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Recensione Dead or Alive 5

Nonostante l'abbandono di ItagakiDead or Alive continua ad andare avanti. Dopo un periodo in esclusiva per gli utenti Microsoft, lo storico picchiaduro Tecmo è pronto ad approdarePlayStation 3 e Xbox 360 lanciando il guanto della sfida allo storico rivale dell'Ironfist Tournament. Tra donnine in abiti succinti, emuli di Bruce Lee e delle guest star di tutto rispetto, il quinto torneo di Dead or Alive è pronto ad iniziare.

di: Nicola "Wanicola" Caso

Nonostante l’abbandono di ItagakiDead or Alive continua ad andare avanti. Dopo un periodo in esclusiva per gli utenti Microsoft, lo storico picchiaduro Tecmo è pronto ad approdarePlayStation 3 e Xbox 360 lanciando il guanto della sfida allo storico rivale dell’Ironfist Tournament. Tra donnine in abiti succinti, emuli di Bruce Lee e delle guest star di tutto rispetto, il quinto torneo di Dead or Alive è pronto ad iniziare.

Carta, forbice, sasso

Da molti considerata una saga minore rispetto ai grandi nomi che hanno scritto a cazzotti la storia del genere, Dead or Alive ha veramente poco da invidiare rispetto alla concorrenza Namco(Tekken e Soul Calibur), in grado di poter vantare dalla sua su un’accessibilità e immediatezza senza pari. Siamo parecchie spanne sotto i virtuosismi di un Virtua Fighter a caso, ma d’altronde per divertirsi non è sempre necessario strafare. Per chi avesse avuto modo di farsi i muscoli sugli episodi precedenti, l’ossatura di base è sempre quella fatta di attacchi, controprese, proiezioni e il loro rapporto ciclico. Per chi invece fosse totalmente a digiuno, si tratta di un sistema triangolare nel quale gli attacchi canonici (calci e pugni) hanno la meglio sulle prese propriamente dette (qui chiamate proiezioni), le quali a loro volta sono in grado di penetrare la difesa avversaria, che ovviamente può bloccare gli attacchi semplici e rivoltarli contro l’avversario (in gergo del gioco “presa”). Detta così può apparire eccessivamente complicato per i neofiti, ma una volta imparata la terminologia e rimappati i tasti il tutto appare molto semplice ed intuitivo.Dead or Alive 5 rispetto alla concorrenza è un picchiaduro molto più frenetico ed estremamente votato all’attacco. Difendersi è sempre cosa buona e giusta, ma imparare a contrattaccare con le prese si rivela presto l’unica soluzione per avere la meglio negli scontri più duri. Premendo indietro (o diagonale alta e bassa) e il tasto di parata al momento giusto, infatti, è possibile afferrare l’avversario, bloccarne una serie di attacchi e portarsi in situazione di vantaggio per poter contrattaccare. Ovviamente tale arma potrà essere usata anche contro il giocatore, perciò variare tipologia e altezza dei colpi si rivela una tattica indispensabile. Rispetto all’episodio precedente la finestra di tempo per l’inserimento dell’input è stata diminuita, rendendo tali parry più difficili da eseguire in favore di una maggior fluidità degli scontri.

Nuove regole, vecchie batoste

Le altre novità riguardano le meccaniche regolano lo stordimento in base alla quantità di batoste subite e la possibilità di portare un colpo caricato una volta che la vita è scesa sotto il 50%. Novità poco azzeccate a dir la verità. La lentezza dei “Power Blow” li rende situazionali e difficili da inserire all’interno di una combo mentre lo “Stordimento Critico” aumenta in maniera esasperante il tempo di reazione dell’avversario, lasciandolo totalmente sguarnito se non per la possibilità di effettuare una contropresa. Non sarebbe sbagliato affermare che contrariamente aTekken, il quale domina i combattimenti aerei e nelle juggleDead or Alive trova la sua massima espressione nel gioco a terra e rimbalzi al muro. Proprio questi ultimi, diventano qui elementi cardine del gameplay, differenziando nettamente il picchiaduro Tecmo dalla concorrenza. Spingendo a tavoletta sul pedale dell’esagerazione, Team Ninja è riuscita a imbastire dei ring interattivi spettacolari, in grado di offrire combattimenti che iniziano su un grattacielo a finiscono per le strade devastate della città. Oltre ad essere dettagliate e belle da vedere, le arene contribuiscono al combattimento con recinzioni elettrificate ed elementi di disturbo chiamati Danger Zone. Grazie ai Colpi Potenti o a mosse particolari è infatti possibile interagire con l’ambiente circostante circostanze, che si tratti di spedire un lottatore dritto nel cannone di un circo oppure contro un’auto in procinto di esplodere in città. Tutti (o quasi) gli elementi di contorno tendono ad esplodere in Dead or Alive, un fatto che potrebbe far storcere il naso ai giocatori più smaliziati alla ricerca di un incontro duro e puro ma che in realtà la dice lunga sul pubblico a cui è indirizzato il titolo. D’altronde non si vive di solo pane e tecnicismi e ogni tanto è bello darsele di santa ragione senza stare a pensarci troppo su, infischiandosene del numero di frame che compongono una mossa e della precisione millimetrica dell’hitbox. E se non avete capito niente di tutto ciò, sappiate che Dead or Alive è il gioco che fa per voi.

Solo Vs Tag

Appurato che il manuale del perfetto picchiaduro non esiste e che sul sul ring c’è spazio per tutti purché siano in grado di diversificare l’offerta, Dead or Alive 5 pecca soltanto in quelli che sono un po’ i limiti del genere d’appartenenza: Poca roba da fare escluse le sfide con gli amici (anche online) e la pratica. Tralasciando gli immancabili “Attacco a Tempo” e “Sopravvivenza”, persino la modalità Arcade di Dead or Alive 5 viene qui spogliata di ogni vezzo e filmato, utile soltanto a sbloccare qualche costume alternativo e/o titoli per personalizzare il proprio profilo. Le vicende della DOATEC vengono qui narrate attraverso la bruttissima modalità “Storia”, la quale vede i vari personaggi sfidarsi a vicenda per i motivi più stupidi che si possano immaginare. C’è di buono che grazie alla storia è possibile impratichirsi con un tutorial che spiega di capitolo in capitolo le meccaniche di base che regolano gli scontri, ma per tutta la durata della modalità non farete altro che chiedervi “perchè?” osservando le sconclusionate vicende imbastite dal Team Ninja. Lasciato alle spalle tale orrore utile, ci si può tranquillamente dedicare al cuore pulsante di ogni picchiaduro che si rispetti: la pratica contro avversari in carne ed ossa. I lottatori messi a disposizione sono in tutto 24, un numero tutto sommato accettabile e soprattutto in grado di coprire una buona varietà di stili di combattimento: Kasumi con le sue mosse tanto agili quanto poco incisive, Bass Armostrong che con le sue prese alla Zangief è tutto l’opposto, La Mariposacon le sue piroette non-stop stile Eddie Gordo e persino lottatori particolari tutti basati sulle posizioni come l’ubriacone di Brad Wong. Il cast non pare proprio bilanciatissimo (anche se è troppo presto per sbilanciarsi) e una volta imparate le tecniche di base esse si ripetono quasi uguali con ogni personaggio, ma d’altronde è palese come gli sviluppatori si siano mossi per far si che tutti possano divertirsi se non alla prima, alla seconda partita. In particolare, la possibilità di disputare incontri in tag 2 VS 2 rende Dead or Alive 5 un titolo particolarmente adatto a chi spesso si ritrova con gli amici a dover aspettare di passare il turno. Una alternativa allo scontro classico forse meno pubblicizzata e ancora un poco grezza (il compagno nelle retrovie recupera costantemente la barra della vita) ma comunque in grado di regalare momenti di sano divertimento con gli amici. E poi, non staremo parlando di Virtua Fighter, ma AkiraPai e Sarah ci sono sempre, vorrà pur di re qualcosa no?

Boobs are alive 5

Per coloro invece fossero a corto di amici da sfidare, Dead or Alive 5 offre la sempreverde possibilità di confrontarsi online. Le opzioni proposte risultano essere sempre le stesse (incontri veloci, classificati, possibilità di salvare i replay e lobby fino a 16 giocatori), anche se il matchmaking spesso azzoppa un po’ il tutto. Gli incontri scorrono via abbastanza fluidi a patto di rimanere sopra le 3 barre di connessione (su 5) perchè al di sotto cercare di eseguire una presa risulta uno strazio a causa della latenza dei comandi. Rimane pur sempre la possibilità di allenarsi con appositi handicap nel Training, ma non ne vale assolutamente la pena. Su una cosa invece non si discute: l’eccellenza della resa visiva raggiunta con questo quinto capitolo. I modelli poligonali dei lottatori (sopratutto le lottatrici) appaiono incredibilmente definiti, le arene estremante ricche e sfarzose e gli effetti speciali si sprecano. Tra una presa qui e un’esplosione la non sorprende a fine incontro scorgere i vestiti macchiati di cenere o il sudore solcare il volto del vincitore, senza dimenticare che il tutto si muove fluidissimo a 60 fps stabili. Certo, qualcuno dovrà pur spiegare agli sviluppatori che i seni femminili non si muovono in quella maniera senza sollecitazioni, ma in fondo anche questo è sempre stato uno dei marchi di fabbrica della serie che che in fin dei conti ci piace così. Tutto molto bello se non fosse in parte rovinato da una colonna sonora hip hop tremendamente tamarra, quasi quanto lo story mode. Per lo meno l’accento smaccatamente europeo di Helena e le varie grida degli scontri riescono in parte a coprire tale orrore.

And the winner is…

Non il re dei picchiaduro 3D, ma per lo meno la reginetta di bellezza. Dead or Alive 5 rappresenta un ottimo esponente della serie a cui appartiene e un gioco ben pensato a tutto tondo. Particolarmente ammirabile la sua scelta di non volersi improvvisare il maestro di tecnica e profondità che non è mai stato, preferendo puntare tutto sulla velocità d’esecuzione e la spettacolarità. Chi ha sempre guardato il titolo con sufficienza rivolgendo altrove la propria sete di sfida difficilmente resterà conquistato da questo nuovo capitolo che nulla fa per smentirlo. Gli appassionati di vecchia data e chi fosse alla ricerca di qualcosa di rapido da sfoderare con gli amici, invece, resteranno estremamente soddisfatti e ammaliati dalla bellezza in movimento diDead or Alive 5.