiaggio in lingua inglese con sottotitoli in italiano (tra i più brutti da vedere a memoria di vecchio redattore).
Uno studio in rosso
Il parallelismo con il primo romanzo con protagonista Sherlock Holmes e lo studio di sviluppo Frogwares è d’obbligo: i “conti” in rosso ai quali però facciamo riferimento non sono quelli finanziari sono quelli con i videgiocatori e, in particolare, con gli appassionati avventure grafiche, che bramano una bella avventura ispirata al celeberrimo romanzo di Doyle ma che sappia regalare novità rilevanti, divertenti e appassionanti. Se siete tra coloro che hanno sempre amato il genere, se non vi dispiace il vecchio “modus operandi” cerca ovunque-controlla tutto-parla con tutti, se vi accontentate di una realizzazione grafica modesta, Il testamento di Sherlock Holmes potrebbe essere una gradita sopresa grazie ad una trama avvincente. Per tutti gli altri invece esistono ben 60 racconti da leggere con protagonista l’infallibile investigatore.