
Clair Obscur: Expedition 33 non sarebbe mai esistito in un grande studio, secondo il suo creatore
di: Luca SaatiGuillaume Broche, fondatore di Sandfall Interactive e mente dietro Clair Obscur: Expedition 33, ha recentemente raccontato in un’intervista il lungo e difficile percorso che lo ha portato a creare il suo studio indipendente, lasciandosi alle spalle il suo passato da dipendente Ubisoft. Prima di fondare Sandfall, Broche ha lavorato come Brand Development Manager e Narrative Lead per Ubisoft, ma ha scelto di non proporre Expedition 33 alla multinazionale francese. Il motivo? Un gioco come questo non avrebbe mai ricevuto il via libera.
Durante una chiacchierata con il content creator francese Pouce Café, Broche ha spiegato che lanciare un progetto con una nuova IP e personaggi originali è estremamente difficile in una grande azienda. Secondo lui, ci sono troppi livelli di approvazione, e solo chi ha già una posizione molto alta può anche solo sperare di presentare un’idea del genere ai vertici aziendali. In uno studio grande, ha affermato, Expedition 33 avrebbe richiesto addirittura 25 anni per essere completato. “E io non ho tutta questa pazienza”, ha detto con sincerità.
Broche ha sottolineato che proprio l’essere uno studio indipendente ha permesso a Sandfall di sviluppare il gioco nel modo giusto. L’atmosfera di familiarità, amicizia e passione condivisa che si respira nei loro uffici a Montpellier – dove il team gioca a pétanque ogni giorno a pranzo, come mostrato anche nel gioco – è stata fondamentale per creare un titolo che trasmettesse emozioni autentiche. “Il gioco può sembrare grande, ma siamo solo in 25. Ci conosciamo tutti bene. È molto più facile creare qualcosa di vero in un piccolo team che in un colosso.”
Il fondatore ha però ammesso che fondare uno studio indipendente non è una passeggiata: poche vacanze, notti insonni e tanto lavoro. Ma il risultato, a suo dire, è valsa ogni sacrificio.
Broche spera ora che il successo del gioco serva da esempio, spingendo altri publisher a scommettere su progetti originali e rischiosi. Perché, come testimoniato dal suo gioco, è proprio da queste scelte coraggiose che nascono le sorprese più indimenticabili del panorama videoludico. Il merito va anche a Kepler Interactive, il publisher che ha creduto nel progetto quando pochi altri lo avrebbero fatto.