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Recensione FIFA 21

di: Donato Marchisiello

Dopo la notte, il giorno. Dopo la luna, il sole. Tra le certezze relative dell’umanità, nel “minimo” settore videoludico, vi troviamo FIFA: ogni anno, cascasse il mondo, il prodotto di Electronic Arts, da decenni uno dei punti di riferimento massimo dell’intera industria videoludica, arriva sulle nostre scrivanie pronto a sciorinarci il suo infinito ammontare di campi verdi, palloni rotolanti e “affannati” atleti. FIFA 21, di cui parleremo in questa sede, esce in un momento “cruciale” della storia videoludica: infatti, un mese ci separa dal rilascio delle nuove console e, relativamente ai titoli sportivi, molte software house hanno adottato soluzioni differenti una dall’altra. Se il suo acerrimo rivale, PES, ha scelto semplicemente di “aggiornare” l’edizione dell’anno prossimo, Fifa 21 è stato invece previsto come un vero e proprio titolo cross-gen che andrà ad “accasarsi” sia sulla current che sulla (imminente) next-gen.

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Come ogni anno, il prodotto di Electronic Arts si presenta con un marasma di contenuti, competizioni e modalità offline e online seppur, come naturalmente per definizione, la sensazione di già visto ci assalirà molto velocemente. Le prime novità di FIFA 21 riguarderanno i due “cuori” palpitanti di ogni edizione: l’Ultimate Team e la modalità carriera. Partiamo dal primo: come ogni edizione da diversi anni, la modalità originale introdotta da Electronic Arts cinque anni fa è il vero traino commerciale (anche grazie ad un’ampia possibilità di ricorrere alle amate/odiate microtransazioni) del titolo. Per chi non lo conoscesse, la modalità, completamente online, ci consente di assemblare, tramite card, una squadra competitiva, cercando di trovare il giusto equilibrio tra i vari reparti e tenendo sott’occhio l’importante indicatore di intesa, che va ad aumentare se, ad esempio, faremo giocare assieme giocatori nel loro ruolo naturale, stesso campionato/squadra e medesima nazionalità. A conti fatti, nemmeno Ultimate Team ha subito particolari modifiche rispetto lo scorso anno: a partire dalle sotto-modalità presenti, ovvero Division Rivals, Squad Battles e amichevoli. Unica novità, l’introduzione di una differenziazione cooperativa per Division Rivals e Squad Battles, nella quale un giocatore, nel ruolo di “capitano” mette a disposizione i propri giocatori migliori da usare in combinazione con un’altra persona, andando quindi a sfidare altri giocatori online o l’intelligenza artificiale del gioco.

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Altra novità della modalità Ultimate Team, riguarderà la forma fisica che, nelle passate edizioni, costringeva sovente i giocatori ad applicare meccanismi di turn over o applicare carte potenziamento apposite. Ebbene, nonostante un apprezzamento “misto” della caratteristica, da taluni indicata come fondamentale per aumentare il livello di sfida e riequilibrare, per certi versi, una competitività messa alla prova anche dalle microtransazioni, da altri odiata in toto, la feature è stata completamente rimossa. Assieme ad essa, una gradita novità seppur unicamente estetica, è l’introduzione della personalizzazione dello stadio per il nostro team dell’Ultimate, con la possibilità di sbloccare tifo, nuove strutture e altri elementi visivi e “visibili” che, seppur non particolarmente utili in termini di gameplay, aggiungono un tocco personale sempre gradito. Seppur ogni novità sia gradita, la modalità Ultimate Team si rivela sostanzialmente un “copy/paste” dal passato portandosi i soliti limiti: tra cui lo strapotere degli atleti molto veloci rispetto a qualsiasi tipo di finezza tattica o strategica e che, spesso, si tradurrà online in un’unica strategia d’attacco o quasi.

Altra modalità core, per certi versi “rivoluzionata” in questa edizione e spinta un po’ più verso il lato più squisitamente manageriale, è la carriera che, quest’anno, ha ricevuto una vasta gamma di novità gradite. È stata infatti introdotta una simulazione partita interattiva che ci darà una panoramica a volo d’uccello dell’andamento del match, dandoci modo di imbracciare il pad e calarsi in prima persona nell’azione in qualsiasi momento. Nella carriera di FIFA 21 avremo anche un maggiore controllo sulla crescita dei giocatori, grazie all’allenamento per i ruoli potremo, ad esempio trasformare un terzino in un esterno d’attacco, o un trequartista in un attaccante puro. Ma il settore dedicato agli allenamenti, vedrà altre novità quest’anno: sarà possibile far allenare i nostri atleti pescando da tre aree differenti che ci consentiranno di accedere a diverse tipologie di allenamento, che coinvolgeranno sino a 5 giocatori e che punteranno a tutti gli aspetti fondamentali del mondo del pallone. La prestazione in allenamento sarà valutata con un voto che, più sarà alto, più otterremo un maggiore impatto sulle performance in campo con l’aumento della lucidità. Naturalmente, nel programmare le nostre sessioni di workout, dovremo organizzare un calendario specifico di allenamenti e badare alla resistenza complessiva dei giocatori. Oltre ad un revisionato sistema di allenamenti, è stato completamente migliorato il mercato trasferimenti: potremo, ad esempio, chiedere giocatori in prestito con diritto di riscatto, fissando in anticipo il prezzo del cartellino. Possibilità sicuramente interessante che è anche possibile “personalizzare” per renderla il più realistica possibile (anche se sarà di base difficile ottenere dei prestiti per giocatori non giovani o per titolari fissi delle altre squadre).

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Altra novità nel settore trasferimenti, sarà la possibilità da parte delle altre squadre di offrire giocatori in scambio, simulati in modo realistico ed equilibrato: essi, infatti, saranno fondati sul valore concreto di partita e contropartita, oltre che su di una analisi prettamente economica e prestazionale dei calciatori coinvolti. Unico neo della carriera, che naturalmente si estende a macchia d’olio a tutte le altre modalità di gioco, sarà la questione relativa alle licenze che riguardano il Calcio italiano: dopo la dipartita della Juventus dell’anno scorso, quest’anno a mancare ci sarà un altro nome eccellente della serie A, la Roma. Al suo posto arriva la Roma FC con il suo Stadion Olympik. Ma non è l’unica mancanza connessa allo Stivale: non troveremo infatti le licenze ufficiali per Crotone e per la debuttante Spezia. Al loro posto, degli stemmi e una divisa per fortuna molto simili alla realtà, ma comunque non ufficiali. La mancanza che però lascerà un vuoto ai più appassionati della modalità Carriera è quella della Serie B. L’intero campionato di Serie B infatti manca: la Serie A è l’unica rappresentante dei campionati nostrani.

Anche la modalità Volta ritornerà, con un pizzico di novità in più, rispetto alla passata edizione (effettivamente, la prima). Il game mode, che si rifà per i nostalgici ai crismi di Fifa Street, proporrà nuove sfide 5v5, oltre alle classiche 3v3 che avevamo già imparato a conoscere lo scorso anno. In modo identico al passato anno, Electronic Arts ha creato una vera e propria “campagna” con tanto di storyline, completabile in una piccola manciata di ore, che ci permetterà di visitare diverse località mondiali, al contempo permettendoci di creare il team dei nostri sogni, pescando tra nuovi fenomeni e vecchie glorie del passato. Anche quest’anno vi saranno una vasta gamma di personalizzazioni estetiche, utili a rendere il nostro alter-ego ancora più unico, con giacche, magliette o tatuaggi che potranno essere sbloccati tramite il completamento di sfide. Nonostante la campagna si esaurisca velocemente, la modalità Volta “straborderà” anche nel multiplayer, offrendo alcune varianti online non troppo dissimili da quelle già presenti nell’ultimate team.

Non solo novità contenutistiche, ma anche qualche piccola new entry a livello più squisitamente tecnico e meccanico. FIFA 21, come il suo predecessore, fa uso del motore grafico proprietario Frostbite 3, con le (tante) luci e le (poche) ombre che abbiamo imparato a conoscere negli anni. Giocando al titolo Electronic Arts, noteremo alcune piccole migliorie: a partire dai portieri, non più autentici “robot” della parata ma più realisticamente “imprecisi” negli interventi e nelle “decisioni” in area. Nelle uscite basse o nelle parate basse, il pallone ha una risposta al tocco del portiere davvero soddisfacente e realistica. Anche i rimpalli e i contrasti sono più frequenti e realistici, senza tunnel impossibili, e il pallone ha una risposta molto naturale al contatto con un corpo, sia nel movimento meccanico vero e proprio e sia nel “naturale” prosieguo del rimbalzo. Le meccaniche di dribbling hanno subito delle piccole modifiche: tramite la pressione del grilletto sinistro avremo modo di controllare in maniera più precisa e chirurgica il pallone nel bel mezzo delle finte, riuscendo maggiormente rispetto agli anni passati ad “intendere” la finta.

Un’altra novità sarà il totale rifacimento della meccanica legata ai colpi di testa, specialmente da calcio d’angolo, nella passata edizione totalmente inutili e inutilizzati, aggiungendo questa “freccia” alla nostra faretra offensiva (andando, anche, a variare un attimo le due o tre possibilità standard di segnare che ci venivano, effettivamente, concesse). Una delle aggiunte sicuramente più interessanti, è quella relativa agli uno-due: muovendo la levetta analogica destra immediatamente dopo aver effettuato un passaggio questo fa sì che il giocatore che ha effettuato il passaggio inizi a correre nella direzione scelta da noi. Da un punto di vista tecnico grafico, il FIFA 21 current gen (ancora per poco), sostanzialmente non introduce nessuna novità di rilievo: come detto, il titolo sfrutta ancora il Frostbite 3 di casa EA, presentandosi in questa versione in una sorta di “stasi” estetica. A parte alcune piccole variazioni cromatiche, che hanno principalmente “colpito” i menù del gioco, FIFA 21 non presenta modifiche sostanziali rispetto al precedente capitolo. Qualche piccola miglioria è stata introdotta: ad esempio, è visibile una cura del dettaglio maggiore, esultanze più nitide e caratterizzate da animazioni meno “legnose”, scene di transizione più dettagliate sottolineate da un “passaggio” meno rigido, oltre una migliore gestione della luce in campo. Ma, nonostante le citate aggiunte (piccole ma gradite), l’esperienza estetica di gioco è rimasta sostanzialmente quella di FIFA 20, almeno graficamente. Il punto di domanda, ora, ovviamente è quello più scontato: riuscirà la nuova generazione a far compiere un netto passo in avanti al titolo, quantomeno da un punto di vista grafico? L’attesa è, relativamente, poca.

Fifa 21 è, quest’anno, il punto di riferimento del Calcio videoludico. Per le novità introdotte? Per una rivoluzione annunciata? In realtà, gran parte del merito va agli “avversari” che, in modo autonomo, si sono “ritirati” dalla competizione. Nonostante la mancanza di reali novità sia un gravoso bagaglio che da anni la serie si trascina dietro (un po’ per irrisolvibili questioni concettuali, un po’ perché “squadra che vince non si cambia”), Fifa 21 è un ottimo gioco e che vale l’acquisto principalmente se il titolo Electronic Arts non lo si acquista da tempo. Un acquisto, ancora, che aumenta smisuratamente di valore se si pensa che Electronic Arts ha garantito il passaggio a next gen in modo indolore (per i nostri portafogli). Ed è proprio sulla next-gen che scopriremo, effettivamente, se il titolo riuscirà a compiere quell’atteso passo in avanti che in tanti fan attendono.