Recensioni

Recensione Air Twister

di: Simone Cantini

Se c’è un aspetto che non si può criticare di Yu Suzuki, sicuramente è quello di aver sperimentato i generi più disparati, oltre che aver dato vita a produzioni memorabili, destinate a lasciare il segno e a rimanere scolpite nella memoria degli appassionati di videogiochi. Tra quelle risalenti al periodo d’oro dei cabinati arcade, non può che spiccare Space Harrier, on-rail shooter dotato di un’affascinante grafica tridimensionale, alloggiato in appositi cabinati che rappresentavano un imperdibile biglietto da visita nel lontano 1985. Un concept oramai divenuto un classico, che il buon Suzuki-san si è divertito a trasportare ai giorni nostri, curioso di vedere come avrebbe potuto adattarsi alle nuove tecnologie, come ci ha confessato durante l’incontro avvenuto in occasione di Lucca Comics & Games 2023. Da Space Harrier ad Air Twister il passo è staro relativamente breve, ma il balzo sarà stato privo di inciampi?

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Grattare sotto la superficie

Non si perde certo in fronzoli Air Twister, dato che l’avvio del gioco ci catapulterà praticamene in mezzo all’azione, giusto il tempo di farci assistere ad una breve cinematica iniziale, utile solo ad introdurre la protagonista del gioco. Come nella migliore tradizione arcade, nulla ci è dato sapere del perché ci si trovi a volteggiare lungo coloratissimi stage dalle tinte spiccatamente fantasy, né quali siano le ragioni per cui strane creature siano ansiose da farci la pelle a suon di proiettili. Quello che conta, in fondo, è tornare a sparare come nel 1985, servendoci di un cannone ad aggancio multiplo, unica arma in grado di tenere la nostra ignota protagonista lontana dal fatidico game over. Si tratta solo di apparenza, però, un piccolo gioco nel gioco che unicamente i più grandi del gaming possono permettersi di imbastire, dato che è solo al termine della prima partita che Air Twister decide di gettare la maschera e svelarsi realmente per quello che è. Una volta tornati al menu principale, difatti, viene dato un senso a quelle stelle faticosamente accumulate durante la prima run, che verranno impiegate per avanzare lungo una gigantesca mappa ricolma di premi: tra vite extra, elementi cosmetici, power up permanenti e nuovi livelli per i vari minigiochi aggiuntivi, c’è davvero di che sbizzarrirsi. Un corposo incentivo a tornare a solcare i cieli, sia per cercare di completare il tutto, che per aumentare il nostro high score e, contemporaneamente, raggranellare nuove stelle da investire. E poi c’è l’enciclopedia generale del mondo di gioco, utilissima sia per scoprire il nome della nostra eroina (a proposito, è la principessa Arch), sia per approfondire una lore generale ben più complessa intricata di quello che l’inizio avrebbe potuto portarci a pensare.

Space Harrier 2023

Sul fronte ludico, nonostante le quasi 4 decadi che ci separano dallo Space Harrier originale, Air Twister presenta poche rivoluzioni, sicuramente non necessarie quando ci troviamo al cospetto di un concept sempreverde. Rimasta immutata la struttura on-rail, dovremo sfruttare le capacità motorie di Arch per schivare proiettili, cercando contemporaneamente di impiegare il nostro blaster per eliminare le varie ondate nemiche, sino al raggiungimento dei boss finali di turno. Questi ci attenderanno alla fine ogni livello, e saranno caratterizzati da dimensioni assai importanti, tali da ricoprire spesso buona parte dello schermo, oltre a presentare sempre tipologie di attacco differenti. A sparigliare un poco le carte in tavola ci pensano i power up che è possibile acquistare nel menu principale (ne potremo equipaggiare soltanto uno alla volta), che saranno in grado di fornire protezioni aggiuntive e bonus passivi, utili a rendere più agevole la nostra sortita. Non c’è molto altro da dire in merito alla modalità principale di Air Twister, che non è altro che la riproposizione in chiave più moderna del gameplay di Space Harrier: prendere o lasciare. Come detto prima, però, l’esperienza di gioco non si esaurisce certo qua, dato che Suzuki-san ha pensato bene di inserire una corposa mole di minigiochi accessori, oltre a modalità secondarie: largo, quindi, a boss rush, time attack, arcade mode, giochi numerici e molto altro, il tutto corredato da sfide settimanali e giornaliere, utili per incrementare il nostro bottino di stelle. Quello che emerge, alla fine dell’analisi, è un mix immediato e spensierato che, seppur lontano dai 3 minuti di durata massima necessari a rendere profittevole una partita tramite cabinato, riesce ad offrire una buona sfida ed un divertimento vecchio stile comunque solido.

Quality of life, questa sconosciuta

Naturalmente non può essere tutto rose e fiori, ed anche Air Twister non poteva certo esimersi da lasciare in ombra qualche suo aspetto. Le lacune maggiori sono prevalentemente riservate alla realizzazione dei vari menu di gioco, invero alquanto rozzi nella loro messa in scena, oltre che scomodissimi da navigare. Anzi, li ritengo senza ombra di dubbio tra i peggiori mai progettati negli ultimi anni, un qualcosa di davvero inspiegabile vista l’esperienza di Suzuki. Anche il comparto grafico, per quanto molto pulito, non riesce a scrollarsi di dosso un alone un po’ cheap, nonostante una direzione artistica dal tono onirico ben realizzata, in grado di riportare alla mente suggestioni care allo Space Harrier originale (sì, ci sono i Moai). Particolare la colonna sonora, realizzata dal musicista olandese Valensia, di cui Suzuki è sempre stato un grande fan. Composta da brani rock stilisticamente molto vicine alle produzioni dei Queen, ricca di citazioni assai esplicite di brani della storica band, oltre che di David Bowie e molti altri, il mix a cui dà vita è sicuramente spiazzante, in senso positivo, e ben si amalgama al contesto bizzarro e a tratti stridente di quanto scorre sullo schermo.

Cosa potrebbe succedere se trasportassimo un gameplay datato 1985 sulle attuali macchine da gioco? La risposta a questa domanda è ben incarnata da Air Twister, che riesce a rinfrescare con efficacia il concept ludico di Space Harrier, senza snaturarlo ma condendolo con una corposa mole di attività accessorie, utili a rompere l’esile longevità insita nelle vecchie produzioni da sala. Pur non rivoluzionando nulla, il nuovo lavoro di Yu Suzuki si configura come un riuscito omaggio a questo vecchio modo di concepire il videogioco, sicuramente assai basico nel suo svolgimento, ma non per questo meno divertente. Se avete amato Space Harrier sicuramente anche Air Twister riuscirà a fare breccia nel vostro cuore, fermo restando che parliamo comunque di una produzione sicuramente essenziale nella sua messa in scena.