Recensione God of War
di: Gianmarco ForcellaGod of War è finalmente arrivato sulla next gen. Il nostro Gianmarco “St Jimmy” Forcella ha giocato l’ultima fatica dello studio Santa Monica ed è pronto a dire la sua.
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C’era una volta, nelle terre a nord…
Dove eravamo rimasti con la storia di God of War? Kratos aveva ottenuto la sua vendetta sugli Dei ma, proprio all’ultimo, aveva deciso di sacrificarsi per il bene dell’umanità, sebbene sembrava che, dalla scena post-credits, fosse comunque sopravvissuto. Inizialmente, dal reveal del 2016, si pensava che il capitolo in questione fosse un reboot totale della storia, con un Kratos completamente nuovo e decontestualizzato da ciò che sono state le sue avventure regresse. Ciò si è rivelato parzialmente vero: Kratos è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere durante questi anni (con tanto di ferita sull’addome, in rimando al terzo capitolo della saga), ricollocato nel mondo legato alla mitologia norrena. Qualcosa però è cambiato nel Dio della Guerra e ciò lo si può già apprezzare fin dai primissimi momenti di gioco: all’interno di tutto l’arco narrativo offerto dall’ultima fatica dei ragazzi di Santa Monica, assistiamo finalmente nel dettaglio ed in prima persona ad un Kratos padre e che soffre dal punto di vista emotivo per la perdita della moglie, da cui ha avuto un figlio, Atreus. Dopo aver sepolto la donna, padre e figlio cominciano un viaggio, di riscoperta di sé stesso per il primo e di crescita per il secondo, per arrivare alla cima di una montagna e spargere le ceneri della defunta.
…una leggenda su un Dio della Guerra
Questo è tutto quello che ci sentiamo di dirvi sulla storia di questo reboot della saga, su cui ritorneremo però nella parte finale della recensione per esprimere le impressioni su quest’ultima. Parliamo ora delle meccaniche di gioco, completamente riviste e rinnovate rispetto ai precedenti capitoli, partendo dalle armi: le storiche Spade del Caos, che hanno accompagnato il protagonista fin dall’esordio su PlayStation, sono state sostituite dal Leviatano, una possente ascia che sferra attacchi gelo e non solo può essere lanciata, ma anche richiamata verso sé. All’interno della nuova arma è possibile anche inserire delle pietre che permettono di migliorare delle abilità del protagonista. Oltre a questo lo spartano è anche dotato, per la prima volta, di uno scudo che gli permette di essere protetto dagli attacchi nemici e può anche usare gli incantesimi (equipaggiabili come pietre nelle parti dell’armatura). La vera e grossa novità, però, è la gestione dell’aumento di livello del personaggio e dell’arma: per la prima volta nel franchise, infatti, viene introdotto un sistema di level up per Kratos ed il suo equipaggiamento. Mentre per il primo sarà necessario semplicemente uccidere nemici, superare vari eventi della storia e comprare, tramite l’esperienza guadagnata, nuove abilità, per il secondo ci si dovrà recare nei negozi che si incontreranno durante l’avventura e commissionare i potenziamenti, in base ai vari oggetti richiesti. Discorso analogo vale anche per Atreus, che ha la possibilità di apprendere nuove abilità e venire in soccorso al giocatore. Più si va avanti con l’avventura, naturalmente, e più si ha la possibilità di sbloccare nello skill tree nuove abilità. Le fasi di combattimento sono invece caratterizzate dal solito hack’n slash che ha accompagnato la saga per tutto questo tempo, a cui si affianca anche la gestione, da parte della CPU, di Atreus, che aiuterà il giocatore o automaticamente o lanciando, premendo Quadrato, delle frecce che possono togliere un po’ di vita ai nemici. Parlando dei nemici, è importante sottolineare che adesso quest’ultimi dispongono di una barra della vita e dello “stordimento” proprio sopra di loro; in base ai colori della prima, poi, sapremo anche se l’avversario sia abbordabile come difficoltà oppure no. Non può mancare, ovviamente, la classica modalità Furia di Sparta, che permette a Kratos di diventare per pochi secondi brutalmente più forte. Rimangono anche sempre presenti i momenti di gioco con i boss di fine livello in cui, dopo aver ridotto di un certo valore la loro vita, è possibile avvicinarsi ed attaccarli per sferrargli micidiali attacchi. Questo però non vale più solamente per i nemici di fine livello ma è stato introdotto anche agli avversari normali: dopo aver riempito, difatti, la loro barra dello “stordimento”, è possibile avvicinarsi e premere R3 per dar vita a delle potenti combo che finiscono il nemico seduta stante. Oltre ai nemici di fine livello, sono stati introdotti anche boss di mid-level con i quali confrontarsi in certe occasioni per proseguire nel gioco. Una cosa da sottolineare è, però, la scelta di cambio di prospettiva, a favore di un terza persona che favorisce la trasformazione di God of War in un’esperienza strategica durante le fasi di combattimento, sebbene non offra una visione completa dell’arena di combattimento. Ciò è ovviamente da associare alla scelta stilistica adottata da Santa Monica che, a noi, onestamente, non dispiace per niente: per accorgersi da quali direzioni provengono gli attacchi, difatti, sono state inserite delle frecce che compaiono all’occorrenza. Basterà quindi sincronizzarsi con il giusto tempo per parare o schivare gli attacchi. Anche lo stesso Atreus può rivelarsi una risorsa utile per l’evitare colpi diretti, in quanto spesso segnala la presenza di attacchi nemici. È poi possibile trovare, disseminati per la world map (per la prima volta in un God of War completamente esplorabile, anche dopo aver finito tutti gli eventi principali in una determinata zona), diversi scrigni che, aprendoli tramite la risoluzione di un rompicapo, permettono o di aumentare la vita del giocatore o la barra della Furia di Sparta in maniera permanente. Inserire una world-map implica quindi, come si può immaginare, subquest o comunque una possibilità di poter riesplorare tutte le aree di gioco. Santa Monica ha deciso di abbracciare totalmente questa possibilità, fornendo non solo una vasta scelta di missioni secondarie che prolungano di almeno un 5-10 ore abbondanti la durata complessiva del titolo, ma anche di poter tornare in determinate zone anche per risolvere dei rompicapi lasciati sospesi precedentemente.
Una nuova veste
God of War debutta su PlayStation 4 con una grafica a dir poco strabiliante, probabilmente senza eguali. I livelli dei dettagli sia nei modelli poligonali che nelle texture di gioco sono eccezionali, al punto da essere curati nel minimo dettaglio. In termini di resa grafica, è forse il titolo che al momento sfrutta per bene ed al massimo la potenza offerta da PlayStation 4 e PlayStation 4 Pro. Siamo semplicemente rimasti a bocca aperta per come qualunque cosa raffigurata all’interno di questo nuovo capitolo sia ben curata in ogni sua più piccola sfaccettatura. Le stesse espressioni facciali dei vari personaggi sono curate in un modo che sfora il maniacale, avvicinandosi quasi ad un perfetto realismo. Eccezionale la soundtrack ed anche il doppiaggio, che non sbaglia mai su nulla.
Un nuovo inizio
Senza troppi giri di parole: God of War è un titolo che dovete assolutamente possedere nella vostra libreria videoludica, a prescindere che siate fan della saga o meno. Questo nuovo capitolo della serie getta le basi per un riavvio ben solido e strutturato del franchise, offrendo quello che, almeno a me, per anni sarebbe piaciuto vedere: un’introspettiva psicologica di Kratos ben diversa rispetto a quella a cui siamo sempre stati abituati nel corso di questi anni. Questo nuovo titolo offre difatti la possibilità di osservare un Kratos che, finalmente, cerca di domare la sua rabbia, aiutato da un figlio che a sua volta desidera ottenere l’ammirazione del padre. Un ruolo totalmente diverso per il Signore della Guerra che siamo stati abituati a vedere nel corso degli anni, che porta inevitabilmente a vivere frequenti momenti fortemente più emotivi. Oltre a questo, il fatto che la storia duri almeno 30 ore e che implementi meccaniche di open world, mi ha spinto ad un innamoramento inverosimile di questo nuovo titolo. Insomma, nuovamente, senza tanti giri di parole: God of War dona nuova linfa vitale al franchise, non facendo sentire per niente la mancanza della mitologia greca, oltre ad offrire una nuova introspezione psicologica di Kratos. Giocare per credere.