Recensione Batman: Arkham City
La dura vita dei sequel. Così come nella vita di tutti i giorni i confronti con i fratelli maggiori sono una routine: anche nei videogame spesso ci si trova a fare i conti con eredità spesso inarrivabili ed elevatissimi standard qualitativi. "Moar of the same", "bello, ma non all'altezza del predecessore", "ottimo titolo che purtroppo pecca in innovazione" e via discorrendo. Quante volte avete sentito espressioni di questo tipo?
Eppure, in un autunno ricco come non mai di seguiti e successori spirituali di grandi classici, c'è ancora qualche gioco in grado di stupire non solo per il retaggio e il nome che si porta dietro, quanto piuttosto per la qualità intrinseca nella formula di gioco stesso e la capacità di sapersi rinnovare pur rimanendo ancorato alle proprie radici.
E quale titolo poteva essere a mantenere così tante promesse e aspettative se non il seguito del pluri-acclamato gioco del 2009, Batman: Arkham Asylum?
di: Nicola "Wanicola" Caso
La dura vita dei sequel. Così come nella vita di tutti i giorni i confronti con i fratelli maggiori sono una routine: anche nei videogame spesso ci si trova a fare i conti con eredità spesso inarrivabili ed elevatissimi standard qualitativi. “Moar of the same”, “bello, ma non all’altezza del predecessore”, “ottimo titolo che purtroppo pecca in innovazione” e via discorrendo. Quante volte avete sentito espressioni di questo tipo?
Eppure, in un autunno ricco come non mai di seguiti e successori spirituali di grandi classici, c’è ancora qualche gioco in grado di stupire non solo per il retaggio e il nome che si porta dietro, quanto piuttosto per la qualità intrinseca nella formula di gioco stesso e la capacità di sapersi rinnovare pur rimanendo ancorato alle proprie radici.
E quale titolo poteva essere a mantenere così tante promesse e aspettative se non il seguito del pluri-acclamato gioco del 2009, Batman: Arkham Asylum?
Welcome to Arkham City
È passato ormai un anno da quella notte di follia al manicomio Arkham che ha visto il cavaliere oscuro impegnato a sventare le malefatte del pagliaccio principe del crimine e la minaccia del virus Titan. Tuttavia, nonostante i suddetti problemi e i discutibili metodi adoperati nel centro di isolamento, il suo ex-direttore, Quincy Sharp, è riuscito a spuntarla alle ultime elezioni per il sindaco, complice anche l’ambizioso progetto di debellare una volta per tutte il crimine.
Per porre un freno al dilagare della malavita per le strade e al problema del sovraffollamento delle carceri, il neo-eletto sindaco ha deciso infatti di trasferire tutti i criminali di Gotham all’interno di un nuovo quartiere-ghetto, all’interno del quale i criminali sono liberi di agire come meglio credono, sottostando soltanto alle forze di sorveglianza Tyger e al rispettivo capo in carica: lo psichiatra criminale Hugo Strange.
Non tutti però sono d’accordo sul fatto che relegare i più pericolosi boss del crimine di Gotham in un unico luogo, seppur isolato dal resto della città, sia una scelta saggia. Tra questi detrattori anche il noto multimiliardario Bruce Wayne, intento nella sua campagna di sensibilizzazione per chiudere il nuovo carcere.
Ed è proprio durante uno di questi comizi che inizierà il gioco vero e proprio, con un Bruce Wayne privo dell’iconico bat-costume arrestato e fatto arrestare da Strange proprio all’interno di Arkham City. La situazione precipita ulteriormente quando veniamo a sapere di come Strange sia al corrente dell’identità segreta di Wayne, costringendolo a lavorare per lui all’interno del penitenziario, pena rivelare al mondo intero la vera identità dell’uomo pipistrello. Senza neanche un minuto da perdere, ci troveremo così catapultati all’interno del caos che regna sovrano ad Arkham City, in un crescendo di situazioni in continua evoluzione.
Anche solo analizzando il comparto narrativo, Batman: Arkham City si rivela sin da subito una produzione degna del miglior film/fumetto dedicato al cavaliere oscuro, complice la regia del celebre sceneggiatore Paul Dini. Senza lesinare sui colpi di scena e le comparse, Arkham City è in grado di annoverare tra il cast i personaggi più amati dell’universo creato da Bob Kane e Bill Finger, tra i quali Catwoman, l’immancabile Joker, il terrificante Harvey “Two Faces” Dent, il Pinguino e Riddler (questa volta presente fisicamente), ma anche volti meno noti come Solomon Grundy, Deadshot e tanti altri.
Tactical Espionage Action Batman: Arkham City
Come anche la trama lascia intendere, la maggiore differenza tra Arkham City e il suo prequel consiste fondamentalmente nella diversa ambientazione di gioco, con tutti i cambiamenti che da essa derivano.
Da un punto di vista prettamente ludico, infatti, il gameplay è rimasto quello che abbiamo imparato ad apprezzare nel primo capitolo, un misto tra azione, meccaniche stealth ed enigmi ambientali. Il tutto ampliato ed aggiornato secondo i canoni del free-roaming a matrice “supereroistica” che tanto ha riscosso successo sin dai tempi dell’originale Spiderman 2 nel 2004.
Torna dunque un’enorme HUB centrale che collega i vari luoghi di interesse come potevano essere la villa, la quarantena e la caserma del precedente episodio (date il benvenuto all’acciaieria, al museo, alla città vecchia e via discorrendo), solo che questa volta saranno presenti in numero maggiore, anche se caratterizzate da dimensioni meno generose. Questo perchè ora il grosso del gioco si svolge nelle strade di Arkham, in una mappa dalle discrete dimensioni esplorabile a proprio piacimento.
Accettata con rammarico l’impossibilità di potersi muovere con la bat-mobile, per spostarsi da una parte all’altra della città si ricorrerà fondamentalmente a due oggetti: il rampino ed il mantello. Grazie a quest’accoppiata, coprire tutta la città sarà questione di pochi attimi e, tra una missione principale e l’altra, ci si potrà dedicare a tutta una serie di attività secondarie.
Tra di queste troviamo semplici missioni di soccorso ai malcapitati di turno o attraversate nel cielo di un determinato numero di “Bat-Anelli”, arrivando a vere e proprie sotto-trame come quelle che vedranno protagonista una fragile alleanza con Bane per recuperare i fusti di Titan trafugati o rintracciare Zsasz lungo rocambolesche corse tra una cabina del telefono e un’altra. Il tutto senza dimenticare le immancabili sfide dell’enigmista, presenti in grandissima quantità tra indovinelli, trofei e ostaggi da salvare.
Diversamente dai più blasonati sandbox di Rockstar, però, in Arkham City non tutte le missioni saranno affrontabili sin dal principio, in quanto spesso alcune di esse richiederanno l’utilizzo di appositi bat-congegni che andranno a svelarsi progressivamente con l’incedere della trama o con l’accumulo degli immancabili punti esperienza.
Questa formula di gioco ereditata dai vari episodi dei classici MetroidVania si sposa ottimamente con l’impalcatura generale della città, offrendo di volta in volta nuovi spunti creativi su come superare i vari ostacoli che man mano ci si pareranno davanti o il raggiungimento di nuove aree in un primo momento apparentemente irraggiungibili.
A tal proposito, è un piacere constatare come tutto l’equipaggiamento acquisito durante l’episodio precedente sarà disponibile fin da subito, salvo alcune eccezioni. Attrezzi quali il batarang, il rampino, il decriptatore o il gel esplosivo, saranno disponibili sin da subito, mentre per quanto concerne le new entry troviamo il bat-generatore di impulsi a distanza (utile per azionare meccanismi basati sull’elettricità) o le bombe congelanti di Mr. Freeze in persona (indispensabili per attraversare le fogne ma anche per congelare i nemici), andando costantemente ad arricchire ed ampliare il gameplay sia nelle fasi di combattimento che in quelle più squisitamente esplorative.
Colpisci duro, colpisci silenzioso
Ritorna inalterato il sistema di combattimento, il cosiddetto Free Flow Combat che permetterà al nostro agile pipistrello di potersi destreggiare con assoluta naturalezza anche in mezzo a dozzine di nemici assatanati. Anche questa volta, quindi, il tasto d’attacco vero e proprio sarà uno soltanto, la cui pressione in sequenza permetterà di colpire ripetutamente i nemici ed accumulare moltiplicatori per poter ricorrere così alle combo più avanzate. Se sulle prime tale sistema può apparire povero e tendente al button mashing, progredendo ci si renderà conto di come la pressione ritmata sia in grado di assestare colpi più incisivi (critici), permettendo così di avere la meglio sui nemici standard con un minor numero di colpi.
I restanti front button invece sono utilizzati per il contrattacco, il colpo stordente ed infine la schivata, tutti ovviamente liberamente concatenabili anche i vari bat-accessori. Il risultato finale, una volta entrati nell’ottica giusta, sarà spesso una letale e aggraziata danza di morte che si abbatterà come una furia sui vari malfattori senza possibilità di scampo.
Tuttavia l’approccio diretto non sempre sarà il più remunerativo, soprattutto con gruppi di nemici armati di bocche da fuoco. Spesso infatti sarà preferibile affrontare i vari sgherri in modo più silenzioso e tattico, come un vero e proprio predatore notturno. Letale e silenzioso. Ricorrendo al dorsale sinistro, si potrà sfruttare la tanto apprezzata modalità detective introdotta nel capitolo precedente, un particolare visore capace di segnalare tutti i nemici in un’area e persino in grado di contrassegnare in arancione i vari elementi con i quali è possibile interagire. Dondolarsi da una sporgenza all’altra, atterrare i nemici dall’alto e appenderli a testa in giù, coglierli di sorpresa dal basso di una ringhiera o persino sorprendere due delinquenti da dietro e sistemarli con un unico colpo ben assestato, sono solo alcune delle azioni che i ragazzi di Rocksteady hanno contemplato per permettere di tirare fuori il giustiziere mascherato che è in noi e agire come solo Batman saprebbe fare.
Inutile dire come questa seconda scelta non solo si riveli più vantaggiosa in termini di risparmio energetico, ma anche più divertente in termini di gioco. Istigare il terrore nei nemici e sentirli commentare di non aver paura salvo poi sorprenderli da dietro una parete, è una sensazione di potenza che nessuna lama del caos, falce della morte o mitra riuscirebbe a trasmettere. A rendere questo tipo di sfide sempre nuove ed interessanti ci pensano poi non solo le particolari geometrie delle stanze (che spesso fanno sorridere per la loro architettura studiata appositamente per chi si sposta da un gargoyle all’altro), ma anche le varie tipologie di nemici che di volta in volta dovremo affrontare, siano questi dotati di disturbatori “jammer”, scudi, coltelli o quant’altro.
Le boss fight, dal canto loro, sono in grado di prendere queste meccaniche ed espanderle ulteriormente, come dimostrato dall’esercito di sabbia di Ra’s al Ghul o il nascondino letale con Mr. Freeze.
L’unica nota dolente è rappresentata forse da un tutorial decisamente invadente, fin troppo prodigo di consigli su come avere la meglio su un determinato cattivo e il fatto che non tutti i villain abbiano goduto dello stesso trattamento di favore riservato ai “big”. Personalità interessanti come il Cappellaio Matto e Poison Ivy avrebbero potuto ricoprire senz’altro un ruolo più incisivo piuttosto che semplici mandanti di orde ed orde di nemici “standard”.
Pipistrelli, non solo quelli
Una delle novità più sbandierate e più attese di questo seguito è senz’altro quella legata all’utilizzo di Catwoman come personaggio giocabile. Ogni copia del gioco, infatti, custodisce uno speciale “pass” per poter riscattare il personaggio di Selina Kyle, giocabile all’interno di Arkham City. Al di là della discutibile scelta di relegare questo personaggio al download digitale, Catwoman si configura sin da subito come un’alternativa implementata discretamente e soprattutto accattivante.
Differente dall’uomo pipistrello come movenze, armi e numero di gadget a disposizione, la sensuale donna-gatto vivrà un’avventura parallela a quella del cavaliere oscuro, forte anche del suo peculiare e diverso gameplay. L’abile ladra infatti non potrà né planare né utilizzare tutta l’avanzatissima tecnologia forense della Wayne Enterprises, tuttavia potrà raggiungere luoghi altrimenti irraggiungibili grazie alla sua abilità di camminare a testa in giù su determinate grate.
Una volta completata l’avventura principale, inoltre, sia Batman che Catwoman (e all’occorrenza anche Robin per coloro che avessero riscattato il DLC) avranno libero accesso a tutta una serie di sfide ad hoc realizzate dall’enigmista, affrontabili direttamente dal menu principale.
Come se non bastasse, una longevità di base più che buona e ottimamente ritmata (parliamo di più di 15 ore anche solo seguendo il filo principale) tra missioni secondarie, collezionabili assortiti e side-story, Batman: Arkham City sarà in grado di soddisfare anche i palati più esigenti e desiderosi di sfide, complice anche un ottimo livello di difficoltà (da affrontare rigorosamente in modalità “difficile” per tutti coloro che avessero già avuto a che fare con il precedente episodio). Senza dimenticare la possibilità di poter rigiocare il titolo una seconda volta con tutti i potenziamenti della partita precedente, ma questa volta senza alcun tipo di indicatore a schermo.
Indovina indovinello, avete mai visto un più bel pipistrello?
Una teoria abbastanza diffusa in tempi recenti vuole l’attuale generazione di console in declino sotto il profilo tecnologico e non più in grado di stupire e/o settare nuovi standard a livello qualitativo. Non sarà certamente l’Unreal Engine 3 a farci cambiare idea, però bisogna ammettere che anche sotto il profilo tecnico, Arkham City si è rivelato decisamente sorprendente. La base ovviamente è quella già apprezzata due anni fa, ma, se possibile, ulteriormente rifinita. Gran parte del merito va senz’altro alla ricostruzione della città, cupa e opprimente, in grado di restituire un colpo d’occhio davvero notevole, tanto che spesso si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una rilettura in chiave post-moderna del celebre Assassin’s Creed.
Ottimi ancora una volta i modelli poligonali dei protagonisti principali, in grado di rendere alla perfezione il feeling del fumetto originale con personaggi massicci e dalla muscolatura possente, tipici dei comics americani.
Peccato solo per un’evidente compenetrazione poligonale che spesso si traduce in collisioni non proprio perfette e fastidiosi problemi di interazione ambientale. Nulla che possa intaccare la fruibilità generale, ma che non passa certo inosservato durante alcuni scontri.
Se da un punto di vista prettamente stilistico non si può non riconoscere una matrice di chiara ispirazione ai classici del fumetto come “Il ritorno del Cavaliere Oscuro“, “Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora” e “Anno Uno“, è impossibile anche non notare come la colonna sonora sia palesemente ispirata ai recenti blockbuster hollywoodiani del regista Christopher Nolan. Il feeling trasmesso è il medesimo di capolavori del cinema come “The Dark Knight“, con momenti salienti enfatizzati da passaggi orchestrati da brividi, in grado di restituire un senso di epicità difficilmente descrivibile che ben si sposa con il tono generale dell’avventura.
Ottimo, come nell’episodio precedente, il doppiaggio, ancora una volta curato dai medesimi che negli anni ’90 si occuparono dell’intramontabile serie animata. Profonda e minacciosa la voce di Batman come ghignante e isterica quella di Joker, si arriva a vette d’eccellenza come quella rassegnata e filtrata dal casco di Victor Fries. Purtroppo bisogna constatare come il doppiaggio nostrano sia decisamente fuori sincrono con il labiale, motivo per cui alcuni preferiranno il doppiaggio originale, anch’esso caratterizzato da una qualità fuori discussione.
“O muori da eroe oppure vivi talmente a lungo da diventare il cattivo”
Dopo un primo episodio arrivato in modo del tutto inaspettato, nessuno avrebbe certamente pensato che un seguito diretto avrebbe potuto avere un così grande eco. Eppure, eccoci qui, Rocksteady si è superata.
Batman: Arkham City non solo è in grado accogliere sulle proprie spalle la pesante eredità del predecessore ma fa di più, va oltre. Una rinnovata formula esplorativa va ad affinarsi insieme a tutta una serie di piccole imperfezioni che hanno caratterizzato l’episodio precedente (uno su tutti il combat system), il tutto corredato da un comparto tecnico d’eccellenza e una sceneggiatura degna delle migliori Graphic Novel a cui il più grande detective del mondo ci ha abituati negli anni.
Amanti o meno del Pipistrello, Batman: Arkham City è un titolo da provare assolutamente, lasciarselo sfuggire sarebbe un vero e proprio crimine. Un crimine punibile con la reclusione nella stessa Arkham City.