Recensione Castlevania: Lord of Shadow 2
A tre anni dal primo episodio e con uno spin off di mezzo per console portatili (uscito in seguito in HD anche su console casalinghe) tornano i ragazzi di Mercury Steam con Castlevania: Lord of Shadow 2, una saga che si concentra molto di più sull’action e che si distacca dai vecchi Castlevania.
di: Federico LelliA tre anni dal primo episodio e con uno spin off di mezzo per console portatili (uscito in seguito in HD anche su console casalinghe) tornano i ragazzi di Mercury Steam con Castlevania: Lord of Shadow 2, una saga che si concentra molto di più sull’action e che si distacca dai vecchi Castlevania.
Il principe della notte
Come prevedibile in un seguito, Castlevania LOS 2 va ad approfondire gli avvenimenti successivi alla fine del primo capitolo, quindi vi sconsigliamo di leggere il resto se non avete già affrontato Castlevania Lord of Shadow. La trama di LOS 2 riprende infatti il finale di LOS dove Gabriel, corrotto dai poteri delle tenebre, si incarna egli stesso come vampiro prendendo il nome di Dracul/Dracula il drago, lasciandoci per la prima volta nella saga nelle vesti di un succhiasangue. Dopo anni di riposo è l’arcinemico Zobek a richiamarlo tra i vivi chiedendogli una mano per scongiurare la minaccia del nemico in comune Satana, che vuole controllare il mondo, promettendo a Gabriel lo scioglimento dalla maledizione che lo condanna alla vita eterna nella dannazione.
Il prologo/tutorial ci introduce anche alle meccaniche fondamentali di questo hack & slash, dove il combattimento la fa ovviamente da padrone: Gabriel ha infatti a disposizione due dei tasti frontali per gli attacchi orizzontali e verticali, oltre all’immancabile salto e al tasto di interazione generica che useremo per succhiare il sangue ai nemici in fin di vita. La varietà negli scontri è data inoltre dalla possibilità di cambiare arma principale con due dei tasti dorsali, alternando la frusta di sangue standard con la spada del vuoto, utile ad assorbire energia dai nemici, e i pugni del caos, indispensabili per distruggere le armature dei nemici con scudo. Chiude il set di mosse la schivata/parata (relegata ad un grilletto) utile per scappare dalle situazioni più concitate o per contrattaccare gli attacchi nemici. Il gioco vuole inoltre che una lunga serie di mosse e poteri siano sbloccabili andando avanti con l’esperienza: tutte e tre le armi avranno così la propria pagina dedicata nel libro delle memorie di Gabriel rendendo la progressione più dinamica e personalizzabile.
Con una struttura così solida non è un caso che i combattimenti siano proprio il fiore all’occhiello del titolo e nel complesso la parte più riuscita dell’esperienza: quando avremo sbloccato entrambe le armi infatti ogni scontro con i demoni che incontreremo sarà un continuo alternarsi tra pugni del caos per abbattere le difese, spada del vuoto per togliere l’energia e frusta di sangue per tenere a distanza i nemici e per ricaricare i poteri delle altre due armi. In questa danza macabra quasi ipnotica le uniche pause saranno i momenti in cui ci troveremo a succhiare il sangue agli avversari ormai sconfitti; mosse tanto necessarie, soprattutto quando ci troviamo circondati da diversi opponenti, quanto noiose perché capaci di interrompere il ritmo della battaglia.
I nemici ci affrontano fondamentalmente con due tipi di attacchi: una combo normale e un colpo imparabile anticipato da un segnale visivo e sonoro, simile è il comportamento dei boss ai quali vanno aggiunti i loro pattern personalizzati e, dopo un numero sufficiente di attacchi, i soliti intermezzi che portano alle spettacolari scene animate. Curiosa la possibilità di poter scegliere dalle opzioni se voler giocare con o senza QTE ma , visto l’abuso degli stessi nei giochi action di questa generazione, sicuramente una scelta da non penalizzare.
Il vero punto debole lo troviamo però in ben altre sezioni del titolo, Mercury Steam ha deciso infatti di dare un respiro più ampio al suo titolo alternando agli scontri con i demoni fasi stealth, decisamente poco ispirate: tutte le scene dove ci si nasconde, o si aggira il nemico sfruttando il potere di trasformarsi in topo, sono infatti lente, ripetitive, pigre e mal eseguite, lasciandoci sempre con una sola possibilità di esecuzione imposta dagli sviluppatori.
Meglio la fase esplorativa dove sfruttiamo i poteri delle due armi (vuoto=ghiaccio/caos=fuoco) per risolvere enigmi ambientali e dove non mancherà la possibilità di fare backtracking grazie ai poteri che conquisteremo più avanti nella storia, backtracking che sarà comunque quasi sempre fine a sé stesso o dedicato alla scoperta di qualche collezionabile.
Dal punto di vista dello stile artistico Castlevania LOS 2 vive principalmente di due anime contrastanti: la prima, ambientata nella Londra attuale, poco ispirata e perennemente grigia, nella quale ci troveremo a vagare tra strutture industriali, parcheggi, fogne e rovine della città; la seconda, che prende vita nel castello gotico di Dracula, più vivida e varia, nel quale ogni sezione diversa si aprirà ai nostri occhi come una sorpresa. In entrambi i casi ci troveremo in ambienti all’apparenza enormi ma con vie di accesso limitate e quasi sempre lineari, con frequenti punti di congiunzione, mascherati da lunghi ascensori o zone di decompressione, per permettere al titolo di affrontare i lunghi caricamenti.
Luci e ombre
Castlevania: Lord of Shadow 2 è l’emblema di un sequel non necessario che fa più male che bene alla serie. L’aggiunta di elementi poco funzionali e dal game design pigro spezzano il ritmo di un gameplay che poteva essere altrimenti interessante, l’aggiunta di una trama banale, piena di cliché e filler, non invoglia il giocatore ad andare avanti a tutti i costi. Lo stile artistico altalenante e l’esecuzione tecnica non al top per un gioco di fine generazione non gratificano neanche l’occhio. Quello che rimane è un titolo espressamente rivolto ai fan del primo episodio o ai fan del genere di bocca molto buona, tutti gli altri non si perderanno niente.