Love Everlasting
di: Simone CantiniL’amore è eterno, ma a quanto pare anche i tormenti che questo sentimento comporta. Almeno a leggere i primi due volumi di Love Everlasting, la graphic novel scritta da Tom King e illustrata da Elsa Charretier, che si snoda proprio attorno ai gangli che caratterizzano questa attrazione emotiva e fisica. Un lavoro che, pur non essendo ancora giunto alla sua conclusione nell’edizione italiana, ha messo sul piatto un plot assai intrigante, capace di incuriosire il lettore grazie ad una costruzione solida ed un fascinoso mistero.
Finchè morte non ci separi
Che vita quella di Joan Peterson, che da semplice ragazza in cerca di lavoro si ritrova a divenire la segretaria del fidanzato della sua coinquilina, nonché migliore amica. Un impiego che si trasformerà ben presto sotto i suoi occhi, quando il rapporto professionale finirà per diventare qualcosa di più profondo e passionale. Ma la nostra Joan è anche una scapestrata e ribelle studentessa di buona famiglia, affatto intenzionata ad assecondare le rassicuranti disposizioni dei propri genitori, bensì morbosamente attratta da una mondanità frenetica e ben lontana dagli agi e dall’aplomb in cui è cresciuta. La ragazza, però, è anche figlia di un allevatore del vecchio west, la cui mano è contesa da due baldi giovani che lavorano per il padre. E c’è anche spazio per divenire una cantante di uno scalcinato bar francese, ritrovo dei soldati mandati a morire nelle trincee del primo conflitto mondiale, ma anche teatro della tormentata relazione tra la donna ed uno degli sventurati combattenti.
Una, cento, mille Joan, innumerevoli facce della stessa medaglia, in quello che è un racconto di possibilità e multiversi, un accavallarsi di situazioni in cui ad incarnare l’unico punto fermo sono Joan ed il suo rapporto con l’amore: accettarlo senza riserve o fuggire concorreranno senza possibilità di appello alla sua morte, per mano di un misterioso cowboy perennemente sulle sue tracce. Un loop eterno che sembra non poter essere mai spezzato e che ad ogni riavvio sembra quasi cancellare la memoria di ciò che la donna si è appena lasciata alle spalle, prigioniera di un sadico gioco orchestrato da quella che, per mezzo di una enigmatica psicologa, veniamo a sapere essere sua madre.
Redo from start
Dopo un primo volume abbastanza interlocutorio, in cui King si premura principalmente di farci vivere alcune delle vite di Joan, la narrazione rompe finalmente gli indugi proprio in chiusura di albo, poco prima che la formula della ripetizione inizi a mostrare i primi scricchiolii. Una manciata di vignette sono più che sufficienti a dare corpo alle domande del lettore, già messo in allerta da alcuni sparuti indizi precedenti, in attesa che la situazione vada a farsi più stratificata e complessa nella seconda parte di questa storia attualmente in corso di pubblicazione nel nostro paese, ad opera di Bao Edizioni. Un lavoro sicuramente molto interessante, in cui viene quasi fisiologico scorgere echi arakiani presi di peso dal quarto capitolo delle avventure dei Joestar, con la nostra Joan che pare costretta a vivere in eterno la medesima situazione, come Hayato vittima del potere di Killer Queen. Andare a toccare una tematica così abusata come quella delle varie linee temporali sovrapposte (perché la parola multiverso ha effettivamente stancato) è sempre un azzardo bello grosso, dato il rischio di ripercorrere pedissequamente sentieri già tracciati, proprio come in uno dei loop che si vuole trattare.
Tom King, però, ha dimostrato di avere diverse frecce al proprio arco, che si sono concretizzate nell’abilità di riuscire a rendere sempre uniche ed interessanti le varie vite vissute da Joan, ognuna caratterizzata dai propri punti cardine: dal “banale” romanzo rosa dell’incipit passando per la tragicità e l’insensatezza della guerra, fino a giungere al percorso di rassegnazione inconsapevole che caratterizza l’intero arco narrativo del secondo volume. Qualunque sia l’argomento trattato, King è stato in grado di sfruttar con sapienza lo spazio che aveva deciso di concedere a questi vari frammenti, riuscendo a proporre con efficacia sfaccettature differenti dell’amore. Il tutto senza lasciare in secondo piano la parte più mistery del proprio lavoro, con quel deus ex machina materno che, pur rimanendo perennemente nell’ombra, incombe implacabile sul destino di Joan, incarnato alla perfezione dal letale cowboy.
Certo, come sempre accade in questi casi c’è da capire come verranno districati tutti gli interrogativi messi sul piatto, ed il rischio di mandare tutto a rotoli è elevatissimo, ma al solito solo il tempo potrà dare le giuste risposte: per il momento le carte per stupire in positivo ci sono tutte. Laddove non ci sono assolutamente dubbi già in queste prime due uscite è relativamente ai disegni di Elsa Charretier, morbidi ed essenziali ma in grado di riempire con efficacia lo spazio, oltre che ricchi di vibes fortemente anni ’60 che, soprattutto nel secondo volume, finiscono per rendere ancor più credibile il racconto orchestrato da King.
Spiazzante ed avvincente, Love Everlasting racconta l’amore in una maniera sicuramente peculiare, spezzando il più celebrato e descritto dei sentimenti in una miriade di frammenti sempre differenti, accomunati dalla sciagurata figura di Joan Peterson. Un infinito gioco di specchi in cui ogni riflesso non è che l’inizio di una nuova immagine, come cerchi concentrici che si allargano piano piano, andando ad increspare il tessuto del tempo e dello spazio. Gli ingredienti per imbastire un racconto in grado di tenere desta l’attenzione ci sono tutti, resta solo da capire come gli autori riusciranno a districare questa intricata matassa. Almeno per il momento, però, il bersaglio è stato ampiamente centrato.