Recensione Call of Duty: Black Ops III
Call of Duty: Black Ops III, è finalmente approdato nei negozi nostrani e il nostro Gianmarco ‘St Jimmy’ Forcella ha finito di stendere il suo rapporto sul titolo in questione. Vediamo cosa ne pensa in questa recensione!
di: Gianmarco ForcellaL’anno è il 2065, ovvero 40 anni dopo gli eventi di Call of Duty: Black Ops II. Il mondo ha firmato un accordo per poter costruire un sistema intelligente (il “D.E.A.D.”) che difenda lo spazio aereo internazionale e tutto sembra essere tornato alla normalità: anche la ricerca, difatti, è avanzata, fino ad arrivare allo sviluppo della DNI, ovvero un’interfaccia neurale che permette di potenziare il soldato e controllare macchinari attorno a sé. In questo capitolo, che eredita da Black Ops II semplicemente la contestualizzazione “storica”, il giocatore riveste i panni… di sé stesso: la prima cosa che viene fatta quando si avvia la partita, infatti, è una personalizzazione rapida del personaggio (sesso, aspetto facciale) e si viene buttati subito nel vivo dell’azione.
Benvenuti nel 2056
La trama di Black Ops III, di per sé, non è nulla di emozionante e può risultare anche abbastanza pesante da seguire per la prima parte di gioco, per poi diventare leggermente più interessante nella seconda metà: non aggiunge niente quindi di memorabile all’interno dell’universo Black Ops, come hanno fatto i due precedenti capitoli, che avevano dal canto loro una storia principale molto valida.
Quello che però non viene raggiunto nella narrativa principale, viene raggiunto nella narrativa zombie: il franchise di Black Ops è sempre stato, fin dal primo capitolo, erede della modalità zombie, dove si affrontano orde di non morti. Introdotta per la prima volta in Call of Duty: World At War. Black Ops III porta avanti la tradizione, innalzando ancora di più i livelli di questa modalità, introducendo addirittura ben due storyline zombie: la prima consiste in una variante della storia principale in cui sono presenti anche i non morti come nemici mentre la seconda è la continuazione della storyline originale, fermatasi a Black Ops II.
I miracoli della DNI
Il sistema di gioco, sia nella modalità campagna che nel multigiocatore, ruota tutto attorno a questa interfaccia neurale, o DNI. I vantaggi sono indubbiamente molti: prima di tutto, la possibilità di aver evidenziato su schermo le minacce presenti e di avere una modalità tattica che permette di vedere fonti di calore anche con scarsa luminosità (funzioni disponibili solo in modalità campagna). La novità senz’altro più importante e che comprende entrambi i comparti, sono i tre set di abilità nella campagna e nove nel multiplayer che il giocatore può usare.
Ma partiamo con ordine. Nella storia il giocatore ha accesso a tre set di abilità che si hanno di default grazie alla DNI e che bisognerà potenziare per sbloccarne di nuovi: le abilità variano dal controllo delle macchine al rendersi invisibile per qualche istante. Discorso leggermente diverso per il multigiocatore invece, dove queste abilità vengono distribuite, in base alla categoria di appartenenza, negli “Specialisti” (a tutti gli effetti dei veri personaggi), figura totalmente nuova nell’universo di Call of Duty: ecco quindi che Ruin ha l’abilità di generare potenti onde d’urto, mentre Outrider quella di di scovare i nemici.
Come si accennava qualche riga precedente, queste mosse speciali hanno bisogno di essere potenziate in qualche modo e ciò è possibile ottenendo esperienza: ad ogni level up, saranno forniti dei punti speciali con cui, oltre a sbloccare pezzi di equipaggiamento, sarà possibile sbloccare o potenziare nuove abilità. E questo discorso è valido sia per il multiplayer che per la campagna standard e zombie: per la prima volta in un Call of Duty infatti, viene introdotto un sistema di “aumento di livello” all’interno della campagna a giocatore singolo e zombie.
Ma le sorprese non finiscono qui…
Questioni d’apparenza
Black Ops III è infatti il primo della serie ad offrire una campagna per giocatore singolo online: sarà infatti possibile giocare con i propri amici online alla storia e la stessa cosa vale per la storyline zombie alternativa e normale. Aumenta quindi in maniera positiva la componente “social” di Call of Duty, che abbraccia a sé una nuova modalità da poter giocare con gli amici.
Parlando invece di componenti grafiche, il gioco è stato costruito con una versione potenziata dell’IW Engine, usato in precedenza da Black Ops II: ciò ha creato profonde discrepanze tra la versione old-gen del gioco (in cui non è presente la modalità giocatore singolo) e actual-gen, come è possibile vedere nel video che apre il paragrafo), portando quindi alla conclusione che sembra di assistere a due giochi completamente differenti e che si sarebbe potuto fare molto di meglio anche sulla versione per PS4 ed Xbox One se lo sviluppo si fosse concentrato solo su queste due piattaforme. Per la prima volta infatti la grafica di un Call of Duty, a nostro parere, sembra uscire dai soliti schemi del motore grafico riciclato e riciclato, aggiungendo anche un’espressione facciale molto realistica ai personaggi (come nel caso di Hendricks): peccato che non si sia potuta raggiungere la perfezione a causa del doppiaggio italiano molto spesso fuori-syncro e texture non sempre ben chiare.
Molto interessanti anche i giochi di ombra e luce che si vengono a creare nella modalità zombie apprezzabili, per l’appunto, solo nella versione current-gen del titolo.
Stay out of the Apocalypse
Nonostante la piacevole introduzione della storia fruibile online e della storyline zombie alternativa, Black Ops III fallisce nel ridefinire un franchise che ormai, da Black Ops II, fatica ad andare avanti ed a proporre nuove idee che non siano strettamente collegate e contestualizzate alle nuove dinamiche (si vedano ad esempio i benefit della DNI come le abilità o la possibilità di correre sui muri). Anche le modalità del multigiocatore, sebbene in questo nuovo capitolo ne siano state introdotte due, non attirano i giocatori che si buttano comunque sempre sulle solite scelte. E la storia continua a fallire nel creare interesse. Insomma, sembra un franchise ormai stanco.
Peccato, perché allo stesso tempo è uno dei CoD più corposi a livello di contenuti.