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Recensione Bioshock Infinite

Finalmente ci siamo! Dopo una delle gestazioni più travagliate di sempre, Irrational Games è riuscita a dar vita a Bioshock Infinite, attesissimo terzo capitolo della serie. Il sogno di Kevin Levine e dei milioni di fan, da anni in trepidante attesa, è finalmente realtà.
Venite a Columbia insieme a noi, non ve ne pentirete!

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Finalmente ci siamo! Dopo una delle gestazioni più travagliate di sempre, Irrational Games è riuscita a dar vita a Bioshock Infinite, attesissimo terzo capitolo della serie. Il sogno di Kevin Levine e dei milioni di fan, da anni in trepidante attesa, è finalmente realtà.
Venite a Columbia insieme a noi, non ve ne pentirete!

Portaci la ragazza e annulleremo il debito

Siamo nel 1912, Booker DeWitt è un ragazzotto con un bel caratterino di cui non si sa molto, sappiamo solo che ha un pesante debito di gioco e i suoi creditori, affinché possa saldarlo, gli hanno chiesto di recuperare Elizabeth, una misteriosa ragazza tenuta prigioniera a Columbia, una città volante!
L’incipit di Bioshock Infinite altro non è che un gigantesco omaggio al primo capitolo (giocandolo scoprirete il perché) che ci catapulta in un mondo straordinario e ci fa addentrare in una storia complessa e visionaria, raccontata con una maturità ed una cura per i dettagli da far rabbrividire. Come da tradizione, il plot di Infinite affonda le radici nella follia umana, ma non si accontenta e va a toccare corde terribilmente adulte per un videogame, quali razzismo, religione, politica. Ma non è questo a sorprendere, quanto il modo, geniale, con il quale tutti questi elementi sono stati rappresentati, andando a palesare il male assoluto dell’animo umano, in ogni sua forma, senza porre nessuno dei personaggi rappresentati al di sopra degli altri per ideologie o propositi. Questa è la forza di questa fantastica storia: raccontarsi, affascinando il giocatore col coraggio, la spregiudicatezza e l’immensa immaginazione che solo i grandi capolavori possono vantare.

Bevi Vigor e resta in forma!

Non è facile descrivere nelle poche righe a disposizione il gameplay di Bioshock Infinite. Sono talmente tante le possibilità offerte e così divertenti le dinamiche che ne scaturiscono, da rischiare di dimenticare qualcosa di importante. Partiamo dal fatto che le meccaniche di base si avvicinano fortemente a quelle del primo capitolo, anche perché torniamo a vestire i panni di un personaggio “normale”. Ben presto prenderemo confidenza con le tantissime armi (rispetto al passato) dal sapore squisitamente retrò e con un arnese che rivoluziona completamente il concetto di navigazione all’interno dell’area di gioco: lo skyhook. Questo particolare uncino ci permetterà di aggrapparci alle rotaie sospese che collegano gli edifici fluttuanti di Columbia e di viaggiare velocemente tra di essi, offrendoci la possibilità di colpire i nemici in volo. Ma è una di quelle cose che, descritta a parole, non rende giustizia all’esaltazione che può suscitare tale pratica, credeteci. Questa feature quindi si rivela divertentissima da usare sia in battaglia che nell’esplorazione e rappresenta uno degli aspetti cruciali del gameplay del titolo, dato che permette ai meravigliosi scenari di svilupparsi anche in verticale, regalandoci dinamiche di gioco ancora più spettacolari.
Non potevano mancare i poteri, non più sotto forma di plasmidi da iniettarsi ma bensì i cosiddetti Vigor, dei tonici da bere alimentati con degli speciali “sali” anziché con l’eve. Alcuni di questi ci ricorderanno molto qualche vecchia conoscenza, altri invece sono delle assolute e divertentissime new entry. Ogni Vigor dispone poi di due modalità di attacco. Per farvi un esempio, il pubblicizzato “Assassinio dei Corvi” permetterà sia di scatenare un micidiale stormo che attaccherà i nemici sia di creare dei nidi-trappola che, se calpestati, richiameranno altri corvi assetati di sangue. Sarà possibile equipaggiare soltanto due poteri per passare velocemente dall’uno all’altro ma, in ogni caso, potremo richiamare in ogni momento la raggiera con tutti i poteri disponibili.
Soltanto due bocche da fuoco trasportabili invece, questo probabilmente per ribilanciare il gameplay, impedendoci di portarci dietro un intero arsenale in favore di una scelta più attenta e ragionata delle armi da imbracciare tra uno scontro e l’altro.
A rendere la nostra sgambata tra i cieli ancor più impegnativa, troviamo l’impossibilità di fare scorta di medikit e sali (che andranno necessariamente recuperati sul momento), il che porterà inevitabilmente a morire molto più spesso, vista anche la relativa efficacia del nuovo scudo ricaricabile.
Completano il nostro aspetto tattico le abilità speciali (i vecchi tonici, per capirci), equipaggiabili quattro alla volta, che conferiranno particolari bonus per il combattimento, già noti ai fan più rodati.
Sarà ancora una volta fondamentale l’esplorazione di ogni area (un vero piacere data la sconcertante bellezza di Columbia) per scoprire nuovi segreti e potenziare armi e poteri presso i distributori automatici o scovando i potenziamenti nascosti negli scenari. Attraverso i classici audio-diari ed i kinetoscopi potremo poi scoprire la storia della città con tutti i suoi inquietanti retroscena.

Così indifesa, così meravigliosamente pericolosa

Columbia è una città molto pericolosa, così come gli individui che la abitano. A parte i “normali” cittadini belligeranti (qualcuno anche strafatto di Vigor) e le forze di polizia della città, avremo modo di fronteggiare anche macchine infernali, spaventosi essere ibridi e personaggi fuori di testa in emozionanti boss fight. Per citarne qualcuno, troviamo il Patriota Motorizzato, un inquietante robot con le sembianze di George Washington alimentato a vapore ed armato di mitragliatrice Gatling, o gli Handyman, giganteschi ed agilissimi individui con enormi innesti meccanici al posto delle mani, senza dimenticare lo spaventoso Songbird, l’essere alato che fa la guardia alla ragazza.
Gli scontri si rivelano ancora una volta frenetici e al contempo estremamente tattici data la varietà di nemici che ci si pareranno davanti, complici gli imprevedibili pattern d’attacco che talvolta sfoggeranno. Saremo costretti a variare di continuo le combinazioni di armi e poteri, sfruttando al tempo stesso l’uso dello skyhook per attaccarli dall’alto o semplicemente per sfuggire dalle situazioni più roventi.
Ciò che conta, però, è che ogni situazione di gioco si rivela dannatamente divertente e ben studiata, vuoi per l’intelligente alternanza delle tipologie di nemici, vuoi per l’eccezionale level design, in grado di fornire al giocatore la giusta libertà d’azione senza mai rendere dispersivi i combattimenti.
La miscela esplosiva di Infinite vi conquisterà sin da subito, soprattutto quando comincerete a scoprire anche i preziosi aiuti che può fornirvi Elizabeth: la ragazza ha il potere di aprire squarci spazio-temporali e far comparire istantaneamente elementi in grado di aiutarci, siano esse torrette automatiche oppure appigli per lo skyhook o, ancora, casse di munizioni, medikit e ripari improvvisati (uno per volta ovviamente). Sarà una risorsa importantissima in ogni scontro, praticamente indispensabile visto l’alto grado di difficoltà di alcune sezioni. L’impiego dei poteri diElizabeth, dunque, conferisce al gameplay una personalità unica, rendendolo ancor più profondo e stratificato di quanto si potesse immaginare. Le numerose missioni non saranno mai troppo lineari vista proprio l’importanza della fase esplorativa e la presenza degli incarichi secondari. Il ritmo è sostenuto e frenetico nella giusta dose, dando però al giocatore anche il tempo per godersi appieno ogni aspetto del viaggio. Il tutto renderà la nostra permanenza a Columbia una continua scoperta, un’esperienza da vivere in tutte le sue molteplici sfumature.
Le uniche critiche che si possono muovere ad una struttura di gioco che rasenta davvero la perfezione, sono il solito sistema di respawn dopo ogni morte, sempre troppo permissivo, e la scarsa ramificazione dei potenziamenti dei Vigor, ognuno “upgradabile” soltanto due volte. In ogni caso, niente che possa rovinare l’esperienza di gioco, ma solo un piccolo neo che stona lievemente con l’eccellenza messa in campo dai ragazzi di Irrational Games.

Her eyes…so blue! Her skin so white!

Più che analizzare il comparto tecnico di Bioshock Infinite sarebbe più appropriato descrivere l’esperienza visiva che il titolo regala al giocatore.
A memoria non riusciamo davvero a ricordarci un gioco con una direzione artistica così sconvolgente. L’arrivo in città e quindi il primo impatto con Columbia, è probabilmente uno dei momenti più emozionanti ed iconici della storia dei videogiochi. Ogni qual volta si entra in una nuova area e si volta un angolo, ci si trova davanti a qualcosa in grado di stupirci. Il fascino barocco del titolo sembra infatti avere costantemente questo scopo: stupire, ammaliare occhi e orecchie dello spettatore. Un giardino, un palazzo, una fontana o, semplicemente, una strada della città. Ogni dettaglio ci lascia quasi increduli. L’aver ricreato una città che contrappone il suo splendore alla sua patinata artificialità non solo eguaglia la cifra stilistica raggiunta con Rapture ma, si può dire tranquillamente, talvolta la supera nettamente.
La cura nella realizzazione non si limita soltanto agli ambienti: ogni personaggio, ogni costume gode di un design talmente azzeccato da farci chiedere, di volta in volta, quanto lavoro di ricerca il team abbia dovuto sostenere per raggiungere un tale livello qualitativo.
La colonna sonora alterna sapientemente brani d’epoca e componimenti originali, realizzati ad hoc, di rara bellezza. Non si possono poi non spendere due parole per uno dei doppiaggi in italiano meglio realizzati degli ultimi anni, un lavoro incredibile che coinvolge ancor più profondamente il giocatore nell’atmosfera meravigliosamente malata di questo fantastico mondo chiamatoColumbia.

Oltre il videogioco

Giocare Bioshock Infinite dovrebbe essere prerogativa di ogni videogiocatore. Il titolo Irrational Games ha fatto attendere i fan per tanti anni. Fortunatamente, però, le attese, i timori e le ansie intorno alla creatura di Kevin Levine, non hanno fatto che motivare ancor di più Irrational Games, permettendogli di confezionare un prodotto che, ancora una volta, esula dal semplice concetto di videogame, superando in diversi aspetti anche la magnificenza del capostipite della serie. Columbia è un mondo da scoprire un minuto alla volta, una storia da respirare, un evento che non si ripeterà una seconda volta.
Senza girarci troppo intorno: Bioshock Infinite è probabilmente il gioco simbolo di questa generazione di console, un’opera che entra di diritto nell’Olimpo dei capolavori senza tempo e che nessuno dovrebbe perdersi. Recensirlo è stato un onore.