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Recensione 101 Ways to Die

di: Luca "RukaManni" Manni

Quanti modi esistono per morire? Centouno, secondo la visione tragicomica della giovane software house britannica “4 Door Lemon”. Centouno “variazioni sul tema” sulle quali è stato concepito “101 Ways to Die”, un puzzle game alquanto atipico disponibile da qualche tempo per PC e Xbox One.
Ma andiamo con ordine…

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Quando macabro è sinonimo di… bello

È sufficiente dare un’occhiata all’incipit narrativo di “101 Ways to Die” per farsi una vaga idea di ciò che questo particolare titolo propone: un giorno, uno scienziato a dir poco “stravagante” decide di redigere un manuale nel quale viene riportato ogni modo possibile e immaginabile per.. uccidere il prossimo. Durante un esperimento finito male, però, il prezioso libro viene ridotto in mille pezzi e spetterà al giocatore ricomporlo e far tornare il sorriso sul viso triste e addolorato del vecchio scienziato (pazzo). A tal fine, lo stesso scienziato ci metterà a disposizione ambienti e accessori per ripercorrere, pagina dopo pagina, i traguardi raggiunti grazie ai suoi lunghi anni di studio.   Fortunatamente non sarà il giocatore la cavia su cui testare i “101 modi per morire” bensì degli strani esserini che lo stesso scienziato ci metterà a disposizione. Una volta posizionate le trappole sul piano di gioco potremmo rilasciare le cavie e seguire il loro percorso mentre tenteranno di dirigersi (per quanto possibile) incolumi, verso la fine dello stage. Viene da sé che la prima preoccupazione del giocatore sarà quella di impedire la fuga delle creature collocando nel giusto modo, di volta in volta, le attrezzature che lo scienziato ci metterà a disposizione. In tal senso, 101 Ways to Die è ricco di inventiva e offre una svariata lista di strumenti più o meno pericolosi che, se sapientemente combinati con gli altri, permetteranno di realizzare combo esagerate e accumulare punti per incrementare la propria valutazione finale. Ad esempio, piazzando una mina nel giusto punto sarà possibile lanciare in aria una cavia e farla (volendo) colpire da una palla di cannone che la catapulterà verso un muro di spuntoni. Ovviamente, questa, è solo una delle numerose possibilità concesse al giocatore per espletare il proprio compito che, neanche a dirlo, richiede una buona dose di fantasia e crudeltà.

Nonostante il gioco risulti divertente e a volte persino esilarante, le soddisfazioni che è in grado di regalare diminuiscono sempre più man a mano che si procede nel gioco a causa di un livello di difficoltà a tratti frustrante che porta a dover ripetere la stessa area più e più volte prima di riuscire a passare a quella successiva. In particolar modo, la non proprio felice gestione delle telecamere, abbinata alla scarsa precisione degli effetti prodotti da alcuni strumenti costringono il giocatore ad andare per tentativi fino a quando non riuscirà a raggiungere le condizioni ideali per innescare la propria combo e completare così lo stage.

Muori che ti passa

Tecnicamente parlando, il puzzle game sviluppato da 4 Door Lemon non fa certo gridare al miracolo ma comunque riesce a mantenere intatta l’aria goliardica e carica di humor nero che permea ogni pixel di questo gioco. Le buone animazioni e una tutto sommato soddisfacente gestione della fisica, inoltre, restituiscono al giocatore un buon grado di soddisfazione ad ogni uccisione. Per contro, però, la scarsa varietà degli ambienti e il non proprio eccellente comparto musicale inficiano la qualità complessiva del titolo incrementando il senso di ripetitività che costituisce il tallone d’Achille di questo gioco.

Conclusione

In definitiva “101 Ways to Die” è un puzzle game che ricalca grosso modo le dinamiche viste in Lemmings (nonostante lo scopo del giocatore fosse completamente l’opposto) e nella serie videoludica Deception mantenendo, però, un’anima tutta sua grazie alla goliardia e allo humor sempre ben percepibili dal giocatore. Purtroppo, però, la ripetitività di certe azioni, unità al crescente grado difficoltà limitano fortemente l’esperienza complessiva di un titolo che, con qualche aggiustatina, sarebbe risultato estremamente interessante.
Peccato.