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Recensione Call of Juarez: Gunslinger

Questo è il western vecchia scuola, quello che in tanti amano o odiano. Quello che, nemmeno a dirlo, si respira a 360° in Call of Juarez: Gunslinger, ultimo titolo dell’omonima saga, prodotto da Techland e distribuito sullo Store e sul Marketplace da Ubisoft. Che dalla Los Angeles contemporanea di The Cartel ci riporta - per fortuna - nel Kansas di inizio XIX secolo. Siete pronti a masticare tabacco e a sforacchiare qualche bandito a suon di pistolettate?

di: Marco "RizzK8" Rizzini

È il selvaggio west, al tramonto. Una leggera brezza solleva un po’ di sabbia nell’aria. Le strade sono deserte, bollenti dopo una giornata passata sotto un caldo e crudele sole. Molta gente è rinchiusa dentro casa, sta terminando una rapida e povera cena prima di andare a dormire. Altri invece sono a bere alcoolici al saloon, tra il fumo di sigaretta e una partita a poker truccata. Improvvisamente nel locale entra lo sceriffo, cappello in testa e pistole nelle fondine, accompagnato da alcuni sottoposti. Per un attimo cala il silenzio, tutti si girano a guardarlo negli occhi. Solo un uomo, uno straniero giunto da lontano, rimane al proprio posto, mentre sorseggia il suo drink. Lo sceriffo, dopo aver estratto i suoi ferri, gli intima di alzarsi con le mani ben in vista ed avvicinarsi lentamente verso di lui. Lo straniero sghignazza, beve l’ultimo sorso dal suo bicchiere e si mette in piedi, pronto all’azione. Comincia così una notte di fuoco per gli abitanti di quel paesino di frontiera, una notte che in pochi dimenticheranno.
Questo è il western vecchia scuola, quello che in tanti amano o odiano. Quello che, nemmeno a dirlo, si respira a 360° in Call of Juarez: Gunslinger, ultimo titolo dell’omonima saga, prodotto da Techland e distribuito sullo Store e sul Marketplace da Ubisoft. Che dalla Los Angeles contemporanea di The Cartel ci riporta – per fortuna – nel Kansas di inizio XIX secolo. Siete pronti a masticare tabacco e a sforacchiare qualche bandito a suon di pistolettate?

Un uomo con tante storie da raccontare…

In Call of Juarez: Gunslinger ci troviamo quindi ad interpretare il ruolo di Silas Greaves, un cacciatore di taglie che nel video introduttivo arriva in un saloon e, incalzato dai presenti, inizia a raccontare le sue avventure. In particolar modo quelle che vanno a intrecciarsi con altri personaggi leggendari dell’epopea del West: Billy the Kid (o William H. Bonney, o Henry McCarty, o qualunque altro nome con cui fosse conosciuto…), Butch Cassidy, Jesse James, i fratelli Dalton, lo sceriffo Pat Garrett e qualunque altra banda di fuorilegge che conosciamo…
Usando la mai troppo inflazionata struttura narrativa del flashback, Silas ci porta indietro negli anni per farci impersonare lui stesso nel più classico dei first person shooter, ma senza giapponesi o tedeschi che ci sparano addosso dall’altra parte. La sua voce fuori campo sarà il nostro vero compagno, seguendoci passo passo in ogni momento e non smettendo nemmeno quando siamo accerchiati e sentiamo fischiare i proiettili delle Colt vicino alle orecchie.
È pur vero che parliamo di un fuorilegge vecchio e consumato, passato per i saloon di ogni parte del Far West. I suoi ricordi paiono risentire dell’età e dei fiumi di birra e whisky ingurgitati, distorcendo la realtà ma riavvolgendosi in certi punti della narrazione per farci capire come siano in effetti andate le cose e cambiando repentinamente lo scenario in cui ci troviamo. Questo espediente consente comunque alla narrazione di evitare di essere troppo piatta e lineare ed anzi conferisce quel qualcosa in più a delle storie sviscerate ormai da tutti i media possibili negli ultimi 150 anni. Siete sicuri di chi sia stato a scatenare la faida tra i Dalton e gli Earp culminata con la sfida all’OK Corral?

La pistola più veloce del west

Come detto il gameplay è quanto di più classico un FPS ci possa proporre: si passa da un’ambientazione all’altra – con una piccola parte di esplorazione alla ricerca dei “segreti”, brevi spiegazioni di fatti o costumi dell’epoca – con bande di nemici da uccidere prima di poter proseguire. Vi è una sostanziale ripetitività di fondo, ogni livello pur raccontandoci una storia diversa lo si affronta sempre con lo stesso approccio, trovandosi davanti le medesime situazioni: inizio-nemici-miniboss. Sono presenti parecchie coperture e possibili nascondigli per mettersi al riparo da degli avversari che comunque, nella maggior parte dei casi, preferiranno continuare a spararci da lontano piuttosto che tentare di venire a stanarci.
Una divertente aggiunta al gameplay degna di nota è la “concentrazione”, una sorta di bullet time che per pochi secondi ci consente di rallentare il tempo ed evidenzia i nemici rispetto allo scenario. Non possiamo però abusarne, sia per il fatto che il lasso di tempo è molto breve sia perché c’è bisogno di uccisioni e colpi alla testa in serie per ricaricarlo. A braccetto con la concentrazione – non a caso è l’altro indicatore che vediamo in alto sullo schermo – troviamo il “senso di morte”: si attiva in automatico quando c’è un colpo che potrebbe ucciderci, rallentando l’azione e dandoci la possibilità di schivarlo.
Da segnalare infine il sistema di esperienza: più ci alziamo di livello più punti bonus avremo da spendere decidendo quale dei tre rami andare a potenziare: quello riguardante i revolver, quello dei fucili a canne mozze e l’ultimo per i fucili da caccia. Scegliendo uno dei tre schemi ad albero sbloccheremo feature utili all’esperienza di gioco, come l’aumento della capienza per le munizioni, la ricarica più veloce o la miglior facilità nell’individuare nemici.
Per quanto riguarda le armi, ovviamente ci si adegua pure qui al periodo storico: Colt, Ranger, revolver di qualunque tipo, fucili a pompa e di precisione, dinamite e barili esplosivi… Non manca nulla che non sia in puro stile Far West!

“Quando si spara si spara… non si parla!”

E’ chiaro che graficamente non siamo di fronte ad un blockbuster di questa generazione, ma la scelta stilistica degli sviluppatori si sposa perfettamente con l’ambientazione e lo spirito del gioco, esaltando al massimo i pregi del titolo e tendendo a nascondere i difetti del gameplay. Il Chrome Engine fa egregiamente il suo lavoro, caratterizzando molto bene i personaggi principali – sia amici che avversari – ma lasciando un po’ a desiderare sui nemici minori, che paiono fatti un po’ tutti con lo stampino.
Una colonna sonora degna del miglior saloon di Tombstone arricchisce ancora di più il nostro viaggio nel vecchio West, mentre la già nominata – ed incessante – voce narrante di Silas risulta un po’ eccessiva non lasciandoci tregua nemmeno nei momenti più concitati. Vista la mancanza del doppiaggio italiano può risultare un po’ ostico seguire la narrazione e nel contempo difendersi dai nemici, a meno di restar nascosti e leggersi i sottotitoli.

“Tutte le pistole hanno una voce… e io questa la conosco…”

Per i 15 euro o i 1200MP che richiede, Call of Juarez: Gunslinger è un titolo da non lasciarsi scappare. Un Far West reso con tutti i crismi in ambito videoludico è cosa rara e gli sviluppatori di Techland hanno centrato in pieno il bersaglio. Sia artisticamente che narrativamente ripaga in pieno del costo, facendoci tranquillamente soprassedere su un gameplay abbastanza datato ma comunque adatto alle diverse situazioni in cui ci troveremo.
Un must di sicuro per chi ama il genere western o i giochi arcade. Una goduria per chi li adora entrambi.