Recensione Fortified
Aiuto! I marziani hanno messo piede sulla Terra e le loro intenzioni sono tutt'altro che pacifiche.
No, non siamo impazziti! Questo è il plot di Fortified, curioso tower defense sviluppato ed edito da Clapfoot.
Nulla di nuovo sotto il Sole, ma solo un pretesto per chiamarci alle armi e respingere ancora una volta quei cattivoni degli alieni, in un contesto scenico-narrativo che rievoca gli anni '50 e l'incidente di Roswell.
di: Santi "Sp4Zio" Giuffrida
Aiuto! I marziani hanno messo piede sulla Terra e le loro intenzioni sono tutt’altro che pacifiche.
No, non siamo impazziti! Questo è il plot di Fortified, curioso tower defense sviluppato ed edito da Clapfoot.
Nulla di nuovo sotto il Sole, ma solo un pretesto per chiamarci alle armi e respingere ancora una volta quei cattivoni degli alieni, in un contesto scenico-narrativo che rievoca gli anni ’50 e l’incidente di Roswell.
Mai quest’onda(ta) mai mi affonderà, i marziani non mi avranno mai
Diciamolo subito, Fortified può essere considerato un ibrido: se è vero che ci troviamo di fronte all’ennesimo tower defense scaccia-alieni, come peraltro già anticipato in apertura, è altrettanto vero che, pad alla mano, abbiamo a che fare con le tipiche meccaniche di uno sparatutto in terza persona. Maciullare i marziani è quindi un’impresa che richiede armi, eroi e una buona dose di strategia. In questo caso gli eroi sono quattro: il Rocket Scientist, l’Agente, il Capitano e lo Spaceman. Ognuno di questi, come facilmente intuibile, costituisce una specifica classe, pertanto dispone di armi ed abilità uniche da sfruttare sul campo di battaglia. Come in ogni tower defense che si rispetti, anche in Fortified saremo quindi chiamati a respingere ondate di alieni dal crescente potere offensivo, avendo cura sia di selezionare le armi da imbracciare (dotate di fuoco primario e secondario) sia di piazzare con ingegno i diversi gadget bellici di attacco e di difesa, tutti differenziati per potenza e costo. Investire i soldi guadagnati dopo ogni mattanza è quindi di fondamentale importanza, onde evitare di soccombere all’avanzata marziana per una zona rimasta priva di difese. A tal proposito, qualora restaste a corto di risorse, potrete rimuovere dalla mappa i dispositivi precedentemente piazzati e rivenderli, avendo quindi modo di riorganizzare al meglio la strategia. Non mancano inoltre alcune unità a cui è possibile impartire degli ordini specifici, come richiedere l’eventuale fuoco di copertura nelle fasi più concitate.
I livelli di gioco, dalla conformazione via via più complessa, sono una dozzina e garantiscono un approccio tattico variegato, permettendovi di sperimentare con gusto gli armamenti e le trappole.
La curva di apprendimento ci è sembrata onesta: portare a termine ogni stage non vi costringerà ad esibirvi in particolari virtuosismi, a meno che non scegliate di affrontare i diversi livelli alla difficoltà Insane, che dovrete sbloccare.
Lo scopriremo solo sparando
Tecnicamente parlando, Fortified è mosso dall’Unreal Engine 4 e si presenta con uno stile cartoonesco tutt’altro che anonimo. L’azione scorre fluida grazie ad un frame-rate granitico ed il sonoro scandisce a dovere quanto accade su schermo.
Fortified viaggia spedito lungo una strada già percorsa da esponenti illustri e propone quindi un gameplay decisamente collaudato e divertente, benché esprima il suo massimo potenziale quando giocato in multiplayer; da soli rischiereste di annoiarvi in poco tempo, nonostante l’innegabile profondità di gioco.
L’impressione è che Fortified avrebbe potuto ambire a qualcosa di meglio, sarebbe bastato davvero poco, perché l’intelaiatura è di quelle buone. Comunque sia, se siete amanti del genere e siete alla ricerca di un gioco senza troppe pretese, dategli una chance.