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Recensione Generator Rex: Agent of Providence – da serie animata a videogioco

Dopo averne vissuto le avventure incollati al televisore del salotto, i più piccoli avranno la possibilità di rincontrare Rex all'interno di un videogioco. Senza ombra di dubbio si divertiranno, così come i genitori mentre pensano quanto basti poco per far contento un ragazzino.

di: Chris "matetrial" Calviello

Probabilmente avrebbero dovuto affidare questa recensione ad una persona più giovane o a qualcuno che perlomeno segua qualche serie animata su Cartoon Network o Boing. Quando un redattore si ritrova tra le mani una copia di un videogioco è chiamato ad analizzarlo nel modo più obiettivo possibile, evidenziandone pregi e difetti e indirizzare il lettore verso l’eventuale acquisto. Nel caso di Generator Rex: Agent of Providence le cose si sono fatte un po’ più complicate. Il titolo è basato sull’omonimo cartone animato che ha debuttato in Italia a gennaio 2011 su Cartoon Network per poi essere trasmesso in chiaro dal mese di settembre.
Non sono passati troppi mesi per riuscire a vederne una riproduzione videoludica e, complice anche la poca nomea che è riuscito a farsi durante questo periodo, appena ho visto il titolo stampato sulla copertina non mi ha detto proprio nulla. Dopotutto al 99% dei meno giovani Generator Rex non susciterà alcuno stimolo. E quindi, prima ancora di elencare i punti di forza e di debolezza di questa produzione, procediamo con le dovute presentazioni.

Ci conosciamo?

Poche righe fa si accennava al poco tempo che è servito agli sviluppatori per sfornare un titolo basato su una serie animata. I più attivi nel mondo videoludico sanno bene quanto sia frequente per titoli simili proporsi di sfruttare il nome di un brand per generare quanto più utile possibile in cambio di un prodotto molto discreto. Ma nel nostro caso i primi momenti di gioco sembrano sfatare questo mito.

Passiamo dunque alle presentazioni che – pur odiate dai bambini che già conoscono Rex e aspettano solo di sapere se il gioco è bello per poi correre a distruggere il maialino di porcellana – siamo costretti a fare per dovere di cronaca. Il protagonista è ovviamente Rex, un ragazzo quindicenne che in passato è stato travolto dall’esplosione di un laboratorio. Ciò ha causato il rilascio di miliardi di nanomacchine nell’atmosfera, chiamate Nanites, che, infettando la natura del pianeta, hanno trasformato geneticamente la maggior parte della flora, fauna ed umanità in creature mostruose. Per proteggere l’umanità dagli E.V.O. (Organismi Esponenzialmente Variegati) viene messa in piedi quindi un’organizzazione che ha il compito di contrastare la minaccia e curarla tramite l’aiuto di Rex. Pur essendo stato investito dall’esplosione, Rex è in grado di controllare i suoi Nanites, usandoli per combattere e guarire gli E.V.O..
Queste informazioni non risultano però chiarissime all’interno del gioco, per comprenderlo fino in fondo bisogna per forza di cose avere una buona base, ovviamente edibile tramite la serie animata. Per il resto, lo sviluppo della trama di Generator Rex: Agent of Providence è delle più semplici: saremo chiamati a salvare l’umanità in quanto il nostro nemico numero uno, Van Kleiss, è alla ricerca di vari frammenti che, una volta messi insieme, gli garantiranno un potere infinito. Rex dovrà dunque mettersi alla sua ricerca prima di arrivare a… beh, lasciamo che siate voi a scoprire la il resto. Vi basti sapere che la componente narrativa è ben realizzata. Le varie missioni sono inoltre infarcite di cut-scene e dialoghi che non possono che essere i benvenuti data la buona caratterizzazione dei personaggi e una certa dose di ironia che invade Rex.
I fan della serie non si lasceranno inoltre sfuggire i vari segreti sul passato di Rex tramite degli oggetti sparsi in giro che faranno riesumare dei vecchi ricordi di Rex, dato che aveva perso la memoria nell’esplosione del laboratorio. Ma sono cose superflue per chi non si è mai avvicinato alla serie, cose extra e molto gradite da chi non si è perso neanche una puntata in TV.

Picchia, ma picchia duro!

L’abilità di controllare i propri Nanites entra concretamente in gioco nel momento in cui siamo pronti a dar mazzate. Rex può infatti contare su quattro diversi tipi d’attacco: una spada, pesanti braccia robotizzate, un gigantesco cannone e infine un attacco speciale che a sua volta può assumere diverse forme in base al momento in cui viene utilizzato. Quest’ultimo può essere attivato riempiendo uccisione dopo uccisione una barra e avrà ovviamente una durata limitata date le sue potenzialità.
Dal punto di vista del gameplay questa suddivisione risulta piuttosto funzionale in quanto alla spada è affidato l’attacco rapido, ma anche quello meno efficace; alle pesanti braccia invece l’attacco pesante, ma più lento; il cannone invece diviene utile negli attacchi a media distanza e per colpire nemici sopraelevati. In qualsiasi momento, poi, tramite la pressione di uno dei tasti direzionali, potremo selezionare l’arma di nostro gradimento, anche in funzione del tipo di nemico che abbiamo di fronte. Vi è infatti una buona varietà che vede nemici di varie razze, dimensioni e pericolosità. Scontro dopo scontro, riusciremo così a capire le caratteristiche del nostro armamentario e le possibilità che ciascun elemento è in grado di offrire.

Probabilmente abbiamo parlato anche troppo dei combattimenti ma il punto è che fondamentalmente il gioco si basa solo su quest’ultimi: ogni livello non è altro che un susseguirsi di combo e orde di nemici alla cui fine vi è sempre un boss da mandare a tappeto. Le sessioni di esplorazione sono assenti a favore, purtroppo, di un’estrema linearità. I pochissimi puzzle che incontreremo saranno molto banali, così come i combattimenti che mai metteranno a dura prova le nostre abilità. Giusto i boss saranno in grado di offrire un certo livello di sfida e, grazie ai quick time event, anche un pizzico di spettacolarità, altrimenti assente nei nove livelli disponibili. Relativamente pochi per un gioco che tutto sommato riesce a divertire ma che si lascia completare in circa 4-5 ore. C’è la possibilità di rigiocarli in un secondo momento, per cercare di terminarli nel minor tempo possibile, ma è solo un modo come un altro per poter allungare il brodo. La longevità dunque è molto bassa e ciò potrebbe infastidire il target verso cui la produzione è orientata.

Video-cartone

Dal punto di vista tecnico il titolo si attesta su livelli accettabili. La grafica cartoonesca è ben realizzata e funzionale alle esigenze del proprio pubblico. Non sono comunque assenti i difetti, come pop-up, barriere invisibili e scarsa cura nei dettagli, ma a conti fatti il comparto visivo svolge bene il suo compito. A tratti sembra infatti di guardare una puntata del cartone animato, e ciò non può che essere un aspetto gradito per un titolo basato appunto su di una serie animata.
Per quanto riguarda il sonoro si segnala un buon doppiaggio in italiano, anche se sarebbe stato più opportuno ripresentare le stesse voci del cartone animato. Chiudono infine il quadro una soundtrack buona ma povera di brani.

Spacchiamo il salvadanaio?

Se avete un figlio o un piccolo nipote appassionato della serie, potete benissimo regalargli Generator Rex: Agent of Providence. Non essendo venduto a prezzo pieno (dovrebbe essere disponibile intorno ai 40 €), ciò che ha da offrire è ben proporzionato alla somma da investire.
Una bassa difficoltà unita ad un buon comparto narrativo sono infatti i giusti ingredienti per sfornare un prodotto quanto più mirato al tenero pubblico.