
Recensione Clair Obscur: Expedition 33
di: Luca SaatiDi questi tempi capita raramente che un trailer riesca a farmi venir voglia di tirare i soldi allo schermo. Fino a poco tempo fa attribuivo la colpa all’età che, dall’alto dei miei 32 anni, ha un po’ smorzato quell’entusiasmo tipico della gioventù. E all’esperienza: in sedici anni di onorata carriera passata a scrivere di videogiochi, ne ho viste di cotte e di crude, tanto da affrontare ogni nuovo annuncio con una buona dose di riserva.
Fatta questa premessa, arriviamo a giugno 2024, quando un nuovo studio francese chiamato Sandfall Interactive annuncia la sua opera prima: Clair Obscur: Expedition 33. In quel momento ho capito che il problema non era il mio entusiasmo… ma i videogiochi moderni. Perché con Clair Obscur: Expedition 33 fu amore a prima vista. E da allora quel sentimento non ha fatto che crescere: trailer dopo trailer, fino a quando – poche settimane fa – ho finalmente potuto metterci le mani sopra per scrivere questa recensione. E posso dirlo con un sorriso stampato in faccia: ne è valsa assolutamente la pena.

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“Quando uno cade, noi continuiamo!”
Parlare della storia di Clair Obscur: Expedition 33 non è affatto semplice. Non perché sia complicata, ma perché anche solo raccontare i primi minuti rischia di rovinarvi qualcosa. Tant’è vero che, riguardando alcuni trailer, mi sono accorto che gli sviluppatori hanno effettuato qualche piccola modifica in stile Marvel, giusto per depistare i più attenti.
Vi basti sapere che la città di Lumière è stata isolata dal resto del continente in seguito a una misteriosa catastrofe. Poco dopo, sullo sfondo è apparso un monolite e con esso una figura oscura, una donna che dipinge numeri sulle tele: numeri che segnano la morte di chi ha raggiunto quell’età. Ogni anno, quel numero si abbassa, come un countdown verso l’estinzione dell’umanità. In risposta a questa minaccia, la città invia spedizioni con la speranza di fermare colei che ormai tutti chiamano la Pittrice.
Sono passati 67 anni da quando la Pittrice è comparsa, e oggi chiunque raggiunga i 33 anni è destinato a morire. In questo terribile scenario, facciamo la conoscenza di Gustave, un brillante ingegnere le cui invenzioni potrebbero cambiare le sorti del mondo. Insieme a un manipolo di compagni, anche loro all’ultimo anno di vita, parte per una nuova missione: la Spedizione 33. L’obiettivo è semplice, almeno sulla carta: ripercorrere le orme delle spedizioni precedenti e riuscire dove tutti gli altri hanno fallito.
Mi fermo qui, per evitare spoiler che vi rovinerebbero una delle storie più belle degli ultimi anni nella scena videoludica. Basterebbe giocare il prologo per comprendere la potenza narrativa dell’opera di Sandfall Interactive, con una delle sequenze più emozionanti degli ultimi cinque anni, degna di stare accanto a momenti memorabili come quelli di The Last of Us Part II. Ma Clair Obscur: Expedition 33 non si esaurisce lì. Nel corso delle sue circa 30 ore riesce a toccare corde profondissime, alternando momenti di brutale oscurità a lampi di luce, speranza e umanità. La lore è stratificata e densa di misteri, e i personaggi — splendidamente scritti — si aggrappano a ogni briciola di speranza e verità per sfuggire a un destino che sembra già… dipinto.

Un Persona in salsa occidentale
Dev’essere presente più di un fan della serie Persona tra le fila di Sandfall Interactive, perché Clair Obscur: Expedition 33 è un chiaro omaggio al celebre JRPG di Atlus, sia nelle meccaniche che nell’interfaccia. Alla base troviamo un sistema di combattimento a turni, con una timeline laterale che mostra in tempo reale l’ordine delle azioni di alleati e nemici.
Le opzioni in battaglia includono attacchi base, colpi con l’arma da fuoco e l’uso di abilità. Gli attacchi base non consumano PA (Punti Azione), anzi, ne fanno guadagnare. Ogni proiettile sparato consuma un punto, mentre le abilità hanno costi variabili in base alla loro potenza. Si possono accumulare fino a nove PA, ma il ritmo serrato del combattimento rende questa risorsa una continua altalena di spesa e guadagno.
Fin qui, sembrerebbe un JRPG piuttosto classico. E invece no. Il sistema di Clair Obscur introduce da subito elementi dinamici tipici dei combattimenti in tempo reale.
Quando i nemici attaccano, è possibile difendersi in tempo reale con schivate, parate e salti. La schivata è la manovra più accessibile grazie alla sua finestra temporale più generosa, mentre la parata richiede maggiore precisione ma può attivare un potente contrattacco. Il salto, infine, è usato solo in risposta a specifici pattern d’attacco ed è chiaramente segnalato su schermo. Ogni nemico ha le sue combo e i suoi tempi: impararli è fondamentale per reagire al meglio. In fase offensiva, un QTE (Quick Time Event) consente di potenziare le abilità premendo il tasto A al momento giusto.
Ogni membro del party ha un proprio stile di gioco unico. Gustave può caricare la batteria del suo braccio con ogni colpo per poi scatenare una finisher devastante; Lune manipola le sue magie combinandole con macchie elementali; Maelle, la spadaccina, adotta pose che potenziano attacco o difesa; Sciel può marchiare i nemici con presagi e consumarli per amplificare le sue abilità; Monoco, infine, è una creatura bizzarra che assume le sembianze dei mostri tramite le loro zampe, cambiando maschera per potenziarne le abilità.
A tutto ciò si aggiunge un sistema di personalizzazione profondo. Ogni livello guadagnato assegna tre punti da distribuire tra Vitalità, Forza, Difesa, Agilità e Fortuna. I punti abilità servono invece a sbloccare nuovi attacchi e magie. Le armi possono salire di livello e ottenere perk passivi tramite il potenziamento. E poi ci sono i Picto: abilità passive, tre per personaggio, che garantiscono bonus in battaglia. Dopo quattro scontri, un Picto viene “padroneggiato”, sbloccando la relativa abilità Lumina, liberamente equipaggiabile in base ai punti disponibili.
Il sistema, nel suo insieme, si rivela stratificato, flessibile e ricco di soddisfazioni. Richiede attenzione, osservazione e una buona padronanza delle animazioni nemiche, ma ripaga ampiamente con un senso di controllo e gratificazione. È un gameplay pensato per adattarsi allo stile di ogni giocatore, che col tempo finirà per costruirsi il proprio team ideale, cucito su misura con Picto e Lumina perfettamente integrati.
Esplorando il continente
In Clair Obscur: Expedition 33 c’è spazio anche per l’esplorazione, pur con i limiti tipici del genere. Grazie al supporto di Esquie, il gruppo di eroi può muoversi con una certa libertà sulla mappa del mondo, accedendo ai vari livelli e all’accampamento.
L’accampamento è una sorta di hub centrale: qui si possono approfondire i rapporti tra i personaggi – sbloccando abilità extra attraverso l’aumento dell’affinità – oppure fare visita al Curatore per spendere risorse e migliorare le armi o aumentare i Punti Lumina. È anche il luogo ideale per prendersi una pausa tra una missione e l’altra e pianificare il prossimo passo della spedizione.
Oltre alla quest principale, non mancano contenuti secondari che offrono sfide più impegnative e boss opzionali. Il consiglio è di seguire la storia principale e poi tornare a esplorare il resto, trattando il contenuto secondario quasi come un endgame pensato per chi vuole spremere ogni ora possibile dal gioco. In questo modo, si possono aggiungere facilmente molte altre ore alla durata complessiva dell’esperienza.

I livelli sono abbastanza lineari, con alcune diramazioni opzionali che nascondono segreti: collezionabili, nuove armi, Picto ed elementi estetici. Tuttavia, già dalle prime ore l’esplorazione mostra alcuni limiti evidenti. Primo tra tutti: l’assenza di una mappa nei livelli. È vero, non ci si perde, ma un riferimento visivo avrebbe comunque aiutato. In secondo luogo, i movimenti dei personaggi sono piuttosto rigidi, con un rampino utilizzabile solo in punti predefiniti e sezioni platform poco rifinite e piuttosto basilari.
È chiaro fin da subito che le fasi esplorative servono più come collante tra un combattimento e l’altro, piuttosto che come un elemento portante dell’esperienza. Non per questo risultano superflue, ma è bene non aspettarsi un sistema di esplorazione profondo o particolarmente ricco.

Chiaro Scuro
Clair Obscur: Expedition 33 è, senza mezzi termini, uno dei videogiochi più affascinanti che abbia giocato in questa generazione di console. Non tanto per un comparto grafico da mascella a terra capace di rivaleggiare con le produzioni tripla A più muscolari, quanto per un’impronta artistica semplicemente straordinaria, ispirata in modo evidente alla belle époque francese.
Gli artisti di Sandfall Interactive hanno mescolato con maestria stili, colori ed estetiche, dando vita a un universo visivo unico e profondamente evocativo. Il mondo di gioco è incredibilmente variegato: si passa da paesaggi vividi e ricchi di colori ad ambientazioni cupe e desolate, attraversando foreste rigogliose, profondità sottomarine, montagne innevate e città industriali sull’orlo della rovina. Esplorarlo è un piacere costante, una vera gioia per gli occhi e – grazie alla splendida colonna sonora – anche per le orecchie.

La soundtrack merita infatti una menzione speciale: ogni brano è perfettamente cucito su misura per accompagnare i momenti salienti dell’avventura, enfatizzandoli con eleganza e intensità emotiva.
E poi c’è il doppiaggio, un altro elemento che eleva ulteriormente la produzione. Il cast vocale in inglese è da primi della classe, con nomi del calibro di Charlie Cox (Daredevil) e Andy Serkis (Gollum ne Il Signore degli Anelli, Cesare ne Il Pianeta delle Scimmie), affiancati da voci ormai iconiche per i fan del gaming come Ben Starr (Final Fantasy XVI) e Jennifer English (Baldur’s Gate 3). Una squadra da far invidia anche alle produzioni tripla A, che restituisce giustizia alla straordinaria messa in scena dell’opera di Sandfall Interactive.

“C’è sempre domani”
Clair Obscur: Expedition 33 è una di quelle rarissime opere capaci di risvegliare l’incanto, di ricordarti perché ti sei innamorato dei videogiochi. È un titolo che osa, che mescola riferimenti noti a una visione autoriale fortissima, e che riesce a trovare una sua voce nel mare delle produzioni moderne. Il combat system è stratificato e soddisfacente, la narrazione potente e toccante, il comparto artistico semplicemente indimenticabile.
Non è perfetto, certo: l’esplorazione ha i suoi limiti, e si avverte che è stata un po’ trascurata in favore di altre meccaniche. Ma il risultato finale è qualcosa che va oltre la somma delle sue parti. È un’opera prima coraggiosa, che non ha paura di ambire in alto e che riesce a colpire nel segno.
In un panorama dove tanti giochi sembrano fatti con lo stampino, Clair Obscur: Expedition 33 è un respiro d’aria fresca, una lettera d’amore al medium, e uno dei titoli più memorabili di questa generazione. Se amate le storie forti, il combat system profondo e le direzioni artistiche che lasciano il segno, fatevi un favore: non lasciatevelo sfuggire.