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Recensione Fantasian: Neo Dimension

di: Simone Cantini

Se amate e ancora oggi vi dilettate con i jrpg, un pizzico di merito va riconosciuto ad Hironobu Sakaguchi, dato il suo enorme contributo fornito al genere nel corso degli anni. Se la Fantasia Finale del 1987 non ha tenuto fede al suo nome, di sicuro è anche grazie al lavoro svolto dal celebre designer nipponico, che tanto è riuscito a dare al mondo dei giochi di ruolo giapponesi. Ecco perché, quando il suo nome veniva accostato a produzioni ruolistiche, era davvero difficile rimanere indifferenti. Che poi è quello che è successo all’annuncio di Fantasian: Neo Dimension, ovvero la versione console della sua ultima fatica, uscita originariamente nel 2021 su dispositivi iOS. L’attesa dei fan di vecchia data più tradizionalisti sarà stata ripagata? Beh, non proprio, purtroppo…

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Ricordi scomposti

Accostarsi a Fantasian: Neo Dimension senza ritrovarvi al suo interno una sorta di bignami del modo di intendere i jrpg di Sakaguchi è davvero difficile, soprattutto se ci siamo dilettati già in precedenza con la stragrande maggioranza dei suoi lavori. Ogni passo, ogni personaggio, ogni meccanica pare gridare a gran voce la sua genia, al punto che gli appassionati meno inclini alla modernità che, tra alti e bassi, sta caratterizzando la new wave dei ruolistici giapponesi, troveranno sicuramente di che divertirsi. Perché la storia di Leo e dei suoi ricordi perduti, un viaggio a cavallo di varie dimensioni, naturalmente in compagnia di un cast quanto mai variegato e tutto sommato interessante (per quanto assai incline al déjà vu), ha comunque il suo bravo potenziale. I problemi sono da ritrovare, pertanto, in una pura questione di ritmo: pur non essendo affatto verboso (un vero unicum per un jrpg) il flow dell’esperienza è quanto mai ballerino e tedioso durante le prime battute, una volta superato l’incipit di gioco che richiama in modo smaccato quello di Final Fantasy VII, sia a livello di regia che di pura soundtrack (non a caso ad opera anche qua di Nobuo Uematsu). Tutto scorre via in maniera lentissima e poco accattivante, tra dialoghi rapidi ma assai invasivi, sparuti scontri casuali e non e, soprattutto, una narrazione che stenta a decollare.

La situazione cambia verso la prima metà, quando si inizia a scavare dietro l’infezione della Mechteria, un velenoso miasma che sta poco alla volta portando alla rovina il mondo di Leo. È a questo punto che le fila del discorso si fanno più serrate ed incisive, fino a giungere allo scontro con il primo villain di gioco, primo vero squillo di Fantasian: Neo Dimension. Peccato che dopo il gioco finisca per avvilupparsi nuovamente su se stesso, introducendo la seconda porzione (in origine il titolo è stato pubblicato in due distinte tranche), caratterizzata da un avvio fumoso ed inconcludente, che non fa altro che allungare in maniera sin troppo artefatta il brodo, tra l’altro anche in virtù di scelte di design davvero discutibili: si assiste, difatti, ad un repentino e marcato aumento della difficoltà, a cui si accompagna una diminuzione massiccia dei punti esperienza guadagnati dai personaggi, situazione che esaspera in maniera assai fastidiosa il grinding, sino ad ora assai contenuto e poco invasivo. Queste montagne russe non hanno certo giovato alla qualità generale, già di suo alquanto altalenante, situazione che potrebbe portare anche i giocatori più inclini a ripetere centinaia di battaglie casuali a mollare la presa anzitempo.

A ciascuno il suo

E dire che, per chi ama la tradizione dei jrpg, Fantasian: Neo Dimension rappresenta un piacevolissimo e riuscito ritorno alle origini, per quanto caratterizzato da meccaniche non troppo complesse e comunque abbastanza abusate. È pur vero, comunque, che non ci si stanca mai dei combattimenti gestiti dai cari e vecchi turni, in grado di garantire il giusto spessore tattico alle lotte. A questi si accompagna una peculiarità relativa alle linee di mira dei vati attacchi, che a seconda delle skill e dei personaggi impiegati, ci permetteranno di curvarne la traiettoria, così da poter raggiungere nemici in copertura, oppure colpirne un maggior numero in contemporanea.

Gli stessi personaggi, come prevedibile, hanno poi le loro brave caratteristiche uniche, così da garantire a ciascuno di loro un ruolo univoco, che ci permetterà di adattarsi alle varie battaglie grazie alla possibilità di switchare i 3 personaggi attivi con le riserve. Purtroppo solo dopo aver recuperato il resto del party nel corso della famigerata seconda porzione di gioco. Questa voglia di centellinare troppo le meccaniche si avverte anche nell’introduzione tardiva dell’albero delle abilità, che pure in questo caso richiederà di arrivare oltre metà dell’avventura prima di fare gradualmente capolino. Manca, come detto anche in fatto di narrazione, un ritmo coerente e stimolante, elemento che può far scaturire la noia in tempi brevi, a patto di non essere estremamente pazienti. Tutto appare troppo cheap e scolastico, a tratti anche sin troppo minimale nonostante le buone intenzioni, come si evince anche dall’esilissimo set di equipaggiamenti che è possibile sfruttare per ciascun personaggio, una manciata striminzita di personalizzazioni che non possono reggere il confronto con i pesi massimi del genere.

Origini manifeste

La stessa conversione di Fantasian: Neo Dimension non fa certo gridare al miracolo, visto il modo in cui non è assolutamente riuscita a mitigare quel suo mood da produzione pensata con in mente il mondo mobile. I menu e i pulsanti che li regolano, difatti, sono un maldestro pugno negli occhi, sgraziati e dozzinali come appaiono sugli schermi ben più generosi di quelli che hanno visto debuttare il gioco originale. La stessa grafica, che ha nei diorami che fungono da ambientazioni il suo maggiore punto di forza, risulta sacrificata in maniera marcata da questo passaggio a polliciaggi assai corposi, dato che il mero upscaling non può certo fare miracoli. Apprezzabile la presenza di un selettore della difficoltà, assente nella release originale al pari del voice over in inglese/giapponese, qua introdotto per l’eccezione.

Il fronte sonoro è inoltre impreziosito, come avrete già intuito, dal lavoro del leggendario Nobuo Uematsu, un nome che pur non avendo bisogno di chissà quali presentazioni sembra tradire un pizzico di stanchezza nei brani che accompagnano Fantasian: Neo Dimension. Non so se per la volontà di omaggiare il suo passato o meno, ma i vari temi che accompagnano l’azione lasciano trasparire a volte sonorità già sentite ed abusate, come nel caso delle partiture che accompagnano le primissime fasi di gioco, come detto sin troppo aderenti a quanto sentito in origine nella versione PS1 di Final Fantasy VII. Fa piacere, in tal senso, la possibilità di poter optare per dei brani alternativi nel corso degli scontri, vista la possibilità di selezionare elementi tratti da altri giochi (FF XVI, XIV e altri), ma resta comunque un semplice contentino. E non aiuta a risollevare il morale l’assenza di una localizzazione testuale in italiano, nonostante l’inglese utilizzato non sia poi così ostico.

A dispetto dei nomi coinvolti nello sviluppo di Fantasian: Neo Dimension, il titolo in questione non riesce a tenere pienamente fede al pedigree del suo creatore, complici alcuni scivoloni in fatto di puro design che mai ci saremmo aspettati da uno come Sakaguchi-san. Se il combat system tutto sommato classico può essere comunque una piacevole (ri)scoperta, è sicuramente più difficile perdonare il ritmo altalenante dell’avventura, che ha soprattutto nella sballatissima seconda metà il suo maggiore tallone d’Achille. Non giova nemmeno una conversione che introduce il minimo sindacale e che non riesce a mitigare a dovere il retaggio visivo figlio di uno sviluppo per dispostivi mobile. In definitiva, l’avventura di Leo e compagni e un jrpg non perfettamente a fuoco, che alterna cose buone ad altre decisamente più trascurabili. Da tenere solo in considerazione se si ha tantissima pazienza, e se non si può resistere al solo leggere i nomi di Hironobu Sakaguchi e Nobuo Uematsu.