Cinema Recensione

Mickey 17

di: Andrea Campriani

Mi dovessero indicare una direzione quantomeno a livello cinematografico specie in anni recenti, in generale volgerei sempre il mio sguardo ad oriente, ancora non fosse chiaro, ma figuriamoci se nell’immediato arriva qualcosa e ben distribuito.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Pare assai

Nel 2019, prima che il mondo attraversasse uno dei suoi momenti più bui, Parasite il film di uno dei migliori cineasti viventi, il coreano Bong Joon-Ho già autore di capolavori quali Memorie di un assassino, Snowpiercer … trionfa agli Oscar ma passano ben 6 anni, smaltito l’improvviso interesse del grande pubblico per il cinema coreano, perchè il regista torni nelle sale (dal 6 2025 marzo in Italia) con Mickey 17, film sci-fi con cast internazionale di cui protagonista istrionico e mattatore è un “pluri-polare” Robert Pattinson nel ruolo dei vari, numerati progressivamente, Mickey (Burnes di cognome).

Vari perchè siamo in un imprecisato futuro sulla terra in cui il nostro e Berto (Steven Yeun già voce in originale di Invincible) reinventatosi pilota, due gonzi,  sprovveduti che si indebitano con strozzini per avviare un business fallito in partenza e devono fuggire per non essere trovati, ma per essere sicuri di non essere raggiunti devono imbarcarsi nello spazio e arrivare con una missione finanziata e guidata dai dittatoriali e pluritrombato alle presidenziali Kenneth Marshall (Mark Ruffalo) e diversamente gentile consorte Gwen (Toni Collette), con team di scienziati al seguito perchè, oltre alla spedizione in cerca di un pianeta da abitare/colonizzare/conquistare, sono forniti di un dispositivo, un hardware, un device più unico che raro: una stampante 3D per ricreare vita.

Il procedimento prevede che la memoria aggiornata, non un particolare, dell’essere prescelto, il nostro Mickey appunto, venga estratta e venga fattone backup. A quel punto, dopo che un corpo di Mickey muore, letteralmente come cavia per esperimenti che permettano la sopravvivenza verso la meta (Niflheim che scopriamo popolata da autoctoni esseri denominati striscianti) del resto dell’equipaggio, il nostro viene ristampato.

Capite da voi oltre alle implicazioni etico-morali che tutto ciò comporta, lo stato di alienazione in cui il nostro possa vivere, soggiogato dai potenti, senza scelta. Non fosse che appena imbarcato trova l’amore di Nasha Barridge (Naomi Ackie), agente plurifunzionale. Tutto sembra scorrere regolarmente fino appunto alla copia 17 che non muore divorato dagli striscianti e si ritrova una volta rientrato alla base a coesistere col 18, una versione non empatica come lui, ma cinica, spietata, violenta… e i multipli sono vietati, pena l’eliminazione. Questo per dare contesto.  

Sacrifica bile

Con Mickey 17 Bong Joon-Ho torna alla fantascienza dopo il gioiello di Snowpiercer del 2013 tratto da ominima graphic novel, ma lo fa stavolta con la massima ironia, anzi satira possiamo dire a pieno titolo, possibile e immaginabile. Si tratta nuovamente di lotta di classe, e lo si fa in maniera deflagrante con una critica feroce al neo-colonialismo che richiama su tutto l’invasione del Nuovo Continente e lo sterminio dei nativi americani.

In sintesi

Alla ciccia, insomma, che già ho raccontato fin troppo, Mickey 17è l’ennesimo filmone da guardare e riguardare di Bong Joon-Ho, che certanmente dagli Oscar può contare in budget sempre crescenti, ottimizzati fino all’ultimo centesimo.

Non mancano anche qui tematiche ecologiste oltre che sociali, critica alle gerarchie, lotta di classe, dialoghi e interpretazioni da manuale a partire dal nostro protagonista reso magistralmente in italiano al solito dal fuoriclasse Stefano Crescentini, ormai sua voce. Se voi non andate ad oriente, la Corea nello specifico, arriva sempre da voi. A noi accogliere il nostro prossimo io in copia.