Recensione Babel Rising, il gioco che voleva essere un Dio
Dall'app store con furore ecco giungere sulle console casalinghe Babel Rising, tower defense in miniatura che è riuscito a farsi apprezzare su dispositivi mobili per il sua immediatezza e il gameplay facile e banale, l'ideale per partite mordi e fuggi durante pausa pranzo sul lavoro. Tuttavia non è detto che passando dall'ambito mobile a quello casalingo e rimpolpando il prezzo il risultato sia ugualmente interessante.
di: Nicola "Wanicola" CasoDall’app store con furore ecco giungere sulle console casalinghe Babel Rising, tower defense in miniatura che è riuscito a farsi apprezzare su dispositivi mobili per il sua immediatezza e il gameplay facile e banale, l’ideale per partite mordi e fuggi durante pausa pranzo sul lavoro. Tuttavia non è detto che passando dall’ambito mobile a quello casalingo e rimpolpando il prezzo il risultato sia ugualmente interessante.
Un’impresa da Dio
Cambiando poco e nulla dalla formula originale, Babel Rising pone il giocatore negli onnipotenti panni di una divinità intenta a punire gli umani che hanno deciso di sfidarlo costruendo una torre alta fino al cielo. Per impedire che ciò accada l’unico modo è punire gli infedeli a suon di calamità naturali, fulmini, macigni in testa e via discorrendo. Guai a far arrabbiare il pezzo grosso insomma. Un’idea semplice e interessante che purtroppo si scontra con la generale piattezza del titolo. Escluse le missioni della modalità “campagna” che prevedono l’utilizzo di determinati poteri prestabiliti con i quali arrivare a fine missione, le partite normali vengono disputate contro il tempo (o un amico che sia) ma potendo accedere a sole due abilità per volta tra fuoco, acqua, fulmine e terra. Una scelta che limita tantissimo l’aspetto tattico del gioco. Una volta in campo, i due poteri vengono ripartiti sui quattro tasti del pad in modo da poter sfruttare poteri puntuali (un macigno ad esempio) o la sua versione estesa (il terremoto nel caso della terra). Ogni potere ovviamente dispone di un cooldown che ne impedisce lo sfruttamento ossessivo e l’utilizzo intensivo permette di inanellare combo di morti per caricare l’apposita barra della calamità naturale, un potente attacco in grado di fare letteralmente piazza pulita una volta caricato a dovere (immaginate una piramide a spirale dove sulla punta viene depositata un’enorme sfera, tipo flipper ecco). Tutte features pluri-collaudate che non mancano in produzioni analoghe. Ad aggiungere un po’ di pepe al piatto ci pensano particolari cultisti immuni a uno dei due poteri selezionati, urne maledette che bloccano il potere con le quali le si è distrutte e sporadici attacchi navali, ma nulla di realmente emozionante e/o divertente.
Da Grandi poteri derivano piccoli divertimenti
Provato col pad quindi la situazione è piuttosto classica e si lascia anche giocare in spensieratezza, ma è difficile rimanere incollati a lungo allo schermo. Ciò che “in teoria” invece dovrebbe giustificare l’aumento del prezzo dai canonici .79 cent ai quasi 10 Euri richiesti da questa versione è il supporto per le periferiche di movimento Kinect e Move. E anche sotto questo versante forse era meglio continuare a giocare con l’IPhone. Dove la periferica Playsastion infatti si comporta egregiamente fornendo una valida alternativa allo stick analogico, permettendo di mirare con immediatezza e precisione, la controparte Microsoft riesce invece dare il peggio di se. Muovere il puntatore con una mano e utilizzare l’altra per utilizzare i poteri puntuali e diffusi è scomodo e mal interpretato il più delle volte mentre agitarsi sguaiatamente come dei tarantolati davanti allo schermo per aumentare la potenza calamità è operazione abbastanza frustrante. Si salvano solo i comandi vocali per poter scegliere i due poteri (“fiamma!” cit.). Fortunatamente la difficoltà generale è ben al di sotto della media, tanto che permettersi qualche errore di troppo difficilmente compromette la partita. Peccato solo rimanere più di venti minuti con il braccio proteso in avanti è spossante e poco in linea con l’elemento sopravvivenza infinita di questa tipologia di giochi.
Deliri di onnipotenza
Babel Rising è il classico esempio del diverso modo di pensare alla base dello sviluppo di un titolo su Smartphone e Console. Dove in ambito portatile il gioco riesce comunque a farsi apprezzare grazie alla sua semplicità, mantenendo inalterate i concetti alla base e traslando il contesto si ottiene un un passatempo insipido e poco più. Si vede che il focus con il quale è stato realizzato il gioco era lo sfruttamento del motion control (toppando tuttavia), ma è per giocare a giochi da cellulare che vogliamo che venga utilizzata una periferica, sulla carta promettente, come Kniect? Meglio scaricare la versione per cellulare.