Recensioni

Recensione Dredge

di: Simone Cantini

Il mare è la voce del mio cuore, cantava qualche anno fa Sergio Bruni, e dopo aver portato a termine l’avventura marittima che è alla base di Dredge, non posso che concordare pienamente con simili versi. Un racconto molto più intimo del previsto, quello tratteggiato dai ragazzi di Black Salt Games, capace di celare sotto la sua apparente salmastra quotidianità, un disturbante incubo ad occhi aperti, in cui aberrazioni ittiche, culti sinistri ed un doloroso passato contribuiscono a dare vita ad una produzione tanto affascinante, quanto peculiare. Siete pronti a lasciarvi trascinare lontani, come successo a me, da queste onde digitali?

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E il naufragar m’è dolce in questo mare…

La vita dei lupi di mare è da sempre all’insegna della costante insicurezza, perennemente in balia del volere mutevole delle onde e dei venti, capaci di portare letteralmente l’esistenza verso lidi spesso impensabili e sconosciuti. Ed è quello che capita al nostro protagonista di Dredge, un pescatore che ha deciso di rispondere alla richiesta di Midolla Maggiore, portuale cittadina sperduta chissà dove in una sconosciuta distesa d’acqua, attualmente in cerca proprio di qualcuno in grado di procacciare il pesce necessario al sostentamento dei suoi abitanti. Un nuovo lavoro per un vecchio impiego, il cui precedente incaricato pare sparito in circostanze misteriose, ma non è certo un nostro problema, dato che tutto quello che desideriamo è abbandonarci alla nostra routine di pesca, nel tentativo di tenere lontani i ricordi di un passato che sembra nascondere molto più di quanto la superficie lascia intravedere. Eppure c’è qualcosa che si agita in questa acque oscure, capaci di tarparci le ali ancor prima di prendere possesso dell’impiego, quando una tempesta finirà con il distruggere la nostra imbarcazione, lasciandoci inermi sulla costa che circonda la cittadina. Un nuovo inizio è possibile solo grazie all’aiuto del sindaco di Midolla Maggiore, che si occuperà di fornirci un nuovo mezzo, tramite il quale potremo finalmente iniziare a razziare la fauna ittica della zona, così da guadagnare anche un po’ di denaro, tramite il quale procedere al miglioramento della nostra imbarcazione e dell’attrezzatura di bordo. Un loop placido e apparentemente a prova di rischi, a patto di tenere a mente un semplice monito: mai avventurarsi fuori dal porto una volta calate le tenebre. Oscure e sinistre presenze, difatti, sembrano aggirarsi nel buio, al cui interno si agitano sussurri e ombre in grado di mettere seriamente a repentaglio la nostra sanità, sia fisica che mentale. Però, come sempre, resistere al fascino suadente del proibito non sarà semplice, anche perché molte delle prede più preziose ed ambite potranno essere pescate solo in assenza di luce. Proprio come le acque che sono il teatro delle vicende, Dredge è un gioco dalla natura duplice, capace di celare sotto la sua ittica superficie un racconto ben più cupo e misterioso di quello che le premesse potrebbero lasciare supporre. Un titolo, quello sviluppato da Black Salt Games, che saprà rapire i giocatori grazie ad un loop ludico tanto semplice quanto assuefacente, che ci vedrà muoverci come ipnotizzati dalle onde, in cerca tanto delle nostre prede quanto della nostra identità. Un racconto che pesca a piene mani dalla mitologia lovecraftiana, senza mai citarla apertamente, che a tratti ricorda le atmosfere di The Sinking City, pur con i dovuti distinguo, in cui il confine tra follia e sanità si andrà ad assottigliare sempre più, man mano che ci avvicineremo ai titoli di coda. E proprio come il nostro sciagurato pescatore, mi sono trovato io stesso a rifuggire ai moniti degli abitanti di questo fittizio arcipelago di anime perdute, ritrovandomi inconsapevolmente a giocare nel cuore della notte, come ipnotizzato dal movimento di queste affascinanti onde digitali, spingendomi con noncuranza oltre la linea dell’orizzonte, mentre attorno a me si agitavano sussurri e ombre pronte a ghermire la mia fragile imbarcazione. Intelligenti e sorrette da una sceneggiatura incisiva, per quanto mai troppo invadente, le 8 ore abbondanti (aumentabili in modo significativo se vorremo anche completare tutti gli incarichi secondari) che mi hanno portato ad esplorare in lungo ed in largo la mappa di Dredge, sono riuscite a regalarmi un’esperienza tanto semplice da descrivere, nella sua ossatura, quanto profonda ed intrigante nella sua essenza più nascosta.

L’ultima onda

In Dredge si pesca e si naviga, e sarebbe strano il contrario visto anche il setting del titolo. Per farlo avremo a disposizione, almeno inizialmente, una piccola imbarcazione e delle canne da pesca capaci di lavorare soltanto nei pressi del porto di Midolla Maggiore. Proseguendo nell’avventura ed accumulando denaro, vendendo il nostro bottino ai vari negozi, potremo mettere le mani, poco alla volta, su ulteriori potenziamenti, in grado di garantirci un maggiore raggio d’azione, oltre a permetterci di spingerci ben oltre le rassicuranti acque costiere, per raggiungere nuove zone di pesca e nuove destinazioni. Importante sarà la gestione dello spazio presente a bordo del vascello che, in perfetto stile Tetris (o valigetta alla Resident Evil, tanto per rimanere vicini ad un prodotto recensito solo pochi giorni fa), ci chiederà di incastrare alla meglio i vari strumenti ed il pescato, così da massimizzare l’esito di ogni battuta di pesca. L’azione principale in questione, una volta raggiunti i vari banchi di pesce, verrà portata a termine superando dei semplici minigiochi, mai troppo impegnativi a dire il vero. Occhio, però, ad affrontarli con troppa superficialità, dato che sbagliargli vedrà il tempo a nostra disposizione scorrere ancor più velocemente (così come avverrà quando navigheremo), con il rischio di trovarci avvolti dall’oscurità a miglia di distanza da un approdo sicuro. Vagare nelle tenebre, rischiarati dalla flebile luce di bordo, magari senza aver riposato a dovere in un porto, causerà l’aumento di quelle minacce apparentemente impalpabili descritte in precedenza: frutto della nostra follia incombente o reali pericoli figli di una minacciosa entità sommersa? Come detto, il confine tra sanitò mentale e realtà si andrà affievolendo sempre più, onda dopo onda, dopo onda, dopo onda…
Dormire, riparare il battello, salpare, pescare, ritornare, magari dopo aver completato anche i vari compiti richiesti da alcuni particolari abitanti del luogo, questo è il loop che caratterizza il flow di Dredge, invero non molto vario nella sua essenza, capace di esaurire le sorprese nel giro di pochissimo, ma ammantato da un fascino oscuro che, al pari di presenze sinistre in grado di insinuarsi nella stiva, riesce ad attecchire con facilità nell’animo del player. Quasi come un lontano e flebile canto di una demoniaca sirena.

Sotto il pelo dell’acqua

Anche a livello puramente stilistico, Dredge riesce a colpire nel segno, combinando una spensierata semplicità estetica ad una serie di illustrazioni ammantate da un alone disturbante, figlio di tratti decisi e marcati, che in più di un’occasione richiamano alla mente echi espressionistici. A tutto ciò, oltre che al racconto che si agita sotto la superficie, fa da contraltare un ambiente capace di sottintendere una improvvida spensieratezza, a tratti bucolica (per quanto marittima), in cui i riflessi del paesaggio sull’acqua sembrano volersi sforzare oltre misura per nascondere alla vista gli orrori che si celano negli abissi. Un ciclo giorno/notte in tempo reale di pregevole fattura, unito ad un motore fluido ed impeccabile, si fondono con il placido rumore delle onde, interrotto di tanto in tanto da brevi partiture sempre calzanti, capaci di fondersi con efficacia tanto con le situazioni che con gli inquietanti rumori ambientali. Ed il tutto è pure ottimamente localizzato in italiano: cosa chiedere di più?

Mutevole, tanto quanto il mare che ha scelto come ambientazione, Dredge nasconde al suo interno due anime distinte, caratterizzato come è dal suo essere (in apparenza) un semplice e divertente gioco di pesca, a cui si affianca un racconto ben più cupo e sfaccettato, capace di mettere in piedi un mondo molto più tormentato di quello che il rassicurante porto di Midolla Maggiore lascia supporre. Il titolo di Black Salt Games non si vergogna di mettere immediatamente sul piatto tutte le proprie verità ludiche, lasciando al racconto il compito di scoprire poco a poco le carte. Un titolo sicuramente molto più maturo ed intrigante di quello che si potrebbe pensare, che saprà rapire chiunque riuscirà a scandagliare le torbide acque e portare in superficie il passato del nostro pescatore.