Recensioni

Helheim Hassle

di: Simone Cantini

La mitologia norrena sembra essere una delle ambientazioni più gettonate del recente e futuro panorama videoludico: se God of War ci aveva fatto riscoprire le atmosfere care ad Odino e compagnia, ci penserà il prossimo Assassin’s Creed a trasportarci ancora una volta dalle parti del Valhalla. Nel mentre, però, ci hanno pensato i ragazzi di Perfectly Paranormal (già autori di Manuel Samuel), a tenere alta l’attenzione sulla mitologia nordica, grazie ad HelHeim Hassle. Siete pronti ad accompagnare il defunto Bjorn, ed il suo bizzarro compagno Pesto, sino alle porte dell’inferno?

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Sentirsi a pezzi

Il martedì sembra essere un giorno caro al team di sviluppo, dato che proprio come nel loro precedente lavoro le vicende hanno inizio in questo momento della settimana. Protagonista dell’avventura di Helheim Hassle è il giovane e pacifico Bjorn, un vichingo che durante l’attacco dei giganti, invece di gettarsi nella mischia in cerca di una gloriosa morte, ha preferito darsela a gambe, cercando rifugio nella foresta. La sfortuna, però, lo vede cadere malamente in un dirupo, portandolo ad uccidere sé stesso ed un innocente orso. Fine? Niente affatto, dato che in seguito ad un incantesimo operato da Pesto (esilarante figura già vista in Manuel Samuel), Bjorn verrà strappato dal Valhalla e riportato in un certo senso in vita. Queste parole non sono casuali, dato che la ritrovata condizione del giovane non sarà proprio ottimale, visto che i suoi arti avranno una certa difficoltà a rimanere gli uni incollati agli altri. È proprio attorno a questa nuova peculiarità che si sviluppa il gameplay della produzione, un esilarante puzzle/platform in cui dovremo accompagnare lo sconclusionato duo fino ad Helheim, l’inferno nordico, da sempre meta di riposo eterno preferita dal giovane. È l’occasione, quindi, per attraversare un bizzarro universo, in cui i goblin sono impegnati in lavori di ristrutturazione, i draghi come Fafnir diventano dei bulli con problemi di stomaco, mentre l’eroico Baldur è un improbabile rocker. Ad un simile mondo, sorretto da una sceneggiatura fuori di testa e ricca di battute e dialoghi spassosi, si accompagna un gameplay parimenti assurdo, che ci vedrà sfruttare gli arti di Bjorn per risolvere un cospicuo numero di enigmi, suddivisi in missioni principali e secondarie. Il ragazzo, difatti, potrà smembrarsi a piacimento, così come ricomporre in maniera assolutamente improbabile i vari pezzi: perché non lanciare la testa su di una piattaforma sopraelevata, magari per attivare una piastra a pressione, mentre braccio e gamba saltellano assieme per tirare una leva posta in cima ad una scala? Ecco, questa è solo una delle infinite bizzarrie che ci accompagneranno durante le circa 6 ore necessarie ad arrivare alla conclusione. Ovviamente non mancano collezionabili e sezioni bonus, capaci di intrattenere i più esperti e smaliziati per un po’ di tempo in più.

Cartoni morti

Fedeli al proprio stile, anche in Helheim Hassle i ragazzi di Perfectly Paranormal hanno optato per un riuscitissimo ed azzeccato stile cartoon, che ben si sposa alla surreale e bizzarra narrazione ed allo strampalato mondo di gioco. Le animazioni sono volutamente elementari e caricaturali, capaci pertanto di acuire il senso comico dell’intera produzione. Da applausi anche il comparto audio, che grazie alla presenza di un manipolo di doppiatori in stato di grazia, riesce a conferire maggiore spessore allo spassoso cast di personaggi con cui saremo chiamati ad interagire. Peccato che il tutto sia disponibile unicamente in lingua inglese, sia per quanto riguarda l’audio che i testi: almeno per questi ultimi, data la loro importanza ed abbondanza, una localizzazione nostrana avrebbe fatto sicuramente piacere.

Folle è una parola che ben si adatta ad Helheim Hassle, sia per quanto riguarda il contesto narrativo che per ciò che concerne il gameplay. I ragazzi di Perfectly Paranormal sono riusciti a confezionare un puzzle/platform delizioso, oltre che davvero originale in fatto di meccaniche ludiche. Vedere Bjorn smontarsi pezzo dopo pezzo, il tutto magari mentre Pesto ci stuzzica con qualche spassoso commento fuori campo, è un’esperienza che vale sicuramente il prezzo del biglietto.