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IA e videogame, lo sciopero dei doppiatori in Usa finisce: c’è l’accordo sulle “repliche digitali”

di: Donato Marchisiello

A seguito di un “accordo provvisorio” raggiunto il mese scorso tra i doppiatori di videogiochi rappresentati dal sindacato SAG-AFTRA e aziende come Activision, Insomniac ed EA, lo sciopero, durato 11 mesi, è terminato. È stato approvato un nuovo contratto, “con effetto immediato”, con il 95% dei membri del sindacato partecipanti che ha votato a favore e il 5% contrario.

I termini dell’Interactive Media Agreement includono un aumento della retribuzione degli artisti, comprese le tariffe per gli straordinari, e “protezioni” contro l’IA, “inclusi requisiti di consenso e divulgazione per l’utilizzo di repliche digitali di IA e la possibilità per gli artisti di sospendere il consenso per la generazione di nuovo materiale durante uno sciopero”. Per quanto riguarda la protezione dell’intelligenza artificiale, il nuovo contratto garantirà che gli artisti ricevano pagamenti minimi specifici per l’utilizzo di repliche digitali realizzate dalle loro performance, un compenso più elevato per l’utilizzo di chatbot in base alle loro performance e pagamenti quando le loro performance saranno utilizzate in progetti futuri.

L’Interactive Media Agreement classifica queste “Repliche Digitali” come “Vocali” o “Visive”, definite come capaci di “generare algoritmicamente nuove performance” con la voce o l’aspetto di uno specifico artista. Il contratto, ora ratificato, richiede un chiaro consenso da parte degli artisti, inclusa la conoscenza di una “descrizione ragionevolmente specifica dell’uso previsto”, che specifichi aspetti come genere, blasfemia, contenuti violenti o a sfondo sessuale, acrobazie e se l’artista riprenderà un ruolo specifico.

“Siamo lieti che i membri del SAG-AFTRA abbiano ratificato un nuovo Interactive Media Agreement, che prevede aumenti salariali storici, tutele all’avanguardia per l’IA e misure di salute e sicurezza migliorate per gli artisti”, ha dichiarato la portavoce Audrey Cooling, “a nome dei produttori di videogiochi che hanno sottoscritto l’accordo”.