
Recensione Elden Ring: Nightreign
di: Donato MarchisielloOgni nuova iterazione FromSoftware, nel bene o nel male, fa discutere. Elden Ring, l’ultimo capitolo della saga “principale” uscito ormai da circa tre anni, ha apportato tante novità all’assodata formula di quelli che, impropriamente, vengono definiti “soulslike”. Elden Ring Nightreign, il titolo di cui parleremo quest’oggi in questa sede, più che rinnovare, sconvolge per certi versi la formula ludica assodata da tempo, probabilmente andando a sublimare in modo estremo uno dei concept sotteso ad ogni ruolistico hardcore che si rispetto, ovvero quello di perfezionare al limite le nostre capacità combattive. Il tutto, naturalmente, puntando ad un’esperienza multigiocatore che, comunque sia, conserva una certa dose di strategicità. Ma è davvero ciò di cui la saga aveva bisogno? Bando alle ciance, ecco a voi la review di Elden Ring Nightreign per Xbox!

accettare i cookie con finalità di marketing.
Nightreign è un gioco d’azione in terza persona, dalle tinte ruolistiche e fortemente multigiocatore. Come ogni titolo FromSoftware che si rispetti, il gioco è impostato su di un livello di difficoltà elevato, rendendo gli scontri (specialmente quelli con i boss) molto impegnativi. Partiamo col sottolineare quello che, a nostro avviso, è un grossolano “errore” di interpretazione (ma d’altronde abbiamo gli occhi per leggere): nonostante nel nome del gioco vi sia il suffisso “Elden Ring”, con il leggendario capitolo della saga principale Nightreign spartisce solo l’estetica, l’ambientazione (seppur “rimescolata”) e larga parte del roster di cattivi, oltre ovviamente alla gran parte delle meccaniche più squisitamente combattive. Per il resto, specialmente a livello concettuale, i due prodotti sono distantissimi. Ed è bene sottolinearlo sin da subito: se esplorare a rilento ogni anfratto, muovere passi cauti e attenti e “frugare” in ogni angolino della mappa sono il vostro pane quotidiano, Nightreign non è (probabilmente) il gioco che fa per voi.
A differenza del capitolo madre, la nuova fatica FromSoftware è un gioco dall’altissimo dinamismo e che spingerà sull’esplorazione “fast and Furious” piuttosto che su quella più calma e mirata classica di ogni ruolistico che si rispetti (a maggior ragione, se hardcore). Anzi, potremmo dire che Nightreign punisca addirittura una certa lentezza “esecutiva”, data la meccanica intrinseca del prodotto stesso, costringendo le squadre a sfrecciare sulla mappa, evitando il classico “cerchio della morte” che si restringe nel tempo, al contempo raggiungendo dei punti di interesse specifici per diventare il più forte possibile e sopravvivere e sconfiggere il boss principale alla fine di ogni sessione di tre giorni. Una sessione completa può richiedere dai 45 minuti ad un’ora, o anche meno, se si muore lungo il percorso: dunque, in generale, una partita a Nightreign ci porterà via un bel po’ di tempo. Un fattore cruciale, che concentra il gioco in modo piuttosto stringente sulla sola esperienza combattiva, piuttosto che sull’ambientazione, il lore, la scoperta esplorativa ecc ecc. Nightreign offre due possibilità di gioco: una esperienza in singolo ed una in un team di tre giocatori.

Al momento, la prima presenta una sfida sicuramente più ardua della seconda, seppur FromSoftware sia già intervenuta per render le cose più semplici. Potremo ovviamente giocare con gli amici (inspiegabilmente, non però se si è su differenti piattaforme) oppure affidarci al matchmaking (seppur, giocare con persone random senza comunicazione rende l’esperienza, spesso, al limite del frustrante).
Nightreign, al momento, offre un’unica mappa piuttosto vasta, ricolma di vari punti di interesse esplorabili i quali verranno riposizionati in modo procedurale ad ogni sessione. Ognuno d’essi avrà uno scopo e consentirà l’ottenimento di specifici vantaggi, da una nuova fiaschetta per la salute, passando per oggetti leggendari e specifici tavoli da lavoro utili per potenziare il proprio arsenale. Nella mappa vi saranno molti fattori casuali che renderanno difficoltosa una partita, come ad esempio eventi speciali (specificatamente, dungeon con alla base un potente boss). E naturalmente, avremo facoltà di esplorare l’intera mappa utilizzando otto classi differenti, ognuna con un proprio background, uno stile unico di combattimento ed un approccio al gioco differente. Nonostante le classi siano tutte ben caratterizzate e diversificate, la complessiva equilibratura delle stesse non è ancora precisa al 100%, rendendo alcune più semplici da utilizzare rispetto ad altre.

Come ogni prodotto FromSoftware che si rispetti, anche in Nightreign la morte sarà una nostra cara compagna di viaggio. Una volta sconfitti in battaglia, torneremo al nostro quartier generale dove potremo dedicarci ad una serie di attività, tra la lettura di vari item utili per comprendere appieno la storia del gioco (ambientato, in sostanza, in una sorta di universo alternativo e speculare a quello di Elden Ring), passando per un’area dedicata al training ed una allo specifico potenziamento del personaggio ecc. Ecco, a questo proposito: probabilmente, uno dei punti più “controversi” della produzione, è proprio il senso di progressione legato all’esperienza in sé. Completare una mappa, nel bene o nel male, ci farà ottenere delle reliquie, sorta di “gioielli” da far “indossare” al nostro personaggio. Avremo tre spazi in cui inserire altrettante reliquie ed ognuna d’esse ci offrirà specifici vantaggi passivi. Nonostante offrano concreti vantaggi, in realtà esse non andranno a modificare radicalmente l’esperienza di gioco.
Ergo, per coloro che sentono la necessità di vedere il proprio personaggio “gonfio” d’esperienza accumulata e di equipaggiamento leggendario all’ultimo grido, ebbene, vi sarà poca carne da addentare. Anche per i proseliti della distribuzione statistica, il piatto sarà “magro”: ogni personaggio ha un proprio percorso di progressione e di innalzamento delle varie statistiche di gioco, personalizzato in base al ruolo ma standard ed “intoccabile” da parte del giocatore. Quindi non sarà possibile personalizzare il modo in cui essi salgono di livello ne’ creare build specifiche da questo punto di vista (seppur vi sia una selezione di armi piuttosto ampia): una scelta di design che semplifica l’esperienza, concentrando quindi l’attenzione sulle veloci dinamiche di ottenimento di tutte le risorse necessarie nel minor tempo possibile, anche grazie a nuove possibilità di movimento (come il potersi arrampicare saltando o l’assenza di danno da caduta).

Da un punto di vista tecnico, Nightreign offre sostanzialmente un’estetica ed un comparto molto vicino a quello di Elden Ring. Se esteticamente l’opera di FromSoftware, anche grazie al riutilizzo di una buona fetta di asset provenienti dal capitolo principale, si mostra splendida e accattivamente, da un punto di vista tecnico c’è qualcosa da migliorare. Specialmente per quanto concerne il frame rate, sostanzialmente stabile ma che ogni tanto si lascerà andare a repentini cali. Abbiamo riscontrato, in aggiunta, una certa tendenza dei nemici, specialmente quelli di grandi dimensioni, ad incastrarsi negli elementi dello scenario, rendendo il combattimento alle volte forzatamente complicato. Nulla da eccepire per quanto concerne il sonoro, come sempre di alto livello e che contempla effetti sonori di prim’ordine a tutto campo.

Elden Ring: Nightreign non è un gioco di ruolo classico ma, piuttosto, un action competitivo dai moderati colori ruolistici. E’ bene sottolinearlo perché, naturalmente, le due nomenclature sono destinate a correre vicine, ma su due linee parallele. Nonostante non sia privo di difetti, l’opera di FromSoftware è comunque un’esperienza immersiva ed impegnativa, il cui culmine lo raggiunge nella specifica esperienza a tre giocatori. Vi sono diversi limiti, concettuali e contenutistici, che rendono il gioco probabilmente non proprio adatto a tutti (fan di Elden Ring compresi) o difficoltoso da metabolizzare. Però, il gioco ha dalla sua un certo fascino ed è una delle esperienze cooperative più intriganti degli ultimi anni, offerta comunque ad un prezzo onesto.