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Recensione Dead Rising – Triple Pack

di: Marco Licandro

I morti risorgono… di nuovo. Ed eccoci infatti di fronte ad un triple pack (attenzione, pacco triplo, non trilogia, in quanto manca il terzo capitolo) che raccoglie la serie originale, grazie al decimo anniversario della serie nata per l’appunto nell’ormai lontano 2006, comprendente Dead Rising, Dead Rising 2 e Dead Rising Off The Record, il tutto in edizione rimasterizzata per l’occasione. Ne varrà la pena tornare ad affrontare orde di zombie per il solo gusto di farlo?

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La riscoperta dei classici

Dal 2006 ad oggi sono passati 10 anni, e di evoluzioni nei giochi ne abbiamo viste molte. Basta pensare come in quel periodo andassero ancora i titoli musicali, cosa che ad oggi sembra anche solo strano il sentir parlare di un Guitar Hero. Si ha iniziato ad abbandonare lo stile arcade del gioco, per portarlo in una dimensione filmica più coinvolgente ed emozionante, cambiando completamente la concezione di videogioco, e puntando più alla componente narrativa, come abbiamo potuto vedere in titoli come The Last of Us, o il più recente Quantum Break.

Abituati ormai a questo nuovo tipo di approccio, catapultarci nel Dead Rising di Capcom è un po’ come riaccendere un Super Nintendo per rigiocare un classico. Lanciarsi nella mischia, colpendo gli zombie con un registratore di cassa, o saltare in groppa ad un triciclo e metterli sotto le mini ruote, ci permette di riscoprire un po’ quella sensazione ormai perduta di videogioco nel senso più originale del termine, regalandoci divertimento tangibile anche per sessioni ridotte di gioco.

Dead Rising da questo punto di vista è grandioso, in quanto per chi, come me, ha difficoltà nel distribuire il tempo libero, non deve preoccuparsi di iniziare (magari nuovamente) il titolo in questione, in quanto bastano pochi minuti (salvo l’intro) per iniziare a giocare e divertirsi, potendo interrompere anche dopo 20 o 30 minuti di gioco, avendo completato qualche missione (o concluso una giornata di gioco, nel caso di Dead Rising 2).

Lo stile Capcom è interpretabile in maniera duplice. Da un lato lo si critica per la sua difficoltà dal separarsi dalla giocabilità da cabinato arcade delle sale giochi, offrendo un tipo di esperienza “a gettone” e non adattandosi ad un pubblico più da salotto, dall’altro lo si elogia per lo stesso motivo, in quanto la stragrande maggioranza dei titoli odierni, che non sia indie o a basso budget, manca di quel carisma e fruibilità che caratterizzano la casa.

Il remaster che ti aspetti, ma non quello che vorresti

La questione remaster è sempre in auge, e ci siamo ormai abituati al continuo sfornarne da parte delle case produttrici. La risposta è sempre la solita: i remaster sono utili per chi ha amato il titolo e vuole rigiocarlo sulla nuova TV, oppure per chi non lo ha mai giocato e vuole godere della versione migliorata dello stesso. Migliorata in quanto sappiamo come 1080p e 60fps siano davvero un bel vedere, ma ricordiamoci che la risoluzione è molto diversa dall’aspetto grafico. Essa specifica il formato ed il numero di pixel dei quali l’immagine che vedremo in TV è composta, ma non parla assolutamente della resa visiva del gioco. Nel caso di Dead Rising, gioco ricordiamo uscito nel 2006, potrete benissimo pensare di ricordare il gioco esattamente così come lo vedete ora. Le textures potrebbero anche essere aggiornate, ma i poligoni degli oggetti e mappe di gioco sono invariati, lasciandovi credere di giocare lo stesso titolo di dieci anni fa con un effetto antialiasing.

La novità di rilievo è invece la fluidità dello stesso. Trovandovi spesso e volentieri in mezzo a centinaia di zombie, la scorsa generazione faticava a volte nel trasmettere il ritmo giusto, mentre i 60fps permettono invece un’azione rapida, immediata, e lascia al giocatore completo controllo sul gameplay. Nonostante ciò, non aspettatevi di essere invincibili, in quanto anche i riflessi più rapidi ed i frame per secondo migliorati non vi garantiranno l’immunità dalle fauci infette degli zombie, che a volte vi afferreranno anche quando credevate di avere la situazione sotto mano.

La difficoltà del titolo rimane quindi un po’ casuale, creando quello strano ritmo di gioco tra il divertimento nel bastonare gli zombie con creatività e l’ansia di poter effettivamente lasciarci le cuoia. Oltre alla modalità storia, dove tenere d’occhio il tempo è essenziale in entrambi i titoli, la modalità Sandbox è ben accolta grazie alla possibilità di girare per le mappe di gioco per il puro gusto di farlo e abbattere nemici a colpi di dildo (si, potete fare anche questo).

Deludente, dal canto mio, la modalità online, che durante i miei tentativi è sempre fallita, non trovando un singolo giocatore disponibile per una partita, ma che probabilmente acquista molto più senso se acquistaste il titolo assieme ad un amico.

In Conclusione

Dead Rising Triple Pack è una bella collezione, al quale purtroppo manca il terzo capitolo rimpiazzato da Off The Records, versione alternativa del secondo uscito. Non vi sono differenze o aggiunte sul fattore gameplay, giovando più che altro sulla risoluzione ed i frames per secondo e aggiungendo qualche costume extra che non intacca assolutamente la giocabilità. In conclusione sono gli stessi giochi, niente più niente meno. Nel caso non li abbiate giocati, questa potrebbe essere una buona occasione nell’attesa di Dead Rising 4 in uscita questo dicembre, ma per tutti gli altri meglio abbassare le aspettative.