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Recensione HappyFunland

di: Simone Cantini

Le risate dei bambini si uniscono alle imprecazioni dei genitori intenti a rincorrerli in mezzo alla folla, mentre bancarelle pronte a spillare ogni singolo centesimo si mescolano a rumori di macchinari e a ossessive melodie desiderose di installarsi con prepotenza nelle orecchie di chi ascolta. Il tutto mentre poveri sciagurati, imbacuccati in pesanti costumi assolutamente non traspiranti, si affannano a gesticolare come pazzi, decisi a strappare un sorriso ai piccoli fuggiaschi. Un’immagine, questa, che se vissuta in prima persona nei panni di una delle due componenti adulte appena citate, relega l’esperienza horror alla base di HappyFunland al rango di semplice passeggiata di salute. Poi però tocca giocare al titolo firmato Spectral Illusions, e ci si accorge che l’orrore non è tanto nelle tematiche, quanto nella cruda realizzazione.

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No, non siamo a Disneyland (forse)

Perché scegliere di esplorare un fatiscente parco di divertimenti, oramai ridotto ad un cumulo di rottami nascosti tra le paludi della Florida? Forse è questo il più grande mistero che anima HappyFunland, che ci porterà ad incrociare la nostra scellerata voglia con lo strambo Larry, un bizzarro e logorroico individuo che, a bordo di un hovercraft, ci accompagnerà sino ai cancelli di questo luogo un tempo simbolo del divertimento. Naturalmente, la nostra passeggiata di salute si trasformerà ben preso in una corsa verso la salvezza, non appena capiremo che le varie attrazioni ancora in funzione sono mosse solo dal desiderio di ucciderci, così come ansiosi di banchettare con le nostre carni sono gli automi impazziti che girovagano per il parco. Un horror che, strizzando l’occhio a Five Nights at Freddy’s e riscrivendo in maniera ancora più subdola la parabola creativa di Walt Disney, mette in piedi un racconto che avrebbe indubbiamente del potenziale, una volta scordato l’assurdo incipit.

Già, perché il parco giochi abbandonato è caratterizzato in modo davvero azzeccato, ricco come è di elementi ironici e foriero di una critica sociale assai calzante, che non potrà non strappare più di un sorriso grazie ad una serie di citazioni completamente stravolte davvero ben realizzate. Difficile non rivedere in Randy Rodent e nei suoi macabri cartoni un richiamo al topo più famoso dell’animazione; così come la popputa principessa dai capelli biondi non può che ricordare la Biancaneve nata negli studi di Burbank. E poi ci sono le sadiche versioni di iconiche attrazioni dei parchi Disney, dai Pirati dei Carabi a It’s a Small World, passando per la futuristica Epcot. C’è molto sotto la superficie narrativa di HappyFunland, un mondo sommerso che non potrà che stuzzicare la fantasia del giocatore, ma che purtroppo ha finito per essere vanificato da una realizzazione ludica sin troppo maldestra.

La violenza non risolve nulla

Vagare per il parco a tema protagonista di HappyFunland avrebbe anche un discreto potenziale, se il tutto si limitasse a qualche puzzle e ad una sana camminata, lasciando provvidenzialmente da parte i combattimenti. Perché fintanto che cerchiamo di fuggire da un letale cinema, oppure siamo intenti a goderci una corsa a bordo di una canoa, il gioco firmato Spectral Illusions riesce a coinvolgere e divertire, compici anche le bizzarre situazioni che ci farà vivere. I problemi iniziano quando c’è da menare le mani, e si deve sfuggire agli automi impazziti, un tempo mascotte del luogo, che potremo sconfiggere sfruttando gli oggetti contundenti presenti nel gioco. Situazione che si è rivelata assai ridicola e afflitta da numerosi problemi, visto il modo rotto con cui i robot si comportano: blocchi improvvisi del movimento, compenetrazioni con l’ambiente ed un combat system che ci chiederà unicamente di agitare la mano armata contro la loro testa, in attesa di vederla saltare, sono le chiavi degli scontri. Momenti che, proprio per queste lacune, finiscono per perdere la loro valenza spaventosa, trasformandosi unicamente in un comico e disastroso fastidio. Che trova la sua bizzarra sublimazione nelle fallate sequenze finali.

Per il resto tutto funzionerebbe anche a dovere, grazie ad un comparto tecnico comunque efficace, capace di garantire un buon colpo d’occhio, a cui si accompagnano discrete animazioni dei personaggi ed una direzione artistica davvero efficace, che non si risparmia anche qualche trovata assai pregevole (i momenti allucinatori sono davvero intriganti, così come i finti filmati presenti). Non mancano però alcune lacune, come compenetrazioni varie ed una fisica della pallina del minigolf (una delle meccaniche ludiche presenti) davvero sballata. Buono il comparto sonoro, che vanta un’effettistica convincente ed un buon voice over in inglese. Purtroppo il tutto manca di una localizzazione in italiano, così come assenti sono i sottotitoli (anche quelli in inglese), situazione che costringe ad avere una buona padronanza della lingua parlata per poter capire qualcosa della storia: ed i dialoghi sono davvero molti, nonostante le tre ore circa di durata.

Lo avevo aspettato con molta curiosità questo HappyFunland, pronto a godermi una buona esperienza horror virtuale. Purtroppo, a dispetto di un setting davvero curato ed interessante e di un substrato narrativo intrigante, il titolo firmato Spectral Illusions si presenta all’appello in maniera assai raffazzonata, fiaccato da dei combattimenti semplicemente pessimi che, dato il loro peso nell’economia globale della produzione, finiscono per rendere il tutto insufficiente. Ed è un vero peccato, visto che quando ci si limita ad esplorare il fatiscente parco divertimenti e ci si addentra nella sua lore, HappyFunland mette sul piatto un pregevole potenziale. Date le sue carenze ludiche e l’esigua durata, però, consigliarlo risulta veramente difficile.