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Recensione Battleborn

di: Luca Saati

Ammettiamolo, da Gearbox Software ci aspettavamo immediatamente un Borderlands 3. La software house capitanata da Randy Pitchford però ha preferito non andare sul sicuro e ha deciso di puntare tutto su una nuova IP fondendo le meccaniche di un FPS tradizionale a quelle di un MOBA, i due generi più in voga di questi ultimi due anni. Proprio per questa commistione di generi possiamo considerare Battleborn un esperimento. Esperimento riuscito? A questa domanda rispondiamo in parte nel corso di questa recensione. “E l’altra parte?”, vi starete chiedendo. La risposta ce la darà solo il tempo quando tra qualche mese vedremo ancora i server di gioco popolati dai giocatori sancendo quindi la buona riuscita del progetto.

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Nati per la battaglia

Il cuore pulsante di Battleborn è rappresentato dal suo comparto multiplayer competitivo, ma questo non ha impedito a Gearbox Software di introdurre nella sua nuova creatura una vera e propria campagna giocabile in singleplayer, in schermo condiviso insieme ad un altro amico o in cooperativa online con altri quattro giocatori. La storia vede l’oscurità prendere il controllo di quasi tutto lo spazio, ma c’è ancora una speranza rappresentata proprio dai Battleborn, una serie di guerrieri che vogliono portare pace e armonia nello spazio. La storia, raccontata in un prologo e otto capitoli che terranno i giocatori impegnati per circa 5 ore, rappresenta in fin dei conti un mero pretesto per affrontare le varie missioni di cui è composta. Non ci troviamo dinanzi a un capolavoro di sceneggiatura insomma, ma le sequenze animate che ci introducono a ogni missioni sono piuttosto piacevoli.

BattlebornPossiamo considerare le missioni della campagna come un lungo tutorial che ci permettono di prendere confidenza con i 25 personaggi che compongono il roster. La loro struttura è abbastanza tradizionale: dobbiamo difendere dei punti da orde sempre più crescenti di nemici, farci strada tra le fila avversarie o affrontare dei boss di fine livello in battaglie ben costruite. Possiamo sfruttare casse di rifornimento con all’interno una serie di potenziamenti temporanei, postazioni in cui evocare torrette o droidi di supporto spendendo le monete d’oro ottenibili in partita. A ogni partita abbiamo un numero predefinito di vita da sfruttare. A ogni morte infatti i nostri compagni hanno 30 secondi di tempo per portarci in vita, scaduto questo tempo dobbiamo spendere una delle vite. Una volta esaurite ovviamente non è possibile tornare in vita, fortuna che se ne trovano di nuove durante la missione rendendo mai troppo frustrante il tutto. Nonostante il PvE non rappresenti il fiore all’occhiello della produzione, in compagnia di altri giocatori queste missioni sono molto divertenti da giocare e sono un piacevole diversivo da alternare tra una partita PvP e l’altra.

Il problema è quando si decide di affrontare queste missioni in solitaria. Il gioco infatti non tiene conto del numero di giocatori in missione scaraventandovi addosso un numero di nemici difficili da gestire per un lupo solitario, non esiste insomma un bilanciamento dell’esperienza in base a quante persone sono presenti nella lobby. L’altro problema riguarda la gestione del matchmaking nel PvE. Avviando una partita pubblica infatti sarà il gioco a decidere quale capitolo farvi affrontare aprendo un sondaggio in cui scegliere una delle tre missioni proposte esattamente come accade con la scelta delle mappe. Insomma se ad esempio volete affrontare il capitolo cinque ma in quel momento non avete amici con cui giocare, non potete selezionare quella missione e avviare il matchmaking per cercare qualcuno che possa farvi compagnia. Una scelta questa a nostro modo di vedere discutibile e limitativa per un gioco che punta tutto sull’online. Speriamo che in futuro gli sviluppatori eliminino questo problema con un apposito aggiornamento.

Un nuovo modo di intendere i MOBA

In PvP il gioco propone tre modalità 5v5, ognuna con sole due mappe. Numeri un po’ troppo striminziti se consideriamo che il competitivo rappresenti il cuore pulsante di Battleborn. Anche in questo caso ci aspettiamo qualche nuova mappa e magari almeno un’altra modalità con futuri aggiornamenti, ma per come stanno le cose adesso non possiamo ritenerci troppo soddisfatti.

battlebornDevastazione è la modalità più lontana a quella di un MOBA e più vicina a quella di un FPS tradizionale. Infatti si tratta di un classico King of the Hill in cui conquistare e mantenere il controllo di determinate zone della mappa. Nulla di nuovo insomma, eppure si tratta di una modalità sempre piacevole da giocare e ci sarebbe piaciuto vedere in Battleborn altre modalità più tradizionali così da arricchire il pacchetto di contenuti.

Incursione vede ogni team difendere due robot sentinelle e allo stesso tempo attaccare e distruggere quelle degli avversari. Ciascuna sentinella può contare su 50 punti vita che si riducono solo una volta distrutto il loro scudo ricaricabile. Per riuscire a completare il proprio obiettivo, ogni team può contare su dei minion capaci di disattivare gli scudi delle sentinelle e renderle così vulnerabili ai nostri colpi. Le azioni individuali, così come il numero di kill, serviranno a ben poco in Battleborn, piuttosto si rivela fondamentale avere un team ben affiatato per scortare i propri minion nella base avversaria. Oltre a questi piccoli aiutanti i giocatori potranno avvalersi di postazioni fisse in cui attivare torrette, acceleratori, stazioni di rifornimento e evocare super scagnozzi dal potere superiore per ricevere un valido supporto in battaglia. Il tutto ovviamente spendendo l’apposita moneta ottenibile durante la partita. Non dimentichiamoci poi dei mercenari, mostri neutrali posizionati nella parti più estreme delle mappe che, una volta sconfitti, possono essere reclutati per contribuire alla nostra causa. Per avere la meglio sui propri avversari insomma vanno sfruttate tutte le possibilità messe a disposizione dagli sviluppatori. Ogni partita dura un massimo di 30 minuti, a vincere è ovviamente il team che ha distrutto le sentinelle avversarie o che ha fatto loro più danni.

Infine abbiamo la modalità Fusione che presenta dei punti in comune con Incursione come la presenza dei minion e dei super scagnozzi. La differenza consiste nell’assenza delle sentinelle da distruggere. L’obiettivo qui è infatti quello di scortare i propri aiutanti in alcuni portali. Questi seguono dei binari in cui prima o poi finiranno per incrociarsi con quelli avversari. Ovviamente a noi spetta il compito di supportare la loro marcia, eliminare qualsiasi minaccia sulla nostra strada e far raggiungere i portali ai minion. Anche qui i match hanno la durata massima di 30 minuti, vince chi arriva prima a 500 punti o chi ha totalizzato un punteggio superiore entro lo scadere del tempo.

Gli amanti degli FPS tradizionali sono avvisati: Battleborn non è un gioco semplice da approcciare. Il gioco di squadra, una conoscenza dei personaggi, una buona composizione del team stesso sono chiavi fondamentali per godere appieno del gioco di Gearbox. Una volta entrata nell’ottica di star giocando a un MOBA e non a un semplice FPS le soddisfazioni arrivano e vi divertirete molto. Ottimo il level design delle mappe capaci di esaltare i vari personaggi che compongono il roster. Segnaliamo anche un buon netcode che non ci ha mai creato problemi durante le nostre partite.

Squadra che vince, si cambia

battleborn screenshot 2Battleborn presenta un ricco roster di 25 personaggi (più cinque che arriveranno durante il primo anno di vita del gioco). Questi non sono disponibili tutti fin dall’inizio, infatti gran parte degli eroi andranno sbloccati o raggiungendo un certo livello o completando una serie di sfide come vincere cinque partite utilizzando un’apposita fazione. I Battleborn presentano una buona varietà, abbiamo personaggi di supporto, spadaccini, cecchini, tank e quant’altro. Per padroneggiare ciascuno è richiesta un po’ di pratica in quanto propongono stili di gioco completamente differenti.

Ognuno è dotato di tre abilità, più altre passive. Le due abilità principali sono attivabili mediante i tasti dorsali, la terza invece, sbloccabile solo una volta raggiunto il livello 5, la si può attivare mediante la pressione del tasto triangolo o Y su Xbox. Quest’ultima abilità possiamo considerarla una super con effetti devastanti che possono cambiare le sorti della partita se sfruttate a dovere.

A ogni partita il proprio personaggio parte dal livello uno, giocando si sale di livello e a ogni level-up si può accedere all’Helix, un sistema a doppia elica che permette di potenziare l’eroe. Più si utilizza un Battleborn e più aumenta il suo grado sbloccando così nuove mutazioni nel sistema Helix, skin e nuove taunt.

Troviamo anche un sistema di build con cui equipaggiare il proprio eroe. È possibile acquistare una serie di forzieri in cui sbloccare nuovi equipaggiamenti e selezionarne tre da portare poi in partita. Questi però non si attivano in automatico durante il match, bensì vanno attivati spendendo le monete d’oro conferendo dei bonus alle statistiche del proprio personaggio.

battleborn_ss_02Tutto il sistema messo in scena dai ragazzi di Gearbox Software funziona e diverte il giocatore spingendolo a giocare a lungo per sbloccare tutti i personaggi e goderne a pieno. L’unico problema riguarda il bilanciamento che merita di essere rivisto con alcuni eroi fin troppo efficaci e altri totalmente inutili. Gli sviluppatori devono limare la loro creatura per fornire un’esperienza più equilibrata.

L’universo secondo Gearbox

Tecnicamente Battleborn è una vera e propria gioia per gli occhi, un’autentica esplosioni di colori. Il mondo di gioco è fresco e colorato, al posto degli effetti particellari e volumetrici troviamo degli sprite 2D che si adattano alla perfezione con lo stile grafico del gioco. Splendido il character design con personaggi unici e tutti differenti tra loro, sarà impossibile per voi non innamorarvi dei Battleborn. Il tutto gira a 30 fotogrammi al secondo fluidi e sempre granitici.

Ottimo anche il lavoro svolto sull’audio con piacevoli effetti sonori, un buon doppiaggio in italiano e musiche piacevoli e sempre adatte al contesto.

Commento finale

Battleborn è prodotto dal gameplay solido e divertente, Gearbox Software è riuscita nell’impresa di fondere FPS e MOBA in una formula che funziona egregiamente accompagnata da un comparto grafico e sonoro molto piacevole. I fan degli FPS sono avvisati: Battleborn non è un semplice shooter, richiede pratica e dedizione. Una volta entrati nell’ottica di star giocando prima di tutto a un MOBA la musica cambia e le soddisfazioni arrivano. Peccato che il tutto non sia supportato da un numero di contenuti all’altezza, la campagna perde molto se giocata in singleplayer, e le sole tre modalità e le sei mappe per il PvP sono troppo poche per un gioco che fa del multiplayer il suo cuore pulsante. Il futuro di Battleborn dipende dal supporto di Gearbox che deve introdurre nuove modalità e mappe, e rivedere un po’ il bilanciamento. Se gli sviluppatori riusciranno a risolvere queste criticità nel corso dei prossimi mesi, Battleborn è un gioco da tenere d’occhio il cui acquisto va assolutamente preso in considerazione per gli amanti del multiplayer.