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Recensione Hitchhiker – A Mistery Game

di: Simone Cantini

Se pensiamo ai walking simulator viene davvero difficile immaginare una qualche sorpresa lato gameplay, visto il modo strettamente caratterizzato, e oramai convenzionalmente codificato, con cui simili produzioni si presentano al pubblico dei gamer. Già, perché come dice il nome stesso, tutto quello che ci viene chiesto consiste semplicemente nel camminare, dritti alla meta, mentre la narrazione ci accompagna passa dopo passo. Eppure può capitare, come solo i videogame sanno fare, che anche simili convenzioni possano venire in parte scardinate, così da dare vita ad un’esperienza tutto sommato peculiare, come nel caso di Hitchchiker – A Mistery Game.

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Rotta verso l’ignoto

Chi siamo? Dove stiamo andando? E, soprattutto, perché? Universali domande alle quali, chiunque di noi, ha tentato almeno una volta di trovare una consona risposta. E sono proprio questi dilemmi ad aprire il nostro incontro con Hitchhiker – A Mistery Game, peculiare avventura narrativa realizzata dai ragazzi di Mad About Pandas. Ci ritroveremo immediatamente catapultati nei panni di un autostoppista che, caricato in auto da un loquace coltivatore di uvetta (ma in realtà non è che si produce?), comincerà ad interrogarsi sul perché del proprio viaggio. Una conversazione strana, decisamente inusuale, quella tra i due, a cui si aggiungerò dopo pochissimo la voce di una conduttrice radiofonica, che sembra saperne molto sul conto dello smermorato protagonista. E sarà proprio compito nostro fare luce sulla misteriosa foto rinvenuta nell’auto, sulle allucinazioni causate dall’uvetta e le bizzarre domande che ci verranno proposte dalla speaker, primi tasselli di un viaggio che ci porterà ad incrociare il nostro destino con 5 differenti automobilisti, ognuno dei quali è custode di una parte del nostro passato. Ciascuno di questi incontri servirà per fare luce su uno dei frammenti che compongono questo piccolo mosaico, ma anche per mettere in scena situazioni e conversazioni decisamente surreali, come la stralunata chiacchierata che terremo all’interno di un diner delle Badlands. Sicuramente un modo molto originale ed inusuale di raccontare una storia che, pur rimanendo ancorata agli schemi tutto sommato passivi di simili produzioni, non ci risparmierà qualche piccola intuizione, in grado di rendere il titolo Mad About Pandas decisamente peculiare ed originale.

Con le mani nelle mani

Il tutto a partire dal modo in cui saremo chiamati a vivere la storia, ovvero nei panni di un semplcie viaggiatore che, seduto sul sedile del passeggero (ad eccezione della situazione appena citata), vedrà il mondo camminare attorno a lui, protetto all’interno dell’abitacolo del veicolo. Un vero e proprio ribaltamento di ruoli, quasi come se fosse l’ambiente stesso ad avanzare, e noi la location da sviscerare, l’ultima custode della storia che il team vuole raccontare. In tutto ciò le nostre interazioni saranno limitate alla scelta di alcune risposte durante i vari dialoghi, ma non mancheranno anche piccole attività collaterali da compiere, come la ricerca di alcuni oggetti o la risoluzione di elementari enigmi. Niente di epocale, sia ben chiaro, ma è innegabile come gli sviluppatori dietro ad Hitchhiker – A Mistery Game, consci delle limitazioni che il setting scelto impone, abbiano voluto cercare di attenuare la passività motoria del giocatore. Tutto, alla fine della fiera, funziona, seppur a livello a tratti puramente concettuale: il gioco, difatti, presenta in alcuni frangenti una non perfetta reattività dei comandi che, unita ad alcuni errori di traduzione piuttosto marchiani (can/lattina tradotto con un puoi, ad esempio) rendono talvolta più complesse e prolisse del necessario alcune azioni. Riguardo al ritmo di gioco, invece, assistiamo ad un crescendo continuo, con le prime porzioni decisamente più colloquiali che finiscono, soprattutto nell’ultima parte dell’avventura, con l‘essere inframmezzate con più consistenza dagli elementi collaterali appena descritti. Molto buono il livello di scrittura generale, grazie ad una serie di dialoghi davvero ben orchestrati, ed in grado di amplificare il senso di smarrimento del nostro smemorato protagonista. Peccato solo che la storia, almeno a livello puramente personale, giunga ad una conclusione che ho trovato un po’ poco in linea con le atmosfere mistery messe sul piatto, ma come detto si tratta in questo caso di un giudizio estremamente soggettivo. Poco da aggiungere in merito al comparto tecnico della produzione, onestamente privo di particolari guizzi ed invero alquanto piatto e banale (parliamo pur sempre di una piccola produzione, è bene ricordarlo), che pur essendo chiamato a muovere pochissimi oggetti, non si risparmia qualche incertezza nel frame rate, oltre a piccoli freeze in concomitanza dei vari checkpoint automatici. Di ben altra pasta, invece, il doppiaggio in inglese (tutto è testualmente localizzato in italiano, anche se in modo decisamente grossolano), capace di mettere in scena dialoghi recitati alla perfezione. In linea con produzioni simili la longevità generale, che ci richiederà circa 4 ore per arrivare ai titoli di coda, senza purtroppo offrire stimoli ad una eventuale seconda run.

Sicuramente originale nelle premesse e nella messa in scena, Hitchhiker – A Mistery Game è un walking simulator sicuramente atipico ed originale, visto il modo in cui ribalta la fruizione della storia. Un racconto di scoperta che parte da basi intriganti, e che si sviluppa in modo surreale e convincente, sebbene almeno a livello personale abbia trovato non troppo a fuoco il finale. Una produzione che, è bene ribadirlo, non vuole fare altro che concerdersi il piacere di raccontare, pur mettendo sul piatto un piccolo set di attività più attive per il giocatore, ma che finiscono per aggiungere poco all’economia generale del titolo. Gli amanti del genere, comunque, sapranno apprezzarne l’indiscusso coraggio creativo, mentre tutti coloro che preferiscono muovere forsennatamente le mani sul pad potranno passare oltre senza alcun problema.