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Kojima ha già delle idee per Death Stranding 3, ma non sarà lui a realizzarlo

di: Luca Saati

Hideo Kojima ha rivelato di avere già in mente un concept per Death Stranding 3, ma ha anche chiarito che non sarà lui a dirigere un eventuale terzo capitolo della serie. Il leggendario autore giapponese, attualmente impegnato con il lancio di Death Stranding 2: On the Beach previsto per il prossimo mese in esclusiva su PlayStation 5, guarda già oltre, lasciando però intendere che il futuro del franchise potrebbe passare ad altre mani.

In un’intervista concessa a VGC, Kojima ha spiegato che un concetto introdotto proprio in On the Beach, chiamato “Plate Gates”, permetterebbe di ambientare futuri episodi della serie in diverse nazioni del mondo.

“Se utilizzassi questo concetto dei Plate Gate, potrei creare infiniti sequel. Ovviamente non ho intenzione di farlo, ma ho già un’idea per un altro seguito. Non sarò io a svilupparlo, ma se lo passassi a qualcun altro, probabilmente potrebbe farlo.”

Dopo il lancio del secondo Death Stranding, Kojima sarà occupato con diversi progetti: OD per Xbox, un nuovo gioco d’azione e spionaggio per PlayStation chiamato Physint e persino un film. Non sorprende, quindi, che non intenda occuparsi personalmente di un eventuale terzo capitolo del franchise che ha contribuito a definire.

Durante l’intervista, Kojima ha anche raccontato come la pandemia di COVID-19 abbia profondamente influenzato lo sviluppo di Death Stranding 2. L’idea iniziale è stata completamente riscritta dopo aver vissuto l’esperienza della pandemia, che ha cambiato radicalmente il suo punto di vista sul tema della connessione umana, alla base del primo gioco.

“Avevo creato un titolo che diceva ‘connettiamoci’, ma poi è arrivata la pandemia e ho cominciato a pensare: ‘Forse connettersi così tanto non è una cosa positiva’.”

Secondo Kojima, l’iperconnessione digitale, che ci ha permesso di affrontare il lockdown, ha però finito per allontanare le persone nella vita reale.

“Ci sono persone che lavorano da casa nel nostro studio e io non conosco nemmeno i loro volti. I concerti sono stati cancellati, tutto si è trasformato in streaming. Lo stesso è accaduto con le scuole: invece di giocare con gli amici o imparare dai professori, i ragazzi guardano uno schermo. È come vedere video su YouTube.”

Kojima ha paragonato questa deriva alla corsa verso il metaverso, una tendenza che secondo lui mina l’essenza stessa della comunicazione umana, fatta di incontri casuali e scoperte impreviste.

“Stavamo andando in una direzione pericolosa. Comunicare non dovrebbe essere così. Ci si incontra per caso, si vedono cose inaspettate. Tutto questo si perde con l’iperconnessione.”

Infine, ha lasciato intendere che Death Stranding 2 sarà ricco di indizi e metafore legati a questi concetti.

“Il logo è un indizio. Nel primo gioco i fili partivano dal basso, questa volta partono dall’alto, un po’ come il logo de Il Padrino. Nel gioco vedrete anche i fili di altre persone, come Dollman o i soldati meccanici. Quando inizierete a riflettere su cosa significa veramente connettersi, inizierete a porvi delle domande… ma per ora non dirò altro.”