Stalker 2, GSC World a tutto tondo sullo sviluppo: “Le difficoltà ci hanno reso più forti”
di: Donato MarchisielloLa guerra tra Russia e Ucraina infuria già da due anni, creando devastazione e morti. Nel mentre il conflitto, purtroppo, non accenna ad acquietarsi, anche il mondo dei videogame ha subito pesantemente. E non c’è squadra più colpita, probabilmente, da questa realtà di quella di Stalker 2, GSC World. Allo scoppio della guerra, il team si è diviso in due: metà ha evacuato il Paese e l’altra è rimasta indietro. La società è stata vittima di attacchi informatici in seguito alla decisione di non rilasciare Stalker 2 in Russia. Ha persino subito l’incendio di un server che ha distrutto un intero piano della nuova sede di Praga.
Uno sviluppo davvero difficile, probabilmente “unico” per le avversità affrontate e per il relativo contesto “aspro”, tenendo a mente anche l’enorme attesa che i fan nutrono nei confronti del nuovo chapter di Stalker. Di tutto questo e di tanto altro, gli sviluppatori hanno parlato con VG247 in una lunga e dettagliata intervista. In modo particolare, ai microfoni del portale videoludico si è espressa Slava Lukyanenka, lead producer di Stalker 2 e uno dei tanti collaboratori che hanno deciso di lasciare il Paese all’inizio della guerra.
Lukyanenka ha innanzitutto sottolineato che la questione ucraina non ha avuto un impatto diretto all’interno del gioco. “Non abbiamo reso il gioco una prodotto propagandistico. Non volevamo essere molto diretti. Allo stesso tempo, con l’intera squadra in viaggio – metà di noi sono a Kiev, metà in Prussia, altri sono sparsi per l’Europa – dobbiamo continuare a fare risultati. Non possiamo non rifletterlo nel gioco. Ma lo facciamo indirettamente. Lo facciamo attraverso le storie, l’ambiente, la sensazione di degradazione”.
La lead producer ha altresì sottolineato che lo studio sta “cercando di abbracciare parti della cultura ucraina. In tutta la zona, vedrete qualcosa che non abbiamo potuto fare nell’originale perché non avevamo la tecnologia necessaria; potrete vedere vecchie stazioni degli autobus con graziosi disegni a mosaico che sono lì da generazioni. Fanno parte della cultura ucraina. Ci sono personaggi che possono mostrare simboli importanti per gli ucraini”.
Una scelta importante, quella dell’abbracciare la cultura ucraina, per Lukyanenka che ha altresì aggiunto sulla questione: “Per molti occidentali è difficile distinguere Stalker da altri luoghi post-sovietici, poiché esistono altri giochi che utilizzano un’ambientazione simile. Il diavolo sta nei dettagli. Poiché tutti i nostri artisti provengono dall’Ucraina, così come la maggior parte del team, quando si può prendere qualcosa dai ricordi della propria infanzia e inserirlo in un gioco, si può fare un’altra cosa”.
Ma, in concreto, com’è proceduto lo sviluppo? La lead producer ha sottolineato che “le difficoltà ci hanno reso più forti. Quando lo studio si è trasferito in un altro Paese è stata una sfida enorme, che ha portato tutti a ripensare al modo in cui dovevamo lavorare e alle modalità di consegna. L’incendio nello studio non ci ha solo rallentato, ma ci ha portato a ripensare ancora una volta al modo in cui organizziamo il nostro lavoro e parliamo tra di noi. Direi che abbiamo potuto farlo solo perché le persone all’interno dello studio si prendevano cura l’una dell’altra. In secondo luogo, si prendevano cura del prodotto. Potrebbe sembrare che non si preoccupassero del gioco, ma piuttosto di loro stessi, ma in realtà senza gli sviluppatori e il nostro team non avremmo potuto realizzare questo gioco” ha sottolineato Lukyanenka.