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Recensione The Surge

di: Simone Cantini

Quando scegli di percorrere un sentiero già abilmente battuto da titoli in grado di ritagliarsi una fitta schiera di appassionati, il rischio di incorrere nel linciaggio mediatico da parte degli integralisti è sempre dietro l’angolo. L’abilità (o fortuna?) di essere, però, riusciti ad iniziare il viaggio a bordo di Lords of the Fallen deve, senza dubbio, aver rinfrancato l’animo dei ragazzi di Deck13, che si sono rivelati più che mai pronti a raccogliere nuovamente il guanto di sfida dei soulslike tramite il loro The Surge.

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Il lavoro nobilita l’uomo

Chissà perché quando ci immaginiamo un futuro di stampo videoludico risulta praticamente impossibile tratteggiare un quadretto idilliaco, pertanto non stupisce scoprire che il mondo di The Surge non ha niente da invidiare alle più nefaste caratterizzazioni: la Terra è oramai ad un passo dal collasso, stremata dalla sovrappopolazione e con un ecosistema oramai compromesso. Ecco, però, che in questo mondo prossimo alla rovina compare la CREO, una compagnia che sembra intenzionata a riportare il nostro malandato pianeta sulla giusta rotta, tramite un sofisticato programma tecnologico che si basa sul lancio in orbita di alcuni satelliti. Caso vuole che oggi sia anche il primo giorno da dipendente del nostro Warren che, visto il modo in cui precipiteranno in maniera repentina le vicende, forse avrebbe fatto meglio a rimanere disoccupato. E così, dopo un avvio a metà strada tra Avatar ed Elysium, ci ritroveremo costretti a sopravvivere in una struttura interamente invasa da dipendenti impazziti, nel tentativo di portare a casa la pellaccia e sventare, nostro malgrado, i reali piani della non più così trasparente CREO. A differenza del consueto stile From Software, la narrativa di The Surge risulterà molto più limpida da decifrare, grazie anche ad un corposo numero di audio diari, mail e video promozionali che serviranno ad ampliare il background della produzione. E durante le circa 30 ore necessarie a raggiungere il tanto amato New Game+ ne succederanno di cose.

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La lama batte dove il corpo duole

Se è vero che l’ossatura di base di The Surge è modellata attorno a quanto già definito da Hidetaka Miyazaki e soci, il team tedesco ha preferito spingersi consapevolmente oltre, di modo da rendere quest’ultimo lavoro un titolo sostanzialmente differente e dotato di una propria personalità ben distinta. Abbandonato il selvaggio copia/incolla sperimentato in Lords of the Fallen, The Surge può vantare tutta una serie di rivendicazioni autonome, capaci di rinfrescare (come già accaduto con l’ottimo NiOh) un genere che rischia sempre più di avvilupparsi su se stesso. Al di là dell’ambientazione fantascientifica, inedita per i soulslike, a spiccare in maniera marcata è il combat system ideato da Deck13, capace di svolgere una duplice funzione: oltre a permettere a Warren di farsi strada tra le file di biomacchine impazzite ed accumulare gli Scarti Tecnologici indispensabili per il level up, questo diviene fondamentale anche ai fini del loot, dato che le varie risorse utili allo sviluppo del nostro arsenale saranno recuperate direttamente dai cadaveri degli avversari. Per farlo sarà necessario sfruttare il sistema di aggancio a zona, il quale permette di dirigere i nostri colpi in una delle differenti parti in cui è diviso il corpo dei nemici: abbiamo bisogno di un particolare materiale per potenziare le nostre braccia bioniche? Basterà colpire gli arti superiori. Ci interessa recuperare il diagramma costruttivo di quel particolare tipo di visore? Indeboliamo la testa e procediamo con lo smembramento. Già, perché una volta che il bersaglio di turno avrà subito un certo numero di danni sarà possibile attivare una finisher (premendo il tasto apposito), indispensabile per massimizzare le probabilità di drop dell’oggetto a cui a miriamo. Si tratta di una possibilità quanto mai interessante, capace di garantire una maggior profondità strategica ai già impegnativi combattimenti, i quali comunque seguono il medesimo schema a cui il genere ci ha abituato da anni: un tasto per l’attacco base, uno per quello pesante (che può essere caricato), parata e schivata. Nulla di nuovo sotto il sole, ma che può godere di un’ottima fisicità, capace di rendere percepibili le differenze tra le varie armi ed esaltanti gli scontri corpo a corpo. New entry per il genere anche la necessità di dover craftare ed upgradare in prima persona, impiegando gli Scarti Tecnologici ed il materiale recuperato, le varie componenti del nostro esoscheletro biomeccanico. Raggiunta la stazione di cura del livello, l’equivalente dei canonici falò, sarà possibile depositare tutto ciò che abbiamo raccolto e scegliere se ed in quale modo investirlo. Feature assolutamente benvenuta, dato che consente ai più prudenti di riporre al sicuro quantitativi ingenti di Scarti Tecnologici qualora la situazione inizi a farsi troppo calda. I Deck13 hanno, però, deciso di premiare anche i più temerari, dato uccidere nemici senza tornare alla stazione cura andrà ad incrementare il moltiplicatore delle ricompense, andando così ad aumentare in maniera graduale il numero di Scarti recuperati da ciascun avversario.

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Cuore e acciaio

Nostro fedele compagno di avventure sarà il versatile esoscheletro “gentilmente” donatoci dalla CREO, il quale oltre a fornirci una adeguata protezione, ci permetterà di installarvi alcuni moduli informatici tramite i quali potremo migliorare le nostre caratteristiche. La loro varietà è davvero elevata e ci consentirà di mettere mano su cariche curative, aumenti di energia e punti vita, boost elementali temporanei e molto altro. Ovviamente non potremo certo abusarne, dato che gli slot disponibili inizialmente saranno limitati, ma aumentando di livello o recuperando nuovi schemi per la tuta, sarà possibile incrementare lo spazio a disposizione. Anche in caso di sovrabbondanza di spazio, però, non potremo certo esagerare, dato che ognuno di essi andrà ad assorbire una parte dell’energia nucleare del nostro esoscheletro, al pari dei vari equipaggiamenti. Ecco quindi che si renderà necessario razionalizzare e bilanciare le nostre scelte in funzione della potenza del nostro piccolo reattore portatile. Alla luce di tutte queste variabili appare, quindi, evidente come i ragazzi di Deck13 siano riusciti ad ideare un sistema decisamente originale e azzeccato, capace di non sfigurare all’interno dell’universo dei soulslike.

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GPS amico mio

Per quanto originali, le meccaniche evidenziate sino ad ora possono prestare il fianco a critiche puramente soggettive. Laddove The Surge, invece, riesce a svettare in maniera ineccepibile all’interno dell’affollato panorama del suo genere di appartenenza e sul versante dell’engine grafico. Il motore sviluppato dal team, difatti, si è rivelato estremamente snello e fluido, privo di evidenti cali da frame rate o episodi di tearing. Pur al netto di tali, ottime prestazioni, l’aspetto estetico di The Surge si è rivelato quanto mai solido e gradevole, grazie ad una conta poligonale adeguata e ad una direziona artistica in linea con le tematiche trattate. Una lode particolare va al level design che, pur se basato su ambienti unici per quanto interconnessi tra di loro (in maniera analoga a Dead Space), può vantare una cura realizzativa eccellente. Gli stage sono decisamente ampi, ricchi di scorciatoie intelligentemente piazzate, oltre che dotati di una buonissima verticalità. Purtroppo, essendo presente in minima parte un po’ di backtracking, si notano alcune ingenuità relative alla leggibilità della direzione da seguire che, specialmente nei primi tre stage, potrebbe portarvi a girare a vuoto solo perché non si è visto un malamente piazzato buco nel pavimento, oppure un segnale posto un po’ troppo in alto. Riscontrati anche alcuni sporadici problemi relativi al lock dei nemici che, in alcuni casi, sono risultati impossibili da agganciare per un manciata di secondi: niente che non sia risolvibile con una tempestiva patch, ma che ritengo giusto evidenziare. Migliorate rispetto a Lords of the Fallen, invece, le varie boss battle, ora decisamente più dinamiche e tatticamente sviluppate in maniera più convincente, anche se presenti in numero un po’ esiguo (5 in tutto). Nella norma il comparto audio, da non strapparsi i capelli sia come voice over che come orchestrazione. Il tutto è, fortunatamente sottotitolato nella nostra lingua: una sorpresa sempre gradita.

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Si può essere originali pur sposando una concezione ludica oramai sdoganata? Beh, avendo giocato ed apprezzato The Surge la risposta non può che essere positiva, pur al netto di qualche piccola riserva. I ragazzi di Deck13, dopo essersi fatti le ossa con Lords of the Fallen, hanno difatti confezionato un soulslike interessante e affatto avaro di trovate inedite ed azzeccate. Certo non manca qualche piccola ingenuità progettuale, ma l’odissea di Warren riesce nell’arduo compito di reggersi tranquillamente (proprio come il nostro sfortunato protagonista) sulle proprie gambe, non rinunciando a traslare meccaniche comunque note all’interno di un setting decisamente anomalo e che saprà riservarvi più di una sorpresa.