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Recensione Deliver Us To The Moon

di: Marco Licandro

Quando situazioni ed ambientazioni reali si mischiano alle storie, avviene quella fusione che chiamiamo Sci-Fi, dove tutto ciò che accade a schermo è esagerato ma al contempo credibile. Quando la terra – in un futuro neanche troppo distante – terminerà tutte le risorse, cosa farà l’umanità? Deliver Us To The Moon si pone questo interrogativo e lo espone, raccontandoci una storia che sembra fin troppo reale, narrando le vicende direttamente sotto gli occhi del giocatore, il quale dovrà utilizzare capacità, intelligenza, riflessi, e un po’ di fortuna in una vicenda che parla principalmente del genere umano, delle nostre paure, delle nostre emozioni, e del nostro ostinato ed egoistico istinto di sopravvivenza intrinseco nel DNA. Pronti ad esplorare la luna?

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La Trama

Keoken Interactive e Wired Production ci portano all’interno di un thriller sci-fi che non mancherà di empatizzare con il giocatore, mettendoci nei panni di un astronauta in una missione in solitaria, privi di aiuti e spesso di contatto con il mondo esterno, in quelle che saranno spesso situazioni critiche, dove un nostro errore può toglierci la vita da un momento all’altro. Quando la terra esaurisce completamente le sue risorse, l’umanità trova una nuova fonte energetica sul nostro satellite dalla facciata nascosta: la Luna. Tramite la World Space Agency ed ingegneria all’avanguardia riuscirono a creare un dispositivo rivoluzionario in grado di inviare questa energia per lunghe distanze, sodisfando il fabbisogno giornaliero dell’umanità, per quello che sembrava essere un tempo pressapoco infinito. Nessuno seppe quindi reagire al blackout, momento in cui tutti i contatti da parte della Luna terminarono senza preavviso, assieme all’ormai vitale filo energetico che si collegava al pianeta. Chiusa la WSA, e senza risorse, l’umanità cadde in un momento di vera crisi dovuta alla sopravvivenza. Il giocatore avrà quindi l’arduo compito di partire verso la luna e scoprire le cause della vicenda, tentando il possibile per ripristinare il collegamento verso la terra e fornire nuovamente energia ad un pianeta ormai in rovina.

Soli nello spazio

Come gameplay, il titolo ci pone nei panni di un astronauta tramite diverse visuali, una in terza persona, ed una in prima persona, a seconda del tipo di situazione e di azione richiesta. Sarà possibile muoversi con ed in assenza di gravità, raccogliere oggetti per collocarli altrove, azionare leve e pulsanti, saltare. La storia si svolge in maniera lineare, sbrogliandosi man mano che procederemo per le varie aree di gioco, spesso senza la necessità di tornare in ambienti già visitati. La presenza di collezionabili, note scritte a mano, ma sopratutto registrazioni olografiche, ci permetteranno di scoprire le motivazioni dietro al blackout grazie ad una ricostruzione dei fatti svolti pre e post blackout.

Generalmente, avanzare nel gioco richiede molta esplorazione, per via di codici o istruzioni sparsi per le varie cabine o computer operativi. Spesso le porte saranno sbarrate per mancanza di energia o per malfunzionamento, e spetterà al giocatore capire la procedura adatta per accedere e continuare così l’avventura. Questo porta il titolo a sembrare una sorta di puzzle/esplorativo, in particolar modo quando il giocatore entrerà in contatto con un mini robot volante, che espanderà il gameplay permettendo l’accesso a zone off-limits; tuttavia il level design complica le cose richiedendo anche velocità e precisione, grazie a fasi platform dove bisogna saltare su delle piattaforme sospese o muoversi in un ambiente privo di gravità, spesso con un elemento letale ad opprimerci, come potrebbero esserlo dei cavi rotti ad alto voltaggio, o semplicemente la costante mancanza di ossigeno nello spazio, portandoci quasi a trattenere il respiro nella realtà nei pochi secondi prima della fine, quando finalmente troveremo una bombola di ossigeno che aggiungerà giusto pochi secondi extra nella nostra battaglia per la vita.

Un mix di generi

Nonostante l’impronta puzzle, supportata dal level design in varie occasioni, non incontreremo mai una sfida particolarmente complessa, in quanto l’uscita è solitamente visibile e bisogna solamente capire in che maniera arrivarci. Più frustranti le fasi platform, per via di controlli meno che precisi, che ostacoleranno il giocatore più della stessa sfida, portandolo ad aspettare qualche minuto dopo la morte affinché si ricarichi il checkpoint. Questi ultimi sono invisibili ma particolarmente noiosi in quanto il gioco si blocca completamente per una manciata di secondi (PS4), per poi riprendere come nulla fosse. Ci si abitua a lungo andare, ma sicuramente segnano uno sviluppo non perfetto del titolo, in particolare per via di alcuni bug veramente dannosi per l’esperienza di gioco come può esserlo una porta che dovrebbe essere aperta ma non lo è, lasciandoci dubbiosi e claustrofobici all’interno di una monorotaia, per poi provare a tornare al menù e ricaricare la partita trovandola improvvisamente aperta. Deludente per molti aspetti è il finale, del quale ovviamente non faremo spoilers, ma che sicuramente lascia aperti diversi quesiti che chi ha avuto la voglia di esplorare l’ambiente di gioco e raccogliere informazioni in lungo e in largo si è posto, concludendo così la nostra avventura ma lasciandoci con l’amaro in bocca per domande alle quali non avremo mai una risposta.

In conclusione

Deliver Us To The Moon è un titolo che si gioca con calma e senza troppe frizioni se non quelle generate dall’a tratti complesso gameplay, e richiederà all’incirca 5-6 ore per completarlo più altre se vorrete scovare tutti i collezionabili. Il miscuglio di generi esplorativo/puzzle/platform regala una identità al titolo, seppur non eccellendo particolarmente in nessuno di essi, creando comunque una forte ambientazione ed un’esperienza piacevole e coinvolgente.