Recensione Battlefield 2042
di: Donato MarchisielloDa decadi, in ambito videoludico, gli “shooter” professionisti sono spesso “cultori” di rigide filosofie della pallottola che, a conti fatti, seguono con rinnovato ardore e senza batter, tutto sommato, ciglio. In questo ottica, nell’era del gaming moderno, chi ama far risuonare AK ed M16, spesso e volentieri, ha due grandi opzioni di massa: Call of Duty e Battlefield. E, ogni qual volta le due immortali serie videoludiche si rinnovano, ecco che, quasi riflesso pavloviano, l’attenzione della scena videoludica viene quasi completamente riversata su di loro. In questo senso, il titolo di cui parleremo in questa sede, Battlefield 2042, è la novella “apparizione” dell’enciclopedico shooter targato DICE che, a quattro anni dall’uscita del “sofferto” Battlefield V, ritorna sul mercato con una mise “sconvolta” in favore di un (immaginario ma non troppo) futuro iper-tecnologico, dove la carenza di risorse sarà il “casus belli” al centro del conflitto. Riuscirà ad imporsi come titolo di riferimento del settore? Ecco a voi la recensione della versione PlayStation 5 di Battlefield 2042!
accettare i cookie con finalità di marketing.
Battlefield 2042 è il nuovo capitolo dell’arci nota saga di sparatutto in prima persona che, in una sua formula specifica che mescola arcade a realismo e che da tempo contraddistingue la serie, torna a riaffacciarsi sul mercato affollato degli shooter. Diciamolo subito, in prima battuta: questo capitolo della saga non godrà di una campagna in single player canonica. Nonostante le recenti iterazioni della saga presentassero modalità in singolo piuttosto avvincenti anche se molto brevi, Battlefield 2042 si presenta agli occhi degli utenti come una esperienza concepita totalmente per la competizione online. Anche se, a conti fatti, una narrazione c’è: lo scenario di Battlefield 2042, pescando a piene mani da una tradizione filmesca piuttosto ricorrente, ci presenta un mondo sull’orlo del collasso, causato da inquinamento e sfruttamento eccessivo di risorse. In questa ambientazione che rasenta i più classici temi delle narrazioni post apocalittiche, le ultime due superpotenze rimaste sul pianeta, Russia e Stati Uniti d’America hanno dissotterrato l’ascia di guerra contendendosi le ultime risorse rimaste a suon di proiettili. Entrambe le superpotenze, opteranno per avvalersi dei “Dis-pat”, mercenari “senza colore” spinti da un forte desiderio d’indipendenza e libertà.
Ed ecco che, ad esempio, durante le prime missioni, vi saranno contesti narrativi ad agire da introduzione a modalità multiplayer competitive che, tutto sommato, ricalcano a grandi linee la tradizione non solo della serie, ma dell’intero retaggio del settore. Dunque, se l’anima del gioco è il multiplayer, la domanda sorge spontanea: com’è giocare online con Battlefield 2042? A voler riassumere in modo generalizzato, potremmo dire “ottimo ma non eccellente”: il menù di gioco ci sventaglierà in modo (non particolarmente) intuitivo l’essenza stessa dell’offerta contenutistica del titolo, che si avvarrà di due playlist per le sfide online. Il fulcro dell’esperienza ludica del titolo, sarà la playlist “All Out Warfare”, che consterà al suo interno delle modalità “Breakthrough” e “Conquest”, due delle più iconiche esperienze multigiocatore della saga che, sostanzialmente, ripropongono in salse diverse un più classico “King of the Hill”. Per quanto concerne le modalità, tutti i classici game mode della saga saranno ivi riproposti, con qualche modifica qui e lì, per la felicità dei fan di lunga data. Ma DICE avrà in serbo anche due specifiche novità: Battlefield 2042 vi consentirà di addentrarvi in una ricchissima modalità editor, chiamata “Portal”, nel quale sbizzarrirsi nel creare delle sessioni con modalità diverse, sfruttando gli scenari e le armi di alcuni degli episodi più riusciti della serie. Peccato che, in sostanza, la modalità risulti “esterna” al cuore pulsante della competizione del titolo: infatti, non sarà possibile ottenere esperienza (e, di conseguenza, procedere al classico unlock di armi e abilità) nella citata modalità, rendendola un’esperienza “chiusa” e non “integrata” con il cuore pulsante del gioco.
L’altra novità videoludica introdotta da Battlefield 2042, sarà la “Hazard Zone”: un game mode (in realtà, una vera e propria playlist) che tende ancora più marcatamente verso il PvPvE, mescolando una formula ludica ad obiettivi che però ricorda la “sregolatezza” dei battle royale. In sostanza, i giocatori saranno chiamati ad impadronirsi di vitali dati contenuti in alcuni satelliti precipitati all’interno di varie mappe, dopodiché raggiungere i punti d’estrazione e sopravvivere agli agguati non solo degli altri giocatori umani ma anche e soprattutto dei soldati controllati dalla IA. Ogni giocatore avrà a disposizione un’unica vita e, nel caso dovesse esser abbattuto, potrà sperare unicamente che uno dei suoi compagni lo riporti in vita per rientrate nella partita. Completare con successo le varie fasi della playlist, ci consentirà di ottenere dello specifico denaro che potrà esser speso in un mercato altrettanto mirato della modalità, al fine di ottenere potenziamenti di varia natura utili al raggiungimento dell’obiettivo della missione successiva. In generale, la “Hazard Zone” è senza dubbio il “climax” attuale della produzione: una modalità concepita in modo particolarmente intelligente e che mescola in modo equilibrato e sapiente diversi elementi presi da generi concettualmente equidistanti, proponendo un gameplay più calmo e tattico ma non per questo meno avvincente.
In generale, le mappe (solo sette al momento) enormi in cui ci muoveremo, sono state arricchite dalla possibilità di vasti combattimenti che vedranno 128 giocatori fronteggiarsi su di un campo di battaglia (quanto meno nelle versioni console next gen e su PC, che potranno godere anche di un ottimo crossplay tra piattaforme). Ogni giocatore avrà la possibilità di scegliere tra una decina di operatori differenti, ognuno dotato di specifiche abilità attive e passive e che faranno però riferimento ai classici quattro “archetipi” storici della saga, ovvero assalto, supporto, geniere e medico. Ogni giocatore avrà a disposizione decine di elementi personalizzabili che andranno a comporre un equipaggiamento al solito piuttosto vario e profondo, tra armi, strumenti tattici e militari d’ogni sorta con relativi add-on. Tuttavia, a differenza dei precedenti capitoli della saga in cui le classi erano legate a “rigide” abilità e possibilità individuali, vi sarà la possibilità di “esprimersi” bellicamente in piena libertà: infatti, chiunque può sostanzialmente equipaggiare qualunque cosa in qualunque momento durante il gioco, segno della volontà di DICE di “abbattere” le fredde mura delle classi, in favore di un gameplay più fluido e mirato all’emersione e alla preponderanza dell’abilità del singolo. Un gameplay che, in pratica, con qualche neo qui e lì, torna in forma sostanzialmente smagliante: la sensazione sarà di approcciare ad una vera e propria guerra, fatta di tattica ma anche del classico e caotico fischiar’ del piombo. Un’estasi estetico-bellica che si tradurrà anche nell’accuratezza della realizzazione degli scenari, non dipinti “morti” ma costantemente sconvolti da elementi climatici quali uragani e tempeste di sabbia, oltre che dal crollo di strutture (alcune anche enormi) grazie al sofisticato sistema di distruzione degli edifici, che ne coinvolgerà pochi numericamente ma in modi scenografici e spettacolari, sacrificando però una parte consistente del gameplay in favore di una resa estetica da manuale.
Ma nonostante una indubbia piacevolezza estetica, Battlefield 2042 non è solo un sinolo di caratteristiche buone e più che buone, ma anche di diverse problematiche tecniche e concettuali. A partire da un non proprio perfetto bilanciamento di armi e veicoli, che tendono a garantire “ingiusti” e non voluti vantaggi. Ad esempio, i mezzi sia di terra che (specialmente) aerei saranno ardui da abbattere e, piuttosto frequentemente, rivestiranno il ruolo di chiave di volta per la vittoria o la sconfitta in una mappa. In generale, anche alcune bocche di fuoco risulteranno o particolarmente efficaci o, al contrario, fattivamente limitate, con il risultato di un “meta” che tende già verso (poche) armi da utilizzare in ogni caso. Detto ciò, le problematiche descritte sono “canoniche” al day one per quasi tutte quelle esperienze videoludiche che mirano, innanzitutto, alla competizione online: DICE è già infatti alacremente al lavoro per risolvere alcune criticità specifiche e, nei giorni scorsi, è già stata pubblicata una patch apposita mirata ed un’altra dovrebbe seguire a breve. Problematiche, comunque sia, che non minano eccessivamente l’ottimo lavoro profuso nel concepimento e traslazione “in numeri” dello shooting, che risulta probabilmente più teso verso il realismo rispetto al passato (altro segnale della volontà di DICE di rendere l’esperienza più “strategica”). Anche alcune mancanze, come la possibilità di visionare il classico tabellino del k/d o la possibilità di cambiare squadra durante il gioco, aspramente criticate da una parte dell’utenza, in realtà rientrano a nostro avviso nel complessivo “piano” di DICEdi spingere sull’acceleratore della strategia e della tattica, piuttosto che di una più ordinaria “freneticità caotica”. Il risultato è un aumento consistente della costante sensazione di trovarsi in battaglia per davvero seppur anche in questo capitolo, nonostante una visibile volontà di arginare i tempi morti con l’aggiunta di “strettoie” concettuali dove i team, per forza di cose, devono fronteggiarsi, non si sfugga alle classiche “passeggiate nel niente”, una caratteristiche che purtroppo contraddistingue la saga da tempo immemore.
Per quanto concerne il reparto più squisitamente tecnico-meccanico, nonostante alcuni “passi falsi” lo stile bellico proposto da Dice ed Electronic Arts è sicuramente pregevole. A muovere le fila digitali dell’intero pacchetto è il motore grafico Frostbite che, al solito, garantisce un’ottima fisica, unitamente a caratteristiche visive di primissimo piano. A partire dalla già citata magnificenza delle mappe, caratterizzate al punto giusto e incorniciate da un uso di effetti luce e particellari vividi e di impatto. Una piacevole vividezza che si trasla solo sull’aspetto dei modelli poligonali di fanteria e mezzi, tutti tendenzialmente ben realizzati, ma anche sulla qualità delle animazioni, probabilmente le migliori degli ultimi capitoli. In generale, l’impatto visivo ed estetico è sicuramente di primo piano, seppur gli elementi scenici siano stati notevolmente ridotti rispetto al passato, al fine di tarare la novella esperienza ludica con una presenza di giocatori raddoppiata. Nonostante il comparto sia sicuramente promosso, il titolo, come detto in incipit di paragrafo, non sarà scevro di limiti tecnici (dovuti, ovviamente, al suo esser ancora “fresco di stampa”). Innanzitutto, saranno piuttosto frequenti i classici fenomeni di compenetrazione poligonale (che in un titolo complesso come Battlefield, tutto sommato, sono più che accettabili) a cui si uniranno piccoli lag “sistemici” in situazioni di particolare affollamento. Anche la ratio dei respawn, al momento, è ancora in piena fase di taratura e non saranno così infrequenti alcuni bug a livello di gameplay, come l’impossibilità di “resuscitare” i propri compagni caduti in posizioni “particolari” (anche se, in questo frangente, la caratteristica è stata già affrontata di petto nell’ultima patch). Ultimo ma assolutamente non tale, il comparto sonoro: ricco, dettagliato e realistico, offrirà una tridimensionalità e profondità dell’azione notevole e sarà, probabilmente, la caratteristica che meglio sposa, fattivamente, la volontà di rendere “vere” le battaglie (basta, ad esempio, citare il rumore nitidamente “differente” dei passi del nostro alter ego in base alle superfici calpestate).
Cosa dire di Battlefield 2042? Ottimo ma non eccellente. Sicuramente, una entry della saga che sarà ricordata per alcune novità di valore ma che, al contempo, non riuscirà ad emergere rispetto ai capitoli considerati “di riferimento” della serie. I fan di vecchia data potrebbero storcere il naso in diversi frangenti, seppur il capitolo sia probabilmente uno dei più “accessibili” ai nuovi venuti grazie alla grande libertà d’azione, sia “meccanica” che concettuale. Ed è inutile nascondere alcuni grandi limiti, specialmente tecnici, del titolo che, però, sono solamente un (purtroppo, classico) inizio di un’ottima base, specialmente in prospettiva futura. Non il migliore della serie, ma di gran lunga non il peggiore nonostante tutto.