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Uno dei vantaggi più marcati che si ha nel recensire un titolo in ritardo rispetto agli altri portali del settore, è quello di approcciarsi al suddetto gioco già avendo chiare criticità e punti di forza. Questo permette di potersi soffermare con maggiore attenzione su tali aspetti, di modo da avere una conferma diretta di quanto rilevato dai vari colleghi delle altre testate. E non nego che, molto spesso, mi sono trovato pesantemente in disaccordo con quanto rilevato dagli altri recensori, al punto di chiedermi se fossi io ad avere effettivamente un’abbondante dose di prosciutto sopra gli occhi, oppure fossero stati loro ad essere stati sin troppo generosi o immeritatamente critici. Ed è questo il caso di Just Cause 3 che, dopo giorni di prove assidue sul campo (PS4), almeno nel mio caso si è rivelato un gioco decisamente diverso da quanto letto in giro.
Insultata per il web, presa a male parole ogni qualvolta esce uno dei suoi titoli di punta, sbeffeggiata in lungo e in largo per i forum del pianeta. Se davvero le grandi major dell’industria videoludica dessero perennemente ascolto alla voce dell’utenza, Ubisoft avrebbe già chiuso i battenti da tempo. Oppure si sarebbe limitata a giostrarsi in eterno Rayman e Beyond Good and Evil. Invece, se c’è un plauso che va tributato al colosso che fuInfogrames, è quello di andare dritta per la sua strada, non risparmiandosi tutti i coraggiosi rischi legati al rilascio di una nuova IP. Ed ambizione è una parola che ben si sposa con il plurichiacchierato The Division, che dopo rimandi, voci e risatine, si è da pochissimo mostrato in byte ed ossa grazie ad una versione alpha. Che mi sono concesso il lusso di provare per voi su Xbox One.
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