Recensione Crysis 3
Crytek è sicuramente una delle software house di maggior talento nel panorama mondiale. Oltretutto dispone probabilmente del motore proprietario più potente in circolazone, il CryEngine. Tuttavia la scarsa versatilità di tale engine ha fatto si che venisse sfruttato appieno soltanto dai suoi creatori. Ecco quindi che i ragazzacci tedeschi tornano alla carica con tanto di nanotuta nell’attesissimo Crysis 3, il grande finale della trilogia.
di: Simone "PulpGuy88" BraviCrytek è sicuramente una delle software house di maggior talento nel panorama mondiale. Oltretutto dispone probabilmente del motore proprietario più potente in circolazone, il CryEngine. Tuttavia la scarsa versatilità di tale engine ha fatto si che venisse sfruttato appieno soltanto dai suoi creatori. Ecco quindi che i ragazzacci tedeschi tornano alla carica con tanto di nanotuta nell’attesissimo Crysis 3, il grande finale della trilogia.
Molto più di una tuta
La storia riprende esattamente da dove finiva Crysis 2. Troviamo Prophet nel suo nuovo corpo con ancora la tuta indosso, che ormai è diventata parte di lui tanto da conservarne la sua personalità, la sua essenza anche nel nuovo “ospite” umano.
I Ceph sembrano ormai sconfitti ma ora il controllo l’hanno assunto i CELL, che hanno trovato un modo per sfruttare l’energia aliena e creare una sorta di monopolio con cui controllare i pochi superstiti umani. Come in tutte le dittature però si forma una sorta di resistenza, guidata da Michael “Psycho” Sykes (già visto nel primo Crysis e protagonista di Crysis Warhead), vecchio compagno di Prophet nella missione in Korea. Quella che sembrava una semplice corsa all’energia aliena si trasformerà in qualcosa di molto più terrificante. Prophet intanto continua a “combattere” contro la nanotuta, scoprendo la verità sui materiali di cui è composta.
La trama di Crysis 3 è sicuramente molto più interessante e meglio raccontata che nei precedenti capitoli. Finalmente si è giunti ad un punto di svolta per quanto riguarda profondità e complessità degli avvenimenti, dei retroscena della storia di Prophet e Psycho ed assistiamo allo sviluppo di un plot più maturo e consapevole. Finalmente un ottimo lavoro da parte degli sceneggiatori che fino a questo momento avevano mosso un po’ in sordina la trama della serie. Purtroppo però manca totalmente la sensazione di trovarsi al centro di un cataclisma mondiale e di una guerra senza quartiere, questo quindi non permette alla vicenda di assumere quel tono epico che meriterebbe, andando parzialmente a sminuire l’ottimo lavoro svolto con lo script.
Valuta, adattati, attacca!
Le meccaniche alla base del gameplay del secondo capitolo non sono state stravolte. Nemmeno l’ambientazione più “forestale” ha cambiato più di tanto l’approccio agli scontri, sia con gli umani che contro i Ceph.
Protagonista sarà come sempre la Nanotuta, dotata dei soliti poteri: scatto, super forza, occultamento e corazza. In più tornerà il visore tattico dotato di nanovisione. Questo ci permetterà di tenere sempre sott’occhio ciò che ci circonda, evidenziando i nemici, le munizioni, e ogni possibile punto di interesse. Eliminata la possibilità di “vedere” i vari percorsi attraversabili con le relative strategie come nel secondo capitolo, vuoi per una maggiore linearità dell’incedere, vuoi per non facilitarci troppo il già, come vedremo, elementare compito assegnatoci.
Difatti non possiamo non evidenziare un’estrema facilità anche a livello di difficoltà Supersoldato, quello più elevato. Innanzitutto il visore: ci permetterà di marcare nemici e torrette e di renderli visibili attraverso i muri, azzerando il fattore imprevedibilità. Come se questo incredibile vantaggio tattico non bastasse, c’è l’occultamento che ci toglierà fin troppo facilmente dai guai praticamente in ogni occasione. Oltretutto la pessima I.A. nemica si presta facilmente a questo giochetto, rimanendo imbambolata anche se dovessimo occultarci davanti ai loro occhi, mentre ancora ci stanno sparando.
Peccato, visto che sfruttare il fornitissimo arsenale e l’ambiente circostante si rivela spesso divertente e gratificante, salvo poi venire in possesso dell’arma “over-powered” per eccellenza: il tanto pubblicizzato arco. Dotato di quattro tipi di frecce (standard, elettriche, esplosive, a frammentazione), questo fantastico pezzo di tecnologia ci offrirà un ulteriore vantaggio negli scontri: una sola freccia standard, infatti, basterà per abbattere ogni tipo di nemico, e lo scocco non avrà ripercussioni sul nostro eventuale occultamento. Il resto delle frecce lo useremo veramente in pochissime occasioni, vista l’efficienza di quelle base. Oltretutto potremo recuperare le frecce dai nemici uccisi, in modo tale da non farcele mai mancare (Qualcuno alla Crytek sembra apprezzare Walking Dead).
Se quindi usare questa nuova arma potrà regalare molte soddisfazioni, dopo qualche ora di gioco la dinamicità degli scontri si appiattirà tremendamente. Di fatto un giocatore mediamente abile potrà facilmente eliminare ogni nemico sul campo di battaglia rimanendo praticamente invisibile per tutto il tempo. Nemmeno le nuove razze aliene come i giganti o gli sputafiamme potranno impensierirci più di tanto, visto che un’altra delle novità implementate permetterà di interfacciarci con le potentissime armi dei Ceph.
Non che servano chissà quali armi per sbarazzarci degli spaesati soldati CELL che incontreremo sul nostro cammino, che non potranno fare granchè per ostacolarci, come i lentissimi Ceph,leggermente più resistenti ma altrettanto inermi dinnanzi alle nostre sconfinate abilità. Gli unici nemici in grado di metterci un po’ in difficoltà, una sorta di Ceph selvatici velocissimi e imprevedibili, li incontreremo giusto in un paio di occasioni, un vero peccato.
Va comunque detto che la forza alla base del titolo è rimasta quella di poter scegliere il proprio personale approccio agli scontri, sia esso puramente stealth o del tutto action o ancora il poter passare dall’uno all’altro in tempo reale. In questo Crysis 3 riesce comunque a divertire, pur con tutte le facilitazioni, eccessive, introdotte in questo terzo capitolo.
Ritorna la possibilità di upgradare in tempo reale le armi, customizzandole con vari innesti tattici e potenziare i vari parametri della tuta con dei perks. Interessante il fatto di poter hackerare torrette, campi minati e altri dispositivi per utilizzarli contro i nemici, non fosse che gli sviluppatori hanno deciso di inzeppare le location di questi aggeggi, costringendo il giocatore a fermarsi per avviare il mini-gioco di hackeraggio decine e decine di volte, spezzando inspiegabilmente il ritmo dell’azione, già di per sè non eccezionale.
Altalenante anche il level design: eccezionale negli sconfinati spazi “selvatici” della città ma del tutto anonimo nelle strutture umane, più ristrette e meno gradevoli da esplorare.
Nonostante, poi, la presenza di almeno due obiettivi secondari per ogni missione. nemmeno la longevità riesce a soddisfare: a livello di difficoltà intermedio non impiegherete più di cinque ore a portare a termine l’avventura, con ben pochi motivi per rigiocarla una seconda volta
Cacciatori e prede
Anche il comparto multigiocatore di Crysis 3 non ha subito grandissimi cambiamenti. Torna la modalità Cacciatore in cui una squadra di CELL dovrà vedersela contro pochissimi giocatori dotati di nanotuta. Il resto delle modalità è rimasto pressochè invariato se si esclude l’aggiunta di CELL vs Rebel, un deathmatch a squadre classico senza le nanotute.
Va detto però che la possibilità di usare l’occultamento e le corazze nel multigiocatore rende altamente particolare l’online del titolo, sacrificando parzialmente l’azione e la frenesia per un gameplay più ragionato. Paradossalmente l’invisibilità favorirà gli odiatissimi “camper” ma il particolare sistema di killstreak (che terrà conto delle piastrine raccolte dai nemici uccisi anziché delle uccisioni) costringerà anche i giocatori più statici a muoversi per la mappa se vorranno guadagnare più punti possibile. Anche le armi e i potenziamenti per la tuta verranno sbloccate in maniera classica attraverso i punti esperienza.
Il buon design delle mappe offre tantissime possibilità di attacco e l’elaborazione di tattiche più o meno complesse per delle squadre ben organizzate.
Soddisfacente il netcode che ha permesso, durante le nostre prove, di divertirci in partite quasi del tutto esenti da lag, bug o qualsivoglia inconveniente, nonostante l’assenza di server dedicati.
Il CryEngine al canto del Cigno
L’ultimo sussulto del CryEngine su questa generazione di console è di quelli che lascia davvero a bocca aperta e di questi tempi non è facile sbalordire per il livello grafico. Crysis 3 gode semplicemente della migliore veste grafica in assoluto mai vista su console. Il livello di dettaglio è altissimo così come la cura nei modelli poligonali e la qualità sconcertante di texture ma soprattutto degli shader. Impressionante la riproduzione dei fluidi e meravigliosi gli effetti di luce dinamici. Il tutto mosso senza il minimo singhiozzo dall’imponente CryEngine che, nonostante mostri cose ancor più stupefacenti nella versione PC, è stato efficacemente ottimizzato anche su console ed i risultati si vedono tutti. Sonoro che va di pari passo con effetti sempre azzeccati ed un doppiaggio in italiano ben realizzato. Peccato per la colonna sonora, tremendamente anonima.
Il cacciatore che ha perso l’istinto
C’era molta attesa verso questo capitolo di Crysis, tuttavia le altissime aspettative non sono state rispettate a nostro modo di vedere. Crysis 3 è potenzialmente un FPS fantastico, con delle meccaniche uniche ed una gamma (lasciatecelo dire) di frecce al suo arco davvero impressionante. Cosa sia successo precisamente, però, non lo sappiamo: le novità apportate, invece di arricchire un gameplay già ottimo, lo hanno appiattito, portando il livello di sfida ai minimi storici e rovinando in buona parte la famosa versatilità del sistema di gioco. Il titolo, sia chiaro, riesce ancora a divertire con la sua peculiare versatilità ma non riesce a entusiasmare o a proporre qualcosa di realmente stimolante per il giocatore.
Il comparto multiplayer è una di quelle cose che o la ami o la odi, vista la sua struttura particolare. Non ci sentiamo di condannare in tutto e per tutto Crysis 3 ma è evidente come gli sviluppatori si siano concentrati più sullo stupire graficamente il folto pubblico degli sparattutto piuttosto che coinvolgerlo in un’esperienza videoludica indimenticabile. Ed è questo il più grande errore commesso da Crytek. Ancora una volta la grafica non fa un gran gioco.