Recensioni

Recensione Crystal Rift

di: Simone Cantini

Il passaggio dagli 8 ai 16 bit fu per me piacevolmente traumatico, complice la scoperta di alcune tipologie di gioco che mi erano rimaste, per qualche inspiegabile ragione, oscure ai tempi del glorioso Commodore 64. Dungeon Master, in seguito all’acquisto della mitica espansione capace di portare a ben 1 megabyte la memoria del mio Amiga 500, fa parte di questa schiera di titoli capaci di farmi piangere dalla gioia, seguito a ruota da quell’Eye of the Beholder (e relativi seguiti) che ogni tanto sono solito giocare ancora oggi su PC. Immaginate, quindi, con quale ardore abbia accolto su PlayStation VR l’arrivo di Crystal Rift.

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Buona la prima?

Il mondo dei giochi di ruolo in soggettiva, caratterizzati da uno scorrimento rigorosamente a caselle, non è certo morto, anzi, grazie a Legend of Grimrock pare vivere una nuova e piacevole seconda giovinezza. Ed è in questo filone che Crystal Rift, pur semplificandone all’osso le meccaniche, si va ad inserire con coraggio andando così a rimpinguare la libreria del PlayStation VR. Unico esponente di un genere non certo adatto a tutti, il titolo Psytech ha però il pregio di sdoganare una tipologia ludica non ancora affrontata all’interno del mondo virtuale (almeno su console), dimostrando come la tecnologia possa tranquillamente abbracciare anche questa forma di intrattenimento. Le pecche maggiori di Crystal Rift, giusto per togliersi subito il dente, risiedono proprio in questo suo essere quasi pionieristico e, per forza di cose, decisamente acerbo come esperienza complessiva. Questa sua giovinezza concettuale emerge in primis dalla completa mancanza di una vera e propria trama, caratterizzata unicamente da alcune trascurabili pergamene che è possibile ritrovare lungo i livelli di gioco. Minimale anche il gameplay che, pur traendo origine da alcuni capisaldi del genere ruolistico, abbandona in toto inventari e statistiche, limitandosi a riproporre in maniera decisamente annacquata i sistemi di spostamento e combattimento. Proprio quest’ultimo, soprattutto ai livelli di difficoltà più blandi, lascia trasparire tutti i suoi limiti, complice un’intelligenza artificiale avversaria non proprio brillantissima: in soldoni avremo a disposizione la possibilità di attaccare con l’arma che avremo attualmente disponibile (che potrà essere potenziata nel corso dell’avventura), badando bene di non essere colpiti a nostra volta, pena la perdita di una delle 5 vite che avremo a disposizione. Elementari e sin troppo schematici, gli scontri scorrono via, soprattutto nelle fasi iniziali, senza troppi patimenti. Fulcro portante dell’esperienza sarà allora l’esplorazione dei numerosi dungeon (una ventina in tutto) che ci separeranno dall’epilogo, contraddistinti dalle classiche trappole, muri illusori ed elementari enigmi da risolvere. È sulla longevità che i ragazzi di Psytech non hanno certo lesinato, dato che saranno necessarie circa dieci ore per completare Crystal Rift. Ed è proprio questa longevità considerevole, unita ad un prezzo decisamente concorrenziale, a rendere il titolo un acquisto consigliato, seppur al netto delle sue evidenti ingenuità. Queste ultime tradiscono il suo essere un prodotto quasi sperimentale per la periferica Sony, ma non saranno certo un ostacolo alla voglia di scoprire cosa si nasconda dopo quell’ultimo tassello.

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Adatto a tutti

Sviluppato grazie al flessibile motore Unity, Crystal Rift presenta un colpo d’occhio decisamente pulito, grazie ad una risoluzione sensibilmente più alta rispetto ad altri titoli attualmente disponibili per il PlayStation VR. Ovviamente una simile pulizia grafica paga lo scotto di una modellazione poligonale decisamente ridotta, accompagnata da texture più minimali rispetto alla concorrenza. Lodevole, invece, la cura riposta nel limitare gli episodi di motion sickness che, grazie ad un nutrito numero di settaggi, capaci di modificare la tipologia di spostamento, inserire riferimenti visivi fissi ed altri accorgimenti, permettono a Crystal Rift di adattarsi a tutti gli stomaci.

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Ingenuo se paragonato ai capisaldi del genere, minimale nel gameplay e nel comparto tecnico: messa così Crystal Rift potrebbe apparire come un colossale fiasco. Una volta indossato il PlayStation VR, però, questi difetti finiscono per venire sensibilmente smussati, finendo con il trasformare il titolo Psytech in un’esperienza comunque gradevole e longeva. Ovvio che non possa competere in complessità con altri titoli simili, ma rimane comunque un interessante biglietto da visita per le esperienze ruolisitiche declinate in salsa virtuale.