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Recensione Eagle Flight

di: Simone Cantini

Volare, librarsi senza freni nel cielo come gli uccelli e sentire sulla pelle la carezza suadente del vento ha rappresentato, sin dall’antichità, uno dei desideri più ambiti dal genere umano. Miti e leggende sono nati attorno a questa ancestrale voglia di libertà aerea, testimoni imperituri di fallimenti e successi insperati. E poteva un così nobile sogno isolarsi brutalmente dal mondo dei videogiochi? La risposta, grazie al PlayStation VR, si fa oggi ancora più veemente grazie ad Eagle Flight, nuovo titolo Ubisoft che promette di coprirci letteralmente delle piume di un’aquila calva, per permetterci di scorrazzare in lungo e in largo nei cieli di una Parigi mai conosciuta.

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Per i cieli di Parigi

Accolto con un certo scetticismo anche dal sottoscritto in occasione della sua presentazione ufficiale avvenuta durante il PlayStation Experience 2015, dopo aver passato alcune ore in compagnia di Eagle Flight non posso che ritenermi decisamente (e positivamente) sorpreso. Il lavoro svolto dagli inossidabili ragazzi di Ubisoft Montreal, difatti, si è rivelato sin da subito un’esperienza decisamente più ricca di quanto un primo sguardo superficiale avrebbe fatto intendere. Colpisce, in prima istanza, la presenza di una campagna single player che, pur non raggiungendo la ricchezza e varietà dei videogames più “classici”, si è presentata insperatamente corposa, grazie soprattutto alla sua difficoltà ben dosata e all’introduzione di numerose sfide opzionali. Se è vero che per esaurire l’epopea del nostro piccolo aquilotto, che seguiremo dallo schiudersi del suo uovo sino all’età adulta, non porterà via più di 3 ore, è tutto il corollario di attività collaterali a permettere alla longevità complessiva di Eagle Flight di impennarsi bruscamente. Già solo la raccolta dei vari collezionabili, rappresentati da pesci e piume che ricordano le gesta di un certo Ezio Auditore (lo conoscete?), grazie ad una talvolta subdola disposizione degli stessi rappresenterà un discreto passatempo. Il grosso, però, sarà costituito dalle varie sfide opzionali, il cui accesso verrà reso disponibile accumulando delle stelle: ognuno di questi task accessori, così come le missioni principali, permetterà di accumularne fino a tre, a seconda del tempo che impiegheremo per completarle. Dimostrarsi particolarmente abili, inoltre, ci permetterà di scalare le classifiche online di cui ciascuno dei vari stage è provvisto, andando così a costituire un ulteriore stimolo per nuovi playthrough. Anche la varietà delle differenti sortite non è male, ovviamente se rapportata al prezzo budget a cui Eagle Flight è commercializzato: tra voli prettamente acrobatici, in cui dovremo attraversare numerosi checkpoint circolari, missioni di raccolta oggetti, combattimenti all’ultima ala, oppure scorribande all’interno di labirintiche sezioni sotterranee, la proposta ludica del titolo Ubisoft può ritenersi senza dubbio soddisfacente. Decisamente più blando il tono della narrazione, utile unicamente a fungere da esile collante al progressivo sblocco dei vari distretti parigini e delle differenti quest, secondarie e non. Interessante invece il setting, il quale ci propone una Parigi distopica in cui gli esseri umani sono completamente scomparsi, lasciando campo libero alla popolazione animale in una maniera che, al netto dei toni decisamente meno cupi e decadenti, mi ha riportato alla mente le atmosfere del particolarissimo Tokyo Jungle.

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Una questione di testa

Sul versante del gameplay Eagle Flight si è rivelato un’esperienza davvero solida e ben strutturata. I comandi di movimento, gestiti interamente attraverso il movimento della testa, sono precisi e reattivi: per controllare il nostro baldo aquilotto non dovremo fare altro che inclinare il visore nella direzione desiderata. Ovviamente a movimenti più stretti e bruschi corrisponderà una variazione di percorso più repentina, espediente utilizzato in maniera davvero efficace per cambiare in volo le varie traiettorie. Il pad verrà utilizzato unicamente per gestire la velocità di crociera (tramite R2 e L2), oltre che ad utilizzare le abilità di combattimento del nostro pennuto. Queste ultime, oltre che nella campagna, avranno la loro indispensabile utilità giocando in modalità multigiocatore. A dispetto del mio ulteriore scetticismo, anche questa funzione si è rivelata nel complesso sufficiente: in una particolare versione del classico Capture the Flag, due squadre composte da un massimo di 3 giocatori si sfideranno nei cieli di Parigi per conquistare una succulenta preda, che dovrà ovviamente essere riportata al nido di appartenenza per segnare un punto. Gli scontri sono risultati davvero piacevoli e divertenti, anche se alla lunga pesano le assenze di una qualsiasi forma di modalità alternativa e di progressione del nostro personaggio. Forse un po’ troppo essenziale, per quanto funzionale. Semplice, ma nel senso più positivo del termine, il comparto tecnico, che può vantare una direzione artistica stilizzata ma sicuramente d’effetto, i cui echi si perdono nelle esili geometrie già vissute in The Witness. Ottimo il comparto sonoro, forte di temi orchestrali ben scritti e capaci di spaziare dall’epico al rilassato, risultando sempre ben amalgamanti al contesto.

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Finalmente fuori dal suo caldo guscio, pronto a spiccare il grande balzo, Eagle Flight si è rivelato un’esperienza VR onesta e ben rapportata al suo contenuto prezzo di vendita. Di sostanza da giocare ce ne è, prevalentemente in singolo, grazie alle numerose missioni in grado di fornire sempre nuovi stimoli per essere affrontate e sviscerate in ogni loro aspetto. Peccato per il sin troppo essenziale comparto multigiocatore, sì divertente ma dall’appeal che potrebbe finire con lo scemare un po’ troppo rapidamente. L’augurio è che il titolo venga ampliato con nuovi contenuti, magari gratuiti, in grado di fornire nuova linfa ad Eagle Flight. Nella sua forma attuale il titolo Ubisoft rappresenta comunque un battesimo dell’aria rispettabile: il pericolo di emulare Icaro è stato, fortunatamente, scongiurato.