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Recensione 9th Dawn Remake

di: Donato Marchisiello

Decine e decine di gigabyte spesso “fuorvianti” ed occludenti. Mondi sempre più vasti e zeppi di attività che spesso, francamente, potremmo tranquillamente evitare. Storie che, il più delle volte, hanno già detto tutto dopo poche ore. Creare un gioco, oggi, è davvero complicatissimo, specialmente se si punta alla “perfezione” (ammesso che esista davvero). E se vi dicessimo che ci si può divertire anche con un grafica retrò e meno di un gigabyte occupato sui nostri affaticati hard disk? Una degna introduzione per 9th Dawn Remake, titolo sviluppato da Valorware, primo della saga e originariamente pubblicato nel 2012 che, con poche e semplice caratteristiche, sembra rievocare un tempo passato dove i giochi, semplicemente, cercavano un modo per farci brutalmente ammazzare il tempo e stop. Ma bando alle ciance, ecco a voi la review della versione Xbox!

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9th Dawn Remake è un gioco d’azione in due dimensioni con visuale dall’alto (ma che può anche divenire prima persona), dalle spiccate componenti ruolistiche e supportato da un mondo aperto piuttosto vasto e liberamente esplorabile. Nel gioco, vestiremo i panni di un eroe innominato, impegnato in una missione per salvare il regno di Montelorne da un’antica minaccia. La nostra avventura inizierà con l’indagare la misteriosa scomparsa del guardiano di un faro di un piccolo villaggio. Ben presto, come spesso accade, un compito all’apparenza semplice sarà solo il canonico “là” di una trama molto più oscura, che mescola culti segreti, creature corrotte e manufatti leggendari. L’ordito narrativo di 9th Dawn Remake si dipanerà su vicende piuttosto scontate e prevedibili, tipiche di un qualsiasi ruolistico di stampo fantasy. Detto ciò, la narrazione sarà, nella sua estrema semplicità e linearità, sufficientemente godibile anche perché raccontata in modo tendenzialmente leggero, senza infiniti dialoghi (spesso un’autentica tortura, se indirizzati verso accadimenti di giochi non particolarmente entusiasmanti).

Il centro nevralgico della produzione, però, è sicuramente il complessivo gameplay. 9th Dawn Remake è, infatti, a tutti gli effetti un’esperienza dungeon crawling nuda e cruda, fondata su classici crismi ludici old school (primo fra tutti, il più classico grinding dell’esperienza). Il sistema di combattimento adotta un approccio piuttosto action e dinamico, fondando le proprie meccaniche sulle levette del pad. Con le stick “gemelle” combineremo attacchi corpo a corpo, attacchi a distanza (grazie all’arco o alla balestra) e magie di vario tipo. Sarà possibile mescolare e modificare il nostro modus pugnandi in modo molto intuitivo e rapido, anche grazie alla presenza di oltre 200 abilità che offriranno un’ampia varietà di approcci al gioco.

Nonostante uno scarno e “spritoso” editor iniziale che ci consentirà di creare il nostro alter ego, in 9th Dawn Remake non esiste il concetto standard di classe: il giocatore è libero di forgiare il proprio stile di gioco, diventando un mago guerriero, un fabbro evocatore di mostri ecc. Come nella saga di Elder Scrolls, le abilità si evolvono naturalmente con il loro utilizzo, dunque un minimo di pianificazione sarà necessaria per non incappare in “crudeli” perdite di tempo. Vi sarà addirittura un sistema in game che ricorderà, molto vagamente, ciò che possiamo fare in Pokémon: potremo catturare uova, farle schiudere e addestrare creature affinchè ci aiutino in battaglia. Questo meccanismo, tanto originale quanto avvincente, arricchisce ulteriormente un’esperienza di gioco sorprendentemente dinamica e profonda. I controlli, meccanicamente parlando, saranno di buon livello seppur alle volte sarà forte la sensazione di una certa “variabilità” della precisione per quanto riguarda movimenti e attacchi.

L’avventura proposta da 9th Dawn Remake si svolgerà in un vasto mondo aperto, che mescola foreste lussureggianti, dungeon intricati, passaggi segreti ed enigmi basati su leve o rune. La campagna principale può essere completata in circa trenta ore, a seconda ovviamente degli obiettivi che vorremmo inseguire. Le missioni secondarie, il grinding (che, lo diciamo, in questo gioco sarà davvero “vecchia scuola”) e le attività extra aumentano significativamente la longevità del titolo, seppur ruoteranno piuttosto spesso sull’eliminazione di obiettivi o il ritrovamento di un particolare item. Sarà anche possibile settare la complessiva difficoltà di gioco grazie ad una serie di opzioni piuttosto in deep, come il numero ad esempio il complessivo numero dei nemici. Alla massima difficoltà, 9th Dawn Remake sarà piuttosto arduo e richiederà una buona dose di coordinazione, considerando anche che il gioco non proporrà un continuum di difficoltà votato ad un aumento graduale della sfida, anzi.

L’esplorazione sarà ovviamente centrale e verrà ricompensata con preziosi item e materiali da utilizzare per creare strumenti ed armi. Nel gioco, infatti, il crafting gioca un ruolo fondamentale: sarà infatti cruciale adoperarsi per forgiare armi, preparare pozioni o progettare il proprio equipaggiamento raccogliendo materiali attraverso la caccia o la pesca. Il gioco sorprende anche con i suoi minigiochi integrati, come una sessione di pesca reinterpretata nello stile di “Vampire Survivors”, in cui bisogna sopravvivere a ondate di pesci ostili, o un gioco di carte strategico con missioni proprie, mazzi costruibili e meccaniche dedicate.

È bene sottolineare che il gioco consente il cooperativo a due persone, sia locale che online. Un’aggiunta fondamentale e che eleva ancor di più il gameplay del prodotto di Valorware, seppur in coppia 9th Dawn Remake risulti a tratti un po’ confusionario. In aggiunta, nonostante sia divertente e sorprendentemente profondo, 9th Dawn Remake tende ad essere più un enorme raggruppamento di dungeon esplorabili legati da una fleblile raison d’être, piuttosto che una solida esperienza narrativa coadiuvata da un comparto ludico altrettanto consistente. Dunque, se non si è ferventi amanti del dungeon crawling più puro o del più classico grinding dell’esperienza nudo e crudo, 9th Dawn Remake potrebbe non essere il gioco per voi (anche se ad un costo davvero contenuto).

Dal punto di vista visivo, il gioco adotta un pregevole stile 2.5D, con ambienti in “falso” 3D e modelli pixelosi ma piuttosto dettagliati che rendono omaggio ai classici del passato. I personaggi sembreranno “di carta” e sarà anche suggestivo vederli roteare durante il movimento. Il comparto estetico, indubbiamente, emana un certo fascino retrò, seppur vi sia qualche grana. A partire dalla varietà delle ambientazioni, spesso visivamente ripetitive, a nemici “spruzzati” a iosa e non particolarmente originali (dannati ratti, nemici numero uno di tutti gli avventurieri!). Detto questo, alcuni effetti visivi renderanno più godibile il tutto, come gli spettacoli di luci dinamici o le esplosioni colorate.

Un altro tallone d’Achile è l’interfaccia, che può risultare macchinosa a tratti a causa di menu un po’ contorti, i quali rallentano la complessiva gestione dell’inventario. Nulla da eccepire, invece sul comparto sonoro, piuttosto ben fatto: se le musiche, dal tono fortemente epico, non faranno gridare al miracolo compositivo, dall’altro lato l’effettistica sarà una spanna sopra ed offrirà tutta una serie di rumori fantasy classici, dallo scontrarsi del metallo delle spade, passando per i rumori gutturali dei mostri e le esplosioni magiche. Nulla da eccepire per quanto concerne la pulizia tecnica e la fluidità: tolta qualche casuale compenetrazione poligonale e qualche mostriciattolo incastrato nello scenario, 9th Dawn Remake è scorso fluidamente e senza singhiozzi degni di nota su Series X.

Nonostante i suoi limiti, 9th Dawn Remake è un’avventura nostalgica ed ambiziosa che invita i giocatori, semplicemente, ad esplorare e combattere senza soluzione di continuità. 9th Dawn Remake si distingue per la sua profondità e versatilità, offrendo un complessivo pacchetto di contenuti davvero vasto ad un prezzo irrisorio e impreziosito ulteriormente dal cooperativo locale ed online. Detto ciò, la produzione di Valorware non è probabilmente adatta a chi cercasse una produzione ruolistica corposa specialmente a livello narrativo o spacca-mascella a livello più squisitamente estetico.