Recensione ASTRO BOT: Rescue Mission
di: Simone CantiniNon me ne vogliano i fan delle icone storiche del marchio, ma secondo me le mascotte ufficiale di PS4 non possono essere altro che i simpaticissimi Bot comparsi in The PlayRoom e che, soprattutto nella versione sviluppata per la realtà virtuale, sono stati protagonisti indiscussi di un azzeccatissimo esperimento platform. Il clamore suscitato è stato tale da spingere gli utenti a chiedere a gran voce un gioco vero e proprio, che riuscisse ad espandere un concept semplice ma anche dannatamente accattivante, e che sembrava sposare alla perfezione le potenzialità del PlayStation VR. Bene, alla fine i desideri dei giocatori hanno avuto la giusta realizzazione, visto che da domani sarà disponibile ASTRO BOT: Rescue Mission.
accettare i cookie con finalità di marketing.
Alieni dispettosi
Il titolo Japan Studio (sempre siano lodati!), realizzato in collaborazione con il Team ASOBI!, prende il via dalla più esile delle premesse, come vuole la stragrande maggioranza dei platform: l’astronave che ha le fattezze del drone volante visto in The PlayRoom, al cui interno sono ospitati centinaia di piccoli Bot, viene presa di mira da un dispettoso alieno che, dopo averla ridotta in pezzi ed aver disperso il suo robotico equipaggio all’interno di cinque differenti mondi, si impossessa di un indispensabile visore per poi fuggire via. Solo un piccolo superstite è in grado, ovviamente grazie al nostro provvido aiuto, di lanciarsi in una spassosissima missione di soccorso, che lo porterà ad attraversare 26 livelli e a sconfiggere 6 giganteschi boss. L’avventura di ASTRO BOT: Rescue Mission ci porterà ad attraversare ambienti urbani, oscure caverne, profondità marine e molte altre location, tutte caratterizzate da un intrigante level design in grado di amplificare e giustificare le potenzialità del visore Sony, che almeno per quanto concerne il primo playthrough difficilmente rimarrà ancorato alla nostra testa per meno di cinque ore abbondanti.
L’unione fa la forza
Sì, ma in definitiva come funziona ASTRO BOT: Rescue Mission? Se avete avuto modo di provare il prototipo citato nel paragrafo iniziale della recensione, di sicuro avrete già una più che valida idea di quello che il titolo ha in serbo per noi. In definitiva non faremo altro che controllare, in terza persona e nei panni di un robot più grande, il nostro piccolo e coraggioso bot, il tutto all’interno di stage a scorrimento, in cui la camera virtuale sarà fisicamente rappresentata dalla nostra testa: ecco, quindi, che non saranno rari i momenti in cui ci troveremo a sporgerci realmente dietro ostacoli virtuali per non perdere d’occhio il nostro compagno di avventura, oppure a guardare in alto o in basso per scovare passaggi segreti o seguire al meglio le evoluzioni del robottino. Non mancheranno, inoltre, situazioni in cui dovremo abbattere a testate porzioni di scenario, schivare o respingere particolari proiettili, il tutto mentre con un ideale terzo occhio dovremo controllare le movenze del nostro alleato. Sinergia ed empatia sono le chiavi del successo di ASTRO BOT: Rescue Mission, che riesce ad amplificare in maniera esponenziale il coinvolgimento sperimentato nel già eccellente Moss, proiettando in una nuova e ben più completa dimensione ludica il mondo dei platform in VR. Alle movenze del Bot, che potrà saltare, colpire con un pugno i nemici e librarsi per un breve tempo in aria dopo un balzo, si accompagneranno anche le nostre capacità di interazione diretta, grazie al reperimento in stage specifici di alcuni gadget in grado di ampliare le potenzialità del pad in nostro possesso: ecco che torna il già visto rampino, che potremo utilizzare per sradicare elementi dello scenario, oppure impiegare come traballante ponte che il Bot userà per superare baratri. Non mancano, comunque, inediti meccanismi, tra i quali troviamo degli shuriken da lanciare tramite il touch pad, un idrante, una torcia ed una mitragliatrice. Tutti quanti hanno la loro giustificazione all’interno dei vari livelli e finiscono per rivestire un ruolo di spicco in occasione degli scontri con i boss. Questi rappresentano, sia per stile che per meccaniche, uno dei momenti migliori di ASTRO BOT: Rescue Mission, visto il modo sempre differente con cui è necessario approcciarsi alla lotta. Certo, la difficoltà media generale è comunque tarata verso il basso, ma il divertimento è comunque garantito. Se questo “difetto” ci può portare a concludere agevolmente l’avventura, come ogni platform che si rispetti completare al 100% il titolo è un’impresa decisamente più ostica, dato che recuperare tutti i Bot smarriti non sarà certo un’impresa facilissima ed immediata, visto il modo talvolta davvero subdolo con cui sono stati nascosti nei vari scenari. Non mancano, inoltre, dei bastardissimi camaleonti da scovare (uno per stage), il cui reperimento sbloccherà delle missioni sfida accessorie, in grado di aumentare il monte ore. Torna anche l’Ufo Catcher presente in The PlayRoom che, per mezzo delle monete recuperabili sul campo, ci permetterà di ottenere pezzi con cui abbellire il nostro alloggio astrale. E visto il numero non proprio esiguo di componenti, i completisti avranno il loro bel da fare.
Lasciamoci stupire
Vi ho già detto di quanto trovi delizioso il design dei simpaticissimi Bot? Bene, lo stesso discorso può essere esteso anche all’intero comparto stilistico di ASTRO BOT: Rescue Mission, forte di un impatto visivo semplicemente spassoso e coloratissimo. I livelli godono di una progettazione interessante e sono impreziositi da alcune piccole chicche in grado di lasciare a bocca aperta in più di un’occasione. Per il sottoscritto è stato emblematico uno degli ultimi stage, in cui ci troviamo ad agire appena sotto il pelo dell’acqua, con lo sguardo che si sposta più di una volta dalla posizione sommersa a quella emersa: il tutto è realizzato in maniera così intelligente, oltre che perfettamente cucito attorno al PlayStation VR, da lasciare davvero impressionati. Ed è solo una delle innumerevoli trovate estetiche della produzione. Da lodare, inoltre, anche la pulizia generale della messa in scena che, almeno su PS4 Pro, è risultata davvero impeccabile, così come dannatamente orecchiabili sono i motivetti che ci accompagnano nel corso dell’avventura. Insomma, niente da dire anche sul fronte del puro codice.
Inutile girarci troppo intorno, ASTRO BOT: Rescue Mission entra di diritto all’interno del gruppo delle migliori esperienze disponibili per PlayStation VR, grazie ad un gameplay divertentissimo e che riesce a sfruttare a dovere il potenziale del visore Sony. Certo, non rivoluziona il genere, ma non era di sicuro questa la sua missione, dato che l’obiettivo ultimo era quello di proporre un platform solido e spassoso, caratterizzato da un level design interessante e da scontri con i boss ben congeniati. E considerando che sotto questi punti di vista il titolo Japan Studio porta ampiamente a casa il risultato, coronando la prestazione con un’estetica azzeccatissima, possiamo dire che la missione del piccolo Bot è stata davvero un successo.