Recensione DiRT: Showdown, un concentrato di distruzione
Correre e distruggere è uno spasso. D’altronde non capita spesso di potersi mettere alla guida di un veicolo con il solo obiettivo di fare più danni possibili, accartocciando i mezzi altrui con spinte, tamponamenti e urti di ogni tipo.
Ma in DiRT: Showdown tutto questo è realtà: a bordo di differenti vetture da corsa, da macchine d’antiquariato a bolidi ben più moderni e resistenti, il giocatore dovrà per prima cosa cercare di far fuori gli avversari, nei modi più fantasiosi e violenti possibili. Gareggiando in tracciati che, più che piste da percorrere a folli velocità, sembrano arene preparate per affrontare con il massimo della grinta duelli violenti e acrobazie spericolate.
di: Giorgio "Nadim" Catania
Correre e distruggere è uno spasso. D’altronde non capita spesso di potersi mettere alla guida di un veicolo con il solo obiettivo di fare più danni possibili, accartocciando i mezzi altrui con spinte, tamponamenti e urti di ogni tipo.
Ma in DiRT: Showdown tutto questo è realtà: a bordo di differenti vetture da corsa, da macchine d’antiquariato a bolidi ben più moderni e resistenti, il giocatore dovrà per prima cosa cercare di far fuori gli avversari, nei modi più fantasiosi e violenti possibili. Gareggiando in tracciati che, più che piste da percorrere a folli velocità, sembrano arene preparate per affrontare con il massimo della grinta duelli violenti e acrobazie spericolate.
Insomma, una goduria per chi ama i demolition derby – corse fuori di testa realmente esistenti, a cui il gioco si ispira – e ha adorato l’ormai storico Destruction Derby di Reflections Interactive, uscito nel lontano 1995 per la prima PlayStation.
Scopriamo assieme quindi quanto questo spin-off della serie DiRT sia degno delle vostre attenzioni.
Distruzione e non solo…
Sviluppato e pubblicato sempre dai talentuosi ragazzi di Codemasters, questo capitolo della famosa saga rally rinnega le sue radici, sconfinando in un mondo che nulla ha a che fare con lo sport tanto amato dal leggendario pilota scozzese Colin McRea.
Una volta cominciato DiRT: Showdown il giocatore, dopo aver scelto il nome ed il cognome del proprio pilota, nonché un simpatico nickname, può cominciare la sua carriera da pilota professionista. Viene così catapultato immediatamente a bordo di una vettura, intenta a percorrere un tracciato a forma di otto. Lo scopo? Quello di sopravvivere alla corsa, possibilmente arrivando sul podio. Un ottimo incipit per apprendere rapidamente le semplici basi del gioco.
Si scopre perciò che ogni vettura presente in campo può ricevere un determinato numero di colpi da quelle avversarie, che vanno ad intaccare più o meno pesantemente la “barra vitale” di cui è provvista. Una volta che questa si esaurisce completamente, il mezzo viene inevitabilmente distrutto – ricevendo in base al tipo di partita dei malus differenti. Per evitare di mandare il proprio mezzo alla discarica conviene quindi correre, accelerando e frenando, derapando, utilizzando il turbo – che si ricarica con il passare dei secondi o andando addosso ai rivali – e usando un po’ di inventiva, cosa che non guasta mai.
Vinta la prima, semplice gara si comincia a fare sul serio. Accompagnato perennemente dal chiacchierone cronista del festival, il giocatore può cimentarsi in differenti tipi di gare. La varietà di certo non manca: ci sono gare in cui si vince distruggendo il maggior numero di concorrenti, altre in cui ci si limita a buttarli fuori da un’arena, altre ancora in cui bisogna sopravvivere il più a lungo possibile nei panni di uniche prede da essere demolite dagli avversari. Ma sono presenti anche eventi un po’ più tradizionali, in cui l’obiettivo è semplicemente quello di correre e arrivare primi, conquistare settori dei tracciati stabilendo record di velocità o sfidare un altro pilota in coreografiche acrobazie, o altro ancora. Arrivando primi, si ottengono soldi utili per comprare nuovi veicoli o potenziare quelli già sbloccati, rendendoli più potenti, veloci o facili da manovrare. E si sbloccano altri eventi, più complicati e lunghi, che vanno a testare in maniera sempre più profonda le capacità del giocatore, costretto anche ad affrontare più prove in un’unica gara.
Quantità che viene affiancata da una qualità abbastanza elevata. Il gameplay infatti è spiccatamente arcade, e la sua natura si sposa alla perfezione con quella delle sfide. Permette quindi derapate in quantità, come è logico attendersi da un titolo simile, salti spettacolari e scontri vari, che restituiscono ottimamente la sensazione di violenza di quelli più brutali. Non mancano però alcuni piccoli nei nella produzione. Uno è costituito da una poca varietà nella tipologia dei mezzi, che si guidano così tutti in maniera abbastanza simile, con la differenza legata quasi solo alla resistenza agli impatti. Nulla di così fastidioso, ma alla fin fine le uniche vetture a differenziarsi davvero sono quelle utilizzate nelle sfide Head 2 Head – in cui, come già accennato, si sfida un pilota a furia di acrobazie, in quella che ricorda da vicino la modalità Gymkhana di DiRT 3 – che privilegiano la velocità e l’aderenza con il terreno alle caratteristiche di quelle usate nelle altre modalità.
Anche l’intelligenza artificiale non si rivela così elaborata. Ciò non toglie che gli avversari riusciranno comunque a mettere il bastone tra le ruote al giocatore, tramite speronamenti e sportellate varie, ma i piloti più esperti riusciranno ad avere facilmente la meglio negli eventi più semplici, iniziando a riscontrare una maggiore difficoltà solo nelle gare più complesse. Un’ultima critica la si può muovere anche alla fisica che muove le vetture, non sempre realistica e anzi, alcune volte un po’ assurda, con bolidi di centinaia di chili sollevarsi come se fossero lattine pronte a essere accartocciate.
Piloti, tracciati e musica a tutto volume!
Nel caso ci si volesse prendere una pausa dalla modalità Showdown Tour, ovvero la carriera, ci si può concentrare su quelle rimanenti. Ecco quindi la prima, denominata Joyride. In questa il giocatore può mettersi al volante di un bolide per esplorare liberamente un paio di location aperte, divise in aree, in cui portare a termine varie e semplici missioni – derapare tra container o piattaforme varie, saltare da una rampa all’altra – o raccogliere numerosi collezionabili. Nulla di particolarmente esaltante, ma una trovata tutto sommato buona per passare un po’ di tempo a compiere acrobazie assurde, distruggendo lentamente il proprio mezzo.
Ad aggiungere ulteriore longevità al gioco ci pensa il comparto online, con modalità che ricalcano quanto visto nel singleplayer, che divertono e intrattengono proprio come ci si aspetterebbe da un gioco Codemasters. Ovviamente non mancano classifiche, statistiche e quant’altro ci si possa aspettare da una produzione del genere, che lascia così al giocatore la possibilità di confrontare i propri risultati con quelli degli amici, e di sfidarli. A colpi di sportellate e frontali, in gare in cui solo il più forte ne uscirà salvo.
Dal punto di vista tecnico non si può muovere alcun tipo di critica a DiRT: Showdown. Sia per quanto riguarda il comparto grafico, che quello sonoro.
Per quanto riguarda il primo, bisogna ammettere che le vetture sono state riprodotte in maniera impeccabile, con modelli ricchi di dettagli, che a furia di scontrarsi con gli altri si distruggono sempre più, in maniera convincente. E per ognuna di esse sono disponibili numerose decorazioni, in grado di accontentare le esigenze stilistiche di qualsiasi pilota.
Anche i tracciati, ambientati in ogni parte del mondo, sono ben strutturati, complessi tanto architettonicamente quanto visivamente. È davvero suggestivo, per esempio, gareggiare di fronte al Golden Gate, tra derapate e tamponamenti. Anche gli effetti speciali appagano l’occhio, tra fuochi d’artificio di ogni sorta ad arricchire le corse e infinite scintille durante gli impatti.
Il sonoro, d’altra parte, accompagna il giocatore con un’ottima varietà di canzoni e musiche varie, capaci di farlo sentire davvero partecipe di un tour goliardico come quello dello Showdown Tour. Grazie anche ad un cronista carismatico, che condisce gli scontri più violenti e le acrobazie più spericolate con frasi tanto ironiche quanto entusiaste, e ad effetti sonori di tutti i tipi, con quelli dei motori a fare da protagonisti.
Correre per arrivare primi e sopravvivere
DiRT: Showdown a conti fatti si rivela uno spin-off certamente interessante e, a suo modo, originale. Nulla di particolarmente sorprendente, né raffinato, ma una valida alternativa ai classici giochi di guida, o a quelli della serie principale. Bello visivamente, con un’ottima colonna sonora, numerosi mezzi da guidare e tante modalità e circuiti – tutti ben caratterizzati e ricchi di particolari. La longevità è elevata, con tanti eventi per la modalità Showdown Tour e una vasta gamma di sfide per la modalità Joyride, e l’online arricchisce la portata principale in maniera adeguata. Nonostante ciò i difetti non mancano, seppur piccoli e non fastidiosi, e la possibilità che la monotonia si insinui tra i giocatori più pretenziosi non è remota.
Insomma, DiRT: Showdown è un titolo che fa delle corse distruttive il suo punto forte. Se amate o vedete di buon occhio i demolition derby, potete concedergli tranquillamente una chance. Lo stesso possono farlo coloro che vedono di buon occhio i giochi arcade, che potrebbero trovarsi tra le mani una bella sorpresa. Chi invece si aspetta un titolo simulativo, volga il suo sguardo in altre direzioni, perché rimarrebbe facilmente deluso.