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Recensione DOOM rivive su Xbox Live

DOOM, lo sparatutto per antonomasia, torna su Xbox Live per farvi rivivere le atmosfere claustrofobiche di un tempo. Avrete ancora il fisico per reggerlo?

di: king_lizard

Per la gioia di coloro che erano finalmente riusciti a riacquistare il sonno, dopo ore di ansia ed angoscia passate a girovagare in labirinti claustrofobici, DOOM fa il suo ritorno su Xbox Live. Messi da parte alcuni dubbi, Bethesda ha deciso di riproporre il piccolo gioiellino di casa id Software nel panorama Arcade ad un prezzo veramente simbolico, rendendolo abbordabile agli alunni della vecchia scuola ed alle nuove leve in apprendimento. Perché bisogna riconoscerlo: per quanto riguarda gli FPS, DOOM è l’alba de Il Re Leone sull’orizzonte videoludico, senza nulla togliere al suo precursore Wolfenstein 3D (sempre della id Software, ndr) che, seppure con una grafica ancora più primitiva, ne anticipò le meccaniche. In quest’ottica la recensione è svolta semplicemente per assolvere gli oneri redazionali, giacché il titolo ha già fatto la storia del genere ed ha ben poco di innovativo nella sua ultima riedizione.

Piacere, sono l’Ansia

Sebbene l’idea originaria fosse quella di creare una trama profonda ed avvincente con relativi risvolti nel gameplay, alla fine si è optato per qualcosa di semplice e lineare poiché “la trama in un videogioco, è come la trama in un film porno. Ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente”, secondo John Carmack (uno dei principali sviluppatori, ndr). Dunque prendete Aliens Scontro Finale e mescolatelo ben bene a La Casa 2 (due successi cinematografici rispettivamente del 1986 e 1987, ndr), per ottenere uno sparatutto dalle planimetrie surreali e budella a go-go. Nei panni di Doomguy, il marine Flynn Taggart dei libri dedicati alla serie, vi ritroverete in un vero e proprio inferno dopo essere stati deportati su Marte per aver disobbedito agli ordini di un superiore. Per conto della Union Aerospace Corporation dovrete investigare sulle strutture di teletrasporto di Phobos e Deimos, i due satelliti del pianeta, dopo che da queste sono iniziate ad uscire orde di creature infernali. La trama si articola in quattro capitoli indipendenti, uno per ogni luna, un altro per il soggiorno all’Inferno e l’ultimo per il ritorno a casa. Badate bene, DOOM è uno sparatutto purosangue, per cui non avrete scene di intermezzo ed effetti speciali per riprendere fiato, ma dovrete farvi strada tra nemici assetati di sangue senza un attimo di tregua. Sono disponibili vari livelli di difficoltà ed i più intraprendenti potranno misurare le proprie abilità in Ultraviolenza ed Incubo, anche se in termini di gioco le differenze tra le ultime due modalità sono abissali. La prima, tutto sommato, non causerà troppi problemi per chi è cresciuto a pane e proiettili, mentre la seconda vi porterà a livelli di frustrazione massima a causa del respawn infinito dei nemici e della velocità con cui quest’ultimi siano capaci di colpirvi prima ancora che mettiate il naso fuori dal riparo. Un incubo a tutti gli effetti a cui vanno a sommarsi i deficit dell’epoca, come il puntamento automatico che non vi consentirà di mirare liberamente il bersaglio, ma vi basterà puntare l’arma contro di esso, a prescindere dall’altezza a cui si trovi, e lasciare che il gioco faccia il resto. Un’ulteriore difficoltà è rappresentata dai comandi che, per quanto minimali e ben collocati sul pad, non consentono una scelta rapida delle armi. Si sa, quella era una prerogativa del tastierino numerico e, sebbene sia apprezzabile l’idea di mantenere l’impostazione originaria, le creature infernali non staranno a guardare mentre frugate nelle tasche. Una volta ambientati nell’epoca, tutto ciò non rappresenterà un grosso problema e riuscirete a divertirvi tra estenuanti mattanze e la scoperta di passaggi segreti.

DOOM disse “morte!” e deathmatch fu

Ebbene sì, DOOM fu il primo gioco ad avere una modalità in cui i giocatori potevano scannarsi a vicenda, ma i 56k non consentivano scontri di massa e le sfide si riducevano ad un semplice 1 Vs. 1, a meno che non si avesse una rete di computer collegati su cui si poteva arrivare ad un massimo di quattro giocatori. Anche quest’ultima versione è dotata di modalità deathmatch e co-op, da giocare in rete o in locale con schermo condiviso. Tuttavia nel 2012 non dovrete far fronte a connessioni scadenti, ma ad una gamma di titoli blasonati che offrono un’esperienza di gioco più articolata (per ovvie ragioni), motivo per cui l’ambiente multiplayer non è molto popolato. È pur sempre straordinario osservare come possa essere così completo un gioco dei primissimi anni ’90 (il comparto multiplayer di Wolfenstein 3D fu implementato solo in seguito, ndr) e lo sono ancor di più le novità grafiche! Il titolo sfrutta un motore che consentì, all’epoca, di applicare caratteristiche mai viste nei giochi precedenti, come l’implementazione di texture, illuminazione variabile, diversi livelli di altezza ed una maggiore interattività con l’ambiente. Tutte le animazioni, a partire dalle mani di Doomguy sino ai nemici, furono realizzate fotografando modelli reali e ritoccandoli in seguito al PC. Nel tempo abbiamo assistito a svariate edizioni che si sono spinte sino ad un 3D più evoluto, ma nel nostro caso DOOM si ripresenta su Xbox Live con un piacevole lifting e fondamentalmente come mamma l’ha fatto (senza il supporto widescreen, purtroppo). Il comparto audio è il meno virtuoso in termini di creatività, infatti la maggior parte degli effetti sonori furono presi da librerie royalty free, mentre le melodie claustrofobiche furono campionate da pezzi dei Metallica, Pantera e Slayer con la dovuta destrezza per non incorrere in infrazioni di copyright.

Who’s your daddy?

A conti fatti non ci si stupisce della meritata fama di cui gode questo titolo; nonostante la grafica e le meccaniche obsolete, ancora oggi DOOM riesce a regalare le stesse sensazioni opprimenti di quasi vent’anni fa. Questa è la vera magia del gioco, la capacità di farvi immedesimare a distanza di un ventennio come l’ultimo Call of Duty sul mercato! Certo, per chi ha giocato e rigiocato le vecchie edizioni, è un affare trascurabile, ma per 400 Microsoft Point vale la pena mandare i neofiti a scuola.