Recensione Dragon’s Dogma: Dark Arisen
Che piaccia o meno è innegabile come l’attuale generazione di console abbia fatto registrare un sensibile declino dell’industria videoludica nipponica. Questa, avviluppata sui suoi schemi tecnici e stilistici talvolta non proprio freschissimi, ha finito con il subire il distacco da parte delle produzioni occidentali, meno restie a brusche e consistenti virate contenutistiche. Ulteriore conferma di questo scenario è dato da Dragon’s Dogma, titolo ruolistico della giapponesissima Capcom capace di coniugare (seppur con qualche difetto di troppo) queste due antitetiche scuole di pensiero. Ed ecco che oggi, quasi a voler confermare l’impegno profuso dalla compagnia nel mantenimento di questa nuova IP, è giunto nei negozi Dragon's Dogma: Dark Arisen, versione riveduta e corretta (oltre che ampliata) del titolo.
di: Simone CantiniChe piaccia o meno è innegabile come l’attuale generazione di console abbia fatto registrare un sensibile declino dell’industria videoludica nipponica. Questa, avviluppata sui suoi schemi tecnici e stilistici talvolta non proprio freschissimi, ha finito con il subire il distacco da parte delle produzioni occidentali, meno restie a brusche e consistenti virate contenutistiche. Ulteriore conferma di questo scenario è dato da Dragon’s Dogma, titolo ruolistico della giapponesissima Capcom capace di coniugare (seppur con qualche difetto di troppo) queste due antitetiche scuole di pensiero. Ed ecco che oggi, quasi a voler confermare l’impegno profuso dalla compagnia nel mantenimento di questa nuova IP, è giunto nei negozi Dragon’s Dogma: Dark Arisen, versione riveduta e corretta (oltre che ampliata) del titolo.
Rotta verso l’ignoto
Pur potendo indurre in inganno in merito alla sua effettiva natura, è bene chiarire come Dark Arisen non sia affatto un semplice DLC dedicato al capitolo originale: all’interno del disco, difatti, in aggiunta all’area extra è ospitata tutta la campagna principale, unitamente ad una serie di extra e migliorie che tentano di smussare gli angoli più indigesti della prima edizione. Ovviamente tutti coloro che si sono già gustati il gioco in precedenza potranno importare senza danno il vecchio salvataggio, di modo da poter partire senza ulteriori ritardi alla volta della minacciosa isola di Nerabisso. Questa nuova location, raggiungibile dal molo della città di Cassardis, costituirà una sfida di tutto rispetto, a causa del suo elevato livello di difficoltà, di gran lunga più elevato di quello che contraddistingue la main quest originale, al punto che la stessa Capcomraccomanda di non affrontarla con personaggi di livello inferiore al 50esimo. A contraddistinguere l’isola dal resto ci penseranno, inoltre, una serie di nuove creature partorite dalla mente dei designer nipponici, tra cui vale la pena di ricordare il letale (per l’appunto) Morte, capace di comparire in maniera del tutto casuale e di sgominare con un sol colpo anche i party più agguerriti. Con le sue atmosfere fortemente dark e le ricercate architetture che confermano la bontà delle idee del team di programmatori, Nerabisso si allontana con veemenza dall’essere semplicemente un contentino, utile più a rimpinguare le casse degli sviluppatori piuttosto che appagare i polpastrelli dei player.
Effetto lifting
Nerabisso fornirà quindi l’occasione di dare uno sguardo a nuove e più cupe architetture, a testimonianza dell’impegno stilistico compiuto da Capcom nella realizzazione di questa extended version, elemento riscontrabile anche negli elementi già rilasciati in precedenza che beneficiano adesso di una rinnovata pulizia. Ovviamente le migliorie riscontrabili in Dark Arisen non sono tutte puramente estetiche, dato che non manca anche tutto un nutrito set di aggiunte contenutistiche: il team di programmatori ha infatti ampliato in maniera consistente il numero di abilità disponibili, gli oggetti, le armi e le armature, in modo da incrementare notevolmente la capacità di personalizzazione del proprio alter-ego. Non mancano, inoltre, nuove pedine e personaggi, mentre per i nippofili incalliti farà senza dubbio piacere la presenza del doppiaggio originale. Migliorato anche il sistema di spostamento, uno dei veri punti dolenti dell’originale Dragon’s Dogma, adesso reso più tollerabile dal sensibile aumento dei punti di teletrasporto.
Dragon’s Dogma: Dark Arisen, pur non raggiungendo le vette toccate da produzioni della levatura di Dark e Demon’s Souls, riesce a rendere più digeribile ed ampio un titolo già di per sé decisamente convincente. Di sicuro è palese la volontà di Capcom di valorizzare quella che, al momento, sembra essere una IP molto cara alla casa di Osaka. L’idea di non rilasciare l’espansione anche stand alone, come semplice DLC, obbligando pertanto i possessori del capitolo originale ad un nuovo esborso, potrebbe far storcere la bocca, ma considerando il prezzo contenuto a cui è possibile recuperare il disco di gioco, unito alla consistente mole di aggiunte, è possibile chiudere volentieri un occhio. Di certo, nonostante gli evidenti sforzi profusi, rimangono ancora alcune imperfezioni di fondo, ma la strada imboccata per limare e migliorare ulteriormente questa saga sembra essere quella giusta.