Recensione 7 Days to Die
di: Federico LelliNato dalle mani di The Fun Pimps, e secondo gioco per console distribuito dalla divisione di publishing di Telltale Games, 7 Days to Die arriva su console proprio grazie all’intervento del distributore, visto che al momento su PC si trova ancora in versione Early Access.
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Tanti Zombie, Poca Resa
Ecco un’idea nuova: facciamo un gioco basato sul survival in un mondo post-apocalittico infestato dagli zombie, magari con un sistema di crafting che piace sempre. Telltale Games, forte ancora del successo della sua serie su The Walking Dead, deve essersi leccata i baffi a sentire gli ingredienti di questo ennesimo gioco survival-crafting, proponendo insieme al titolo anche alcune skin relative ai personaggi dell’acclamata serie.
Purtroppo non è tutto oro quello che luccica, e qui, a vedere meglio, non luccica praticamente niente.
Le premesse di 7 Days to Die, per i fan del genere, non sarebbero neanche così pessime: catapultati nel mezzo di una landa desolata il titolo ci sprona a raccogliere le risorse per sopravvivere alla prima notte e alle successive, fino ad arrivare al fatidico settimo giorno quando un’orda di zombie arriverà a testare la resistenza del nostro rifugio e delle nostre capacità di combattimento. Finito il settimo giorno possiamo andare avanti e cercare di resistere il più a lungo possibile, impresa che risulterà più difficile del previsto.
Il sistema di crafting ad essere onesti è molto curato e comprende una lunga serie di possibilità da ampliare cercando sempre nuove ricette che ci permetteranno di creare armi e protezioni migliori. Peccato sia tutto reso vano da un’interfaccia ridicola e per niente ottimizzata che fa uso del cursore del mouse visibile a schermo, che renderà tutti i processi inutilmente macchinosi.
Il titolo non brilla certamente nella sua parte action: con animazioni legnose e un combat system tutt’altro che entusiasmante anche gli scontri con zombie e animali rischiano di essere fatali più per un passo falso che per l’effettiva pericolosità del nemico.
Condividere le proprie esperienze con altri giocatori online (o tramite split-screen) è possibile e sicuramente può migliorare l’esperienza, purtroppo le partite non saranno gestite da server ma solo tramite host diretto: questo vuol dire che quando l’host si sconnette tutti gli altri giocatori usciranno di conseguenza, perdendo tutti gli eventuali progressi.
Non potevano mancare una lunga serie di bug e glitch assortiti, che fanno il paio con una resa tecnica che rende il porting su console una versione decisamente di basso livello, con assets che si ripetono all’infinito, texture a bassa risoluzione e modelli poligonali senza ispirazione.
È difficile fare il punto su 7 Days to Die, soprattutto considerando che su PC il titolo è ancora considerato, giustamente, un’alpha in early access. Purtroppo questa premessa le versioni per Xbox One e Playstation 4 non ce l’hanno (nonostante la cosa sia possibile, almeno sulla console Microsoft), quindi va valutato come quello che è: un porting incompleto, poco rifinito e, in definitiva, decisamente brutto da vedere e poco interessante da giocare. Il tutto ad un prezzo non esattamente economico di 30 euro.
Le conclusioni le lascio trarre a voi.