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Recensione Azione e zombie in Resident Evil: Operation Raccoon City

È bello essere cattivi. Perlomeno in un videogioco, dove spesso i valori etici vengono meno. In Resident Evil: Operation Raccoon City non si potrà scegliere se essere giusti o crudeli: il giocatore vestirà per tutto il tempo i panni di uno dei cattivi, appunto, una di quelle persone senza scrupoli di coscienza, che non vorreste mai incontrare nella vostra vita.
E bisognerà difendere a tutti i costi gli interessi di una società criminale, la Umbrella Corporation, compiendo azioni riprovevoli. Il tutto in un videogioco che si discosta dagli elementi caratteristici della serie Resident Evil, trasformando il tipico gameplay di stampo survival horror in uno proprio degli sparatutto in terza persona.
Scopriamo assieme quindi se è davvero bello essere cattivi in Operation Raccoon City.

di: Giorgio "Nadim" Catania

È bello essere cattivi. Perlomeno in un videogioco, dove spesso i valori etici vengono meno. Permettendo così al giocatore di fare scelte terribili, altrimenti improponibili, senza alcun obbligo morale che gli impedirebbe poi di dormire la notte. In molti di certo ricordano le decisioni karmiche di inFamous o di Fallout, la missione all’aeroporto in Modern Warfare 2 o le sadiche e rocambolesche fughe in macchina nella serie di Grand Theft Auto. In ognuno di questi titoli però il giocatore ha sempre avuto la possibilità di decidere se comportarsi in maniera dignitosa o subdola.
In Resident Evil: Operation Raccoon City, invece, non si potrà scegliere se essere giusti o crudeli: il giocatore vestirà per tutto il tempo i panni di uno dei cattivi, appunto, una di quelle persone senza scrupoli di coscienza, che non vorreste mai incontrare nella vostra vita.
E bisognerà difendere a tutti i costi gli interessi di una società criminale, la Umbrella Corporation, compiendo azioni riprovevoli. Il tutto in un videogioco che si discosta dagli elementi caratteristici della serie Resident Evil, trasformando il tipico gameplay di stampo survival horror in uno proprio degli sparatutto in terza persona.
Scopriamo assieme quindi se è davvero bello essere cattivi in Operation Raccoon City.


Nessuno dovrà raccontare la verità!

Come già accennato, in Operation Raccoon City si vestiranno i panni di uno dei mercenari assunti dalla Umbrella Corporation, con lo scopo di rimettere in riga uno scienziato troppo problematico. Peccato che presto la situazione degenererà, che a Raccoon Cityscoppierà la ormai nota epidemia in grado di trasformare le persone in zombie affamati di carne umana e che i vertici della multinazionale decideranno di inviare i protagonisti proprio nel cuore della città. L’obiettivo finale? Cancellare le prove del coinvolgimento della corporazione. E questo implica che, oltre a dover far scomparire tutti gli indizi materiali come registrazioni e documenti cartacei, bisognerà anche eliminare i sopravvissuti, troppo scomodi per rimanere in vita. 
La trama quindi va a collocarsi nell’arco temporale in cui si svolgevano, ai tempi della prima PlayStation, il secondo e il terzo episodio della serie principale. Raccoon City in fiamme, quantità di zombie illimitate e minacciose armi biologiche: questi sono gli elementi che legano più di ogni altra cosa questo spin-off al resto della saga. Perché, come detto, a livello di gameplay Operation Raccoon City si rivela un gioco totalmente diverso.
All’inizio di ogni missione si dovrà scegliere quale personaggio utilizzare tra i tanti. Ognuno di loro avrà a disposizione abilità uniche, da sviluppare spendendo in un apposito menù i punti ricevuti durante gli incarichi: si va dal soldato armato di tutto punto, all’essenziale medico, al ricognitore in grado di diventare invisibile… la varietà in altre parole non manca, e di certo questo non è che un bene. Nel corso di una partita sarà impossibile “comprare” tutto, e per farlo bisognerà quindi rigiocare l’avventura più e più volte, o affrontare le partite online – di cui si parlerà dopo. Una volta deciso il proprio alter-ego e gli altri tre membri della squadra, si comincerà la missione. Le sparatorie saranno le protagoniste indiscusse. Non importa se contro stupidi ma ostinati zombie o armati, e altrettanto stupidi, soldati. Nel gioco bisognerà sempre e comunque sparare. Nessun enigma e poca esplorazione: mano a mano che si procederà di stanza in stanza, bisognerà abbattere qualunque cosa si muova, che sia viva o morta. Se tutto questo nella trama funziona discretamente, giustificando la presenza di questi inquietanti e loschi figuri tra le strade di Raccoon City, a livello di puro e semplice divertimento un po’ meno. In fin dei conti sparare tutto il tempo potrebbe annoiare chi non vive di solo pane e proiettili. Specialmente se si considera che l’intelligenza artificiale, di compagni e avversari, si rivela piuttosto bassa. Se nelle prime missioni infatti i compagni di squadra riusciranno a dare un piccolo contributo in questo immenso sterminio, in quelle più avanzate si riveleranno più che altro una palla al piede, morendo in continuazione o ostacolando addirittura il giocatore stesso – che riceverà talvolta un piccolo aiuto solo dal medico, Bertha.
Questo deficit può per fortuna essere aggirato giocando in cooperativa con degli amici, per chiunque possieda una connessione internet, rendendo di sicuro le partite più divertenti e movimentate e la difficoltà meglio calibrata. Perché affrontare in una missione due o tre hunter da soli è di certo un’impresa assai più complessa che non facendolo affiancati da qualcuno che sa quello che fa, specialmente ai livelli di difficoltà più elevati e in cui si vogliono ottenere le valutazioni più alte.

Eliminate ogni superstite!

Questo Resident Evil, come avrete già intuito, affianca in continuazione elementi discreti ad altri abbastanza fastidiosi, e questo succede anche per quanto riguarda la longevità. La campagna single player dura infatti poche ore, cosa che di sicuro farà storcere il naso a molti. Il fatto che sia rigiocabile, giusto per recuperare i collezionabili o provare ad usare altri personaggi, un po’ compensa questa mancanza. Ma ciò che, fortunatamente, allunga davvero la durata del titolo è il comparto online, chiamato Versus, ormai immancabile in qualsiasi videogioco che si rispetti – e che voglia vendere. Si potrà così partecipare a partite che spaziano dai classici deathmatch a squadre, ad altre con regole tipiche dei famosi “cattura la bandiera”. Alternate da modalità alternative in cui si potranno impersonare gli eroi più famosi della saga – ClaireLeonJill… – creata appositamente per i fan di vecchia data, ed un’altra in cui bisognerà difendersi da continue ondate di zombie fino all’arrivo dell’elicottero di salvataggio in cui, nemmeno a dirlo, non ci saranno posti sufficienti per tutti.
Nulla di particolarmente innovativo, sia chiaro, ma questo comparto multiplayer di sicuro allunga la vita ad un titolo altrimenti breve, rivelandosi anche abbastanza divertente. Riuscire ad uccidere gli avversari facendo al contempo attenzione alle decine di non morti che vi attaccheranno non sarà di certo un compito facile, e gli esiti spesso si dimostreranno imprevedibili. La possibilità stessa di rimanere contagiati e trasformarsi in zombie se non curati con tempestività, elemento presente anche nella campagna single player, rende il tutto ancora più movimentato. E a ciò bisogna aggiungere la presenza di tanti personaggi unici da poter usare, delle abilità da sbloccare e delle varie armi presenti.
Come detto, nulla di particolarmente originale, ma il tutto funziona abbastanza bene, con l’assenza di lag e un matchmaking rapido ed equilibrato.

Missione compiuta?

Il gioco, insomma, alterna cose buone ad altre cattive, un po’ in ogni aspetto. Il comparto grafico affianca alle ambientazioni cittadine abbastanza ispirate e cupe altre, proprie di laboratori, un po’ troppo anonime; ai modelli poligonali dettagliati dei protagonisti quelli meno curati dei soldati o troppo ripetitivi degli zombie; agli effetti di illuminazione piuttosto buoni, troppe aree buie, in cui talvolta ci si smarrisce per qualche istante. Lo stesso discorso è valido per il comparto audio, che vede l’alternanza di buone musiche e un doppiaggio italiano apprezzabile ed effetti sonori non sempre all’altezza. La presenza continua di richiami agli episodi precedenti di sicuro renderà contenti i fan, che potranno incontrare nuovamente personaggi storici come Ada Wong o Nemesis, giusto per citarne un paio; i finali presenti però lasceranno un po’ di amaro in bocca, sbrigativi e sottotono come si dimostrano, e che meritavano di sicuro una maggior cura.
A conti fatti quindi questo Resident Evil di certo non merita di essere bocciato, ma neppure di essere promosso a pieni voti. Se i ragazzi di Slant Six Games, gli stessi autori di alcuni episodi della serie Socom, avessero posto più attenzione in alcuni dettagli, di sicuro il titolo ne sarebbe uscito con un aspetto migliore e più appetibile.
Così invece si rivela un discreto sparatutto in terza persona, il cui unico collegamento con la serie principale rimangono la trama, Raccoon City e alcuni personaggi. Per gli amanti della saga un acquisto non obbligatorio, ma neppure sconsigliato. Per tutti gli altri un titolo discreto, ma di certo non paragonabile ai migliori esponenti del genere.